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Riccardo Muti stanco della vita, “Preferisco togliermi di mezzo”: la confessione del maestro

Pubblicato: 27/06/2021 22:26

Vuole silenzio Riccardo Muti, dopo una vita spesa tra musica e i più grandi palcoscenici del pianeta. Sogna un addio al mondo in punta di piedi, come lui stesso ha rivelato poche ore fa in una serie di dichiarazioni tra cui spicca quella, inaspettata, sul suo sentirsi stanco della vita. “Preferisco togliermi di mezzo“, così ha sferrato il suo colpo ai giorni d’oggi, descrivendo il suo attuale rapporto con il presente.

Riccardo Muti stanco della vita: “Preferisco togliermi di mezzo

Preferisco togliermi di mezzo“, “Mi sono stancato della vita“: sono alcune delle forti parole di Riccardo Muti in una intervista rilasciata al Corriere della Sera a pochi passi dal suo compleanno. Frasi che si abbattono come un pugno in pieno viso sul mondo della musica e dello spettacolo dove lui, una carriera stellare e gli 80 anni all’orizzonte (il 28 luglio) ha costruito un percorso di spicco su scala internazionale.

È stato lui stesso a spiegare cosa si nasconde dietro queste amare affermazioni: “È un mondo in cui non mi riconosco più. E siccome non posso pretendere che il mondo si adatti a me, preferisco togliermi di mezzo. Come nel Falstaff: ‘Tutto declina’“.

C’è una cosa su cui Riccardo Muti si è detto “serissimo” e non incline al compromesso: il suo ultimo viaggio: “Ai miei funerali non voglio applausi. Sono cresciuto in un mondo in cui ai funerali c’era un silenzio terrificante. Ognuno era chiuso nel suo vero o falso dolore (…). Quando sarà il mio turno, vorrei che ci fosse il silenzio assoluto. Se qualcuno applaude, giuro che torno a disturbarlo di notte, nei momenti più intimi“.

Riccardo Muti: la prospettiva sul mondo della direzione d’orchestra

Oggi Muti dice di non riconoscere i lineamenti di un mestiere, quello del direttore d’orchestra, che a suo dire sarebbero in qualche modo piegati all’assenza, più o meno profonda, di studio e competenze: “È spesso diventata una professione di comodo. Sovente i giovani arrivano a dirigere senza studi lunghi e seri. Affrontano opere monumentali all’inizio dell’attività, basandosi sull’efficienza del gesto, talora della gesticolazione. (…). Oggi molti direttori d’orchestra usano il podio per gesticolazioni eccessive, da show, cercando di colpire un pubblico più incline a ciò che vede e meno a ciò che sente“.