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Barriera Corallina, per l’Unesco è in pericolo. Il governo australiano non ci sta: “Decisione presa a tavolino”

Pubblicato: 23/06/2021 19:45

L’Unesco intende inserire la Grande Barriera Corallina tra i patrimoni mondiali in pericolo, ma la decisione ha fatto infuriare il governo australiano. “Questa decisione è stata presa senza le dovute verifiche” è l’accusa di Sussan Ley, Ministra australiana dell’Ambiente. La replica degli ambientalisti non si è fatta attendere.

Barriera corallina, le proteste del governo australiano

Lunedì, l’Unesco ha presentato una bozza di relazione per richiedere l’inserimento della Grande Barriera Corallina nella lista dei siti più in pericolo del patrimonio mondiale: il motivo è il deterioramento della Barriera a causa dei cambiamenti climatici, che ne stanno provocando uno “stress da calore e il conseguente declino dei coralli.

Il governo australiano ha però deciso di opporsi, perché “Questa decisione è stata presa senza le dovute verifiche. È stata presa sulla base di una revisione a tavolino – secondo la Ministra Sussan Ley – Non hanno nemmeno usato i dati più recenti. Abbiamo i nuovi dati dell’Australian Institute of Marine Science che mostrano un lavoro davvero significativo nel recupero dagli eventi di sbiancamento che si sono verificati“.

Sussan Ley e Marise Payne, Ministra degli Esteri, hanno quindi richiesto una reale verifica del benessere della barriera corallina alla Direttrice dell’Unesco, Audrey Azoulay.

Barriera corallina, l’Australia aveva ricevuto altri richiami

La Grande Barriera Corallina è il sistema corallino più grande al mondo con un’estensione di 2.300 km, al largo della costa nord-est dell’Oceania. La sua importanza a livello naturale è inestimabile, mentre a livello economico ha attirato turisti per 4.800.000$ ogni anno, prima della pandemia.

Secondo Richard Leck, responsabile australiano per gli oceani del WWF è stato “Il significativo tasso di mortalità dei coralli” a indurre “l’Unesco a esortare il governo australiano a fare di più per l’ambiente e per il clima“. L’inserimento della Grande Barriera Corallina tra i patrimoni in pericolo verrà ufficializzato, con ogni probabilità, durante la riunione di metà luglio del World Heritage in Cina.

Questo non sarebbe il primo “richiamo” ricevuto dall’Australia da parte dell’Unesco: gli obiettivi australiani per le emissioni di gas non sono stati aggiornati dal 2015, resistendo alle pressioni internazionali per raggiungere l’obiettivo Zero Emissioni entro il 2050. Le resistenze dell’Australia rischierebbero di costituire motivo di esclusione dal World Heritage.

Barriera corallina, era già stata “salvata” nel 2015

La lista dei siti del patrimonio mondiale in pericolo comprende tutte quelle aree considerate a rischio di sopravvivenza e che, normalmente, include luoghi minacciati dal clima, da guerre o da contingenze politico-economiche particolarmente difficoltose. La Grande Barriera Corallina era già stata “salvata” nel 2015, ma gli scienziati ora tengono in considerazione tre importanti eventi di sbiancamento, dovuti ad altrettante ondate di caldo, che potrebbero aver portato alla morte vaste aree di coralli. Oltre alla Grande Barriera Corallina, anche Venezia potrebbe presto essere inclusa in tale lista.

Secondo Repubblica, che riporta una fonte anonima di Reuters, l’Australia potrebbe essere recalcitrante perché vedrebbe l’ingerenza della Cina dietro la decisione dell’Unesco. Gli ambientalisti respingono l’accusa di un’origine meramente politica della decisione: per Richard Leck infatti “Non ci sono strade spianate che consentono ad alcun governo di prendere simili decisioni. La raccomandazione arriva da scienziati di livello mondiale” e individua nelle centrali elettriche a carbone il principale punto debole delle politiche ambientali in Australia.