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Rifiuti di plastica fanno nascere più tartarughe femmine: perché l’accumulo sulle spiagge ne minaccia l’estinzione

Pubblicato: 01/06/2021 23:24

Il recente allarme di Legambiente ha già evidenziato la gravità del problema dei rifiuti di plastica che finiscono in mare. Indistruttibili, insidiosi e difficili da riciclare, formano isole-discarica in mezzo agli oceani e si depositano sulle spiagge di tutto il mondo. Tra le conseguenze più gravi e inaspettate, c’è quella che stanno pagando le popolazioni di tartarughe.

Rifiuti di plastica, si accumulano sulle isole disabitate

La plastica arriva sulle spiagge, trascinata dalle correnti, e nelle isole disabitate l’accumulo raggiunge dimensioni preoccupanti. Nel 2017 si era scoperto che l’Isola di Henderson, nel Pacifico Meridionale, era di fatto diventata una discarica di rifiuti di plastica, e la stessa sorte era toccata alle isole Cocos, in Australia occidentale, con quasi 414.000.000 di rifiuti disseminati tra la sabbia.

La plastica aumenta la temperatura della sabbia e la ricercatrice Jennifer Lavers, dell’Università della Tasmania, spiega perché si tratta di una minaccia per le tartarughe.

Rifiuti di plastica, perché aggravano l’estinzione delle tartarughe

La plastica crea quasi un isolamento, una barriera, che influenza il passaggio della luce UV, del vento e dell’umidità – sono le parole della ricercatrice, riportate da numerose fonti – La plastica fa aumentare sensibilmente la temperatura della sabbia presente sulla spiaggia, fino a 2,45°C. Questo ha conseguenze importanti sulle specie animali che vivono, si nutrono e si riproducono nella sabbia”, come appunto le tartarughe.

Il sesso delle piccole tartarughe è determinato dalla temperatura della sabbia in cui si trovano le uova. Un aumento della temperatura della sabbia fa aumentare il numero delle tartarughe femmine, a discapito di quello dei maschi, aggravando il rischio già alto di estinzione.

Rifiuti di plastica: a rischio l’intero ecosistema marino

Nella sabbia, oltre alle uova di tartaruga, si trovano anche piccoli animali invertebrati che popolano i sedimenti marini, definiti meiofauna. Questi organismi sono il cibo di una specie di uccelli detti chionidi, che sostano presso le spiagge oceaniche durante le migrazioni: la plastica distrugge così un importante anello della catena alimentare dell’ecosistema marino.

Si tratta di isole praticamente inabitate, dove la plastica si accumula trascinata dalle correnti marine – spiega ancora Jennifer Lavers – Queste spiagge incontaminate agiscono praticamente come un setaccio, o un enorme cestino per i rifiuti, raccogliendo tutta la plastica che galleggia nelle correnti oceaniche. Trattandosi di spiagge remote e disabitate, se non ci fosse qualcuno a pulirle e ad occuparsene la plastica rimarrebbe qui ad accumularsi indisturbata”.

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2021 15:38