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Dipendenti in malattia durante la partita: l’eterna disparità tra garantiti e non garantiti

Pubblicato: 14/07/2021 08:44

La settimana scorsa 23 operai della Rap – Risorse Ambiente Palermo, l’azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti nel capoluogo siciliano – hanno saltato il turno di lavoro a causa di improvvisi ma non preoccupanti malori: proprio in concomitanza con la partita clou dei campionati europei Italia-Spagna. In occasione dei quarti di finale Italia-Belgio, il 2 luglio, erano stati invece in 25 a darsi malati. Il 26 giugno, in occasione di Italia-Austria, erano risultati 20 gli assenti per malattia.

La malattia, le partite e le festività

Il presidente della Rap Sergio Vizzini ha dichiarato ai giornalisti di non poterci fare niente: “Non possiamo mandare la visita fiscale”. Per cui, non avendo alcun enforcement, il rispetto delle regole diventa impossibile. E l’andazzo rimane inalterato da lustri. Il ricordo va ai vigili urbani di Roma che si dettero malati in massa (ben 767 dipendenti, accusando vomito, febbre, dissenteria e persino arrossamento degli occhi) durante il Capodanno 2014. Si è portati a pensare che il medico di base responsabile dei certificati di malattia sia stato messo sotto accusa. Invece il Tribunale assolse il medico che rilasciò il certificato di malattia al telefono senza procedere ad alcun accertamento.

Quanto ci costa il comportamento dei disonesti?

Quanto costa agli italiani, in termini di mancato sviluppo economico, la disonestà? Quanto ci costano i furbi, gli imbroglioni, gli evasori fiscali, i mafiosi, quelli che su piccola o grande scala scardinano il sistema delle regole per ingoiare un profitto illecito? Se vogliamo modificare lo stato delle cose, è opportuno che gli insegnanti delle scuole elementari e medie spieghino a tambur battente agli allievi la differenza tra furbizia e intelligenza. Bisogna iniziare a formare i futuri cittadini fin da piccoli.

Come ha scritto in un formidabile saggio (Allegro ma non troppo, il Mulino, 1988) il maggior storico italiano dell’economia, il pavese Carlo Maria Cipolla, la terza Legge Fondamentale della stupidità umana dice che: “Una persona stupida è una persona che causa danno ad un’altra persona o gruppo di persone senza il contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura una perdita”. Cipolla definisce bandito il comunemente denominato furbo. “Le azioni del bandito seguono un modello di razionalità, perversa, ma sempre razionalità. Il bandito vuole un “più” sul suo conto. Dato che non è abbastanza intelligente per escogitare metodi con cui ottenere un “più” per sé procurando allo stesso tempo un “più” anche agli altri, egli otterrà il suo “più” causando un “meno” al prossimo”.

Anni fa Luciano De Crescenzo fece la descrizione dello scugnizzo napoletano, eponimo della furbizia nazionale. Ma l’intelligenza, come ci spiega Cipolla, è diversa dalla furbizia. Purtroppo per noi, in Italia, il furbo ha la meglio. Peccato perché le leggi e le regole non sono solo giuste, ma anche convenienti. Rispettarle e farle rispettare – enforcement – produce maggior benessere e maggiore certezza del diritto e quindi minori incertezze che ostacolano fare impresa.

I lavoratori garantiti e non garantiti

Paolo Sylos Labini in Un Paese a Civiltà limitata (Laterza, 2001) scrisse: “In Inghilterra è tenuto in gran considerazione il carattere, da noi invece l’astuzia. Da quando ho l’età della ragione dico che, se fossimo un po’ più grulli, vivremmo tutti meglio. È ben difficile immaginare un paese veramente civile in cui gran parte delle persone di rilievo sono furbe e in cui chi si fida degli altri è considerato un ingenuo, ossia uno sciocco”.

Non è accettabile vedere lo iato di diritti esistenti tra garantiti (dipendenti pubblici, per lo più) e non garantiti (precari, lavoratori a tempo determinato, partite iva). Se la partita iva si dà malata, quel giorno non fattura e non ha alcun sussidio, alcun giorno di ferie pagato. È chiaro che a leggere dei vigili pagati in finta malattia, alla madre con un figlio piccolo e con un contratto a termine saltino un po’ i nervi.