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Aumento delle tasse per aiutare i giovani: una dote per i 18enni serve davvero? Meglio ridurre il debito

Pubblicato: 26/05/2021 10:24

Enrico letta, segretario del Partito Democratico, è uscito con un’idea cara alla sinistra, aumentare le tasse. Invece di proporre un ribilanciamento – riduzione di un’imposta e aumento di un’altra a parità di gettito -, la logica è sempre quella: aumentare la pressione fiscale.

L’idea di dare una dote di 10mila euro a ciascun 18enne è partita anni fa da Fabrizio Barca, fervido economista, promotore primo del Forum Disuguaglianze e Diversità. La ratio di partenza ha il suo perché. Visto che la concentrazione del reddito e della ricchezza aumenta continuamente, ha senso aumentare le aliquote dell’imposta di successione a partire da 5 milioni di euro ereditati. Per cui si colpirebbero i ricchi e non la classe media.

Tassa di successione: come funziona oggi in Italia

Oggi in Italia il gettito dell’imposta di successione è irrisorio (0,1% del gettito tributario) per diversi motivi: 

  1. I titoli di Stato sono esenti, per cui di fatto si tassa la ricchezza mobiliare solo nei casi di morti “improvvise”. Negli altri casi, si evita la tassazione tramite la vendita per tempo di azioni e obbligazioni corporate e il contemporaneo acquisto di titoli del debito pubblico;
  2. Le rendite catastali non sono allineate ai valori di mercato per cui può succedere che un appartamento del centro di Roma valga 2 milioni di euro (la franchigia per la successione tra padre e figli è 1 milione di euro), ma il valore catastale sia 500mila euro;
  3. Le norme sui “patti di famiglia” favoriscono gli imprenditori – esenti quindi dall’imposta di successione – che proseguono l’attività economica ereditata. 

Tasse: bisogna distinguere tra privilegi e merito

Il liberale Luigi Einaudi si spese a favore dell’imposta di successione poiché credeva fortemente nell’importanza dell’uguaglianza. Al contempo Einaudi, già governatore della Banca d’Italia dal 1945 al 1948, invocò la semplificazione del nostro complicato sistema tributario.

Il problema è che l’obiettivo dell’uguaglianza va declinato in modo corretto. Ciò a cui bisogna mirare è l’uguaglianza delle condizioni di partenza, non di arrivo. Occorre distinguere tra privilegi e merito, tra rendite e profitti.

Per i liberali, i punti di arrivo possono essere estremamente distanti verso l’alto, purché la meritata ricchezza della prima generazione non diventi ereditaria della seconda. Valerio Zanone anni fa su Reset scrisse che non dovevano essere soppresse le “ineguaglianze salutari” (termine caro al grande Ernesto Rossi, coautore del “Manifesto di Ventotene”), che devono permanere “fra pigri e laboriosi, inetti e capaci”.

Maggiore uguaglianza è il punto di partenza

Quando nel maggio 1948 Luigi Einaudi venne eletto presidente della Repubblica, lasciò la carica di governatore della Banca d’Italia, e il 12 maggio, nella seduta comune della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, lesse un messaggio di tre pagine, ficcante e incisivo, come era nel suo stile.

Vale la pena citare un passaggio chiave: “La costituzione che l’Italia si è ora data… afferma due principi solenni: conservare della struttura sociale presente tutto ciò e soltanto ciò che è garanzia della persona umana contro l’onnipotenza dello stato e la prepotenza privata; e garantire a tutti, qualunque siano i casi fortuiti della nascita, la maggiore uguaglianza possibile nei punti di partenza. A quest’opera sublime di elevazione umana noi tutti, parlamento, governo e presidente siamo chiamati a collaborare”.

Tasse: non servono quelle nuove, serve farle pagare a tutti

È giusto tassare ciò che si riceve in modo immeritato, ma allora vanno ridotte le imposte sul lavoro. Se si intende veramente favorire il mondo giovanile, vanno ridotti i contributi (salvaguardando le pensioni future) e le imposte sul reddito sul lavoro. Perché le attività lavorative sono tassate fino al 43% (massima aliquota Irpef) e le rendite immobiliari al 21% (o al 10% in caso di canone concordato) o le rendite sui titoli di Stato al 12,5%?

Più che nuove tasse, avremmo bisogno di farle pagare a tutti, e di spendere bene. Se si spendono i denari in opere pubbliche di dubbia utilità (senza compiere alcuna analisi costi-benefici), il contribuente si sentirà preso in giro. E intanto il debito pubblico cresce e verrà pagato dalle prossime generazioni.

Aumento delle tasse: la risposta di Mario Draghi

Il premier Mario Draghi ha quindi risposto a Letta che “Questo è il momento di dare, non di prendere”, implicitamente ricordando al segretario del PD che la riforma fiscale va compiuta in modo organico (come specificato nel discorso alle Camere).

Se vogliamo veramente ridurre le diseguaglianze di partenza, la scuola risulta quindi decisiva. La costituzione all’art. 34 parla chiarissimo: “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti negli studi”. I Test PISA evidenziano enormi differenze tra nord e sud Italia. Come ha proposto Francesco Giavazzi, le scuole dovrebbero rimanere aperte tutto il giorno (anche nel pomeriggio fino alle 18.30) e diventare un centro di cultura, di formazione, di dibattito; un luogo di riferimento, soprattutto per tutti i ragazzi svantaggiati, che non hanno le famiglie di supporto alle spalle.