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Il Quirinale mette all’asta i cinghiali di Castelporziano, protestano gli animalisti: “È una mattanza”

Pubblicato: 08/07/2021 15:37

Il Quirinale metterà in vendita numerosi cinghiali vivi catturati nella tenuta di Castelporziano, una delle residenze del presidente della Repubblica. L’avviso ufficiale dell’asta, con tanto di prezzi stabiliti sia per i cinghiali adulti che per quelli più piccoli, ha finito per creare non poche polemiche.

Le associazioni animaliste temono si possa andare verso quella che definiscono una vera e propria “mattanza” e si appellano a Sergio Mattarella affinché metta fine a questo tipo di procedure. Il Consiglio Scientifico della Tenuta di Castelporziano ha però risposto alle accuse, sottolineando come la scelta serva a tutelare sia i cinghiali stessi, sia la fauna locale.

Piccoli di cinghiale venduti a 8 euro

La tenuta presidenziale di Castelporziano, a 25 chilometri dal centro di Roma, è riconosciuta da più di vent’anni come riserva naturale dello Stato. Al suo interno trovano dimora molte specie di ungulati, tra i quali daini, caprioli e cinghiali, che vivono allo stato selvatico. Come parte dell’attività di controllo, i responsabili della riserva hanno deciso di catturare e mettere all’asta numerosi esemplari: “L’asta ha ad oggetto la vendita dei cinghiali vivi (esemplari piccoli, subadulti, adulti) – si legge nei documenti del Quirinale – catturati a partire dal 1° agosto 2021 all’interno della Tenuta di Castelporziano, nell’ambito delle operazioni di contenimento della fauna selvatica a scopo di riequilibrio ambientale”.

L’avviso ufficiale dell’asta, che è rivolta agli allevatori e che porterà ad un contratto di vendita di durata annuale, fa riferimento ai prezzi base degli esemplari: 110 euro per i cinghiali adulti, 60 euro per quelli subadulti nati nel 2020 e 8 euro per i piccoli nati nel 2021. Per dare un’idea di quanti saranno i cinghiali disponibili, i documenti ricordano che il numero medio delle catture effettuate nelle ultime sei stagioni è stato pari a 852 capi annui.

Cinghiali catturati e rivenduti: la protesta degli animalisti

L’Oipa (Organizzazione Internazionale Protezione Animali) si è detta preoccupata per quanto sta accadendo: “Chi vincerà la gara a partire dal 1° agosto per un anno potrà trasportare i capi catturati dalla Tenuta ai propri stabilimenti, per poi farli finire nel piatto – affermano gli animalisti in un comunicato – L’Oipa invita il presidente Mattarella a mettere fine alla mattanza”.

L’associazione accusa la Presidenza della Repubblica di ricorrere a procedure amministrative che definisce “non etiche” e mette in evidenza come l’impatto dei cinghiali possa essere contenuto con tecniche alternative: “Una gestione del genere è molto lontana dal recepire il Trattato di Lisbona del 2007, che tutela gli animali in quanto esseri senzienti – dichiara la delegata dell’Oipa di Roma, Rita Corboli – Gli esemplari in sovrannumero possono essere contenuti con adeguate campagne di sterilizzazione”.

Cinghiali ed ecosistema della riserva, la risposta del Quirinale

La risposta del Quirinale non si è fatta attendere: in un comunicato ufficiale il Consiglio Scientifico della Tenuta di Castelporziano rivendica la propria attività di tutela della fauna locale. Viene sottolineato che la riproduzione dei cinghiali è molto alta, tanto che la popolazione censita nella riserva è di migliaia di esemplari.

Se i capi in questione non venissero spostati altrove, affermano gli esperti, finirebbero per morire per mancanza di cibo, andando inoltre a competere con altre specie sensibili della tenuta: “Si tratta di una scelta a tutela dei cinghiali stessi, nonché a protezione delle altre specie di fauna a maggior rischio e del pregiato ecosistema forestale della Riserva naturale – si legge nella nota – Non attuare azioni di controllo della popolazione di cinghiali impedirebbe la tutela dell’ecosistema nel suo complesso”. Si precisa poi che le tecniche di sterilizzazione, già sperimentate in contesti urbani, non trovano successo ecologico su popolazioni di così grande numerosità.