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Claudio Amendola ricorda il padre Ferruccio a 20 anni dalla morte. Il racconto delle “difficoltà con Stallone”

Pubblicato: 31/08/2021 13:33

Claudio Amendola è uno degli attori più amati dagli italiani. Nipote del regista Mario Amendola e figlio degli attori e doppiatori Ferruccio Amendola e Rita Savagnone, nella vita ha avuto molti esempi a cui ispirarsi. Fra tutti proprio suo padre rappresenta per lui il modello più importante. A 20 anni dal giorno della sua scomparsa, Claudio lo ricorda affettuosamente, ammettendo di essergli grato per l’importante insegnamento donato.

Claudio Amendola ricorda il papà Ferruccio: 20 anni fa la sua morte

20 anni fa, il 3 settembre 2001, si spegneva a Roma Ferruccio Amendola, dopo aver condotto una lunga battaglia contro il tumore alla gola. Il doppiatore, che oggi avrebbe 91 anni, è stato ricordato dal figlio Claudio, nel corso di un’intervista per l‘Ansa. “Oggi sono andato a a fare benzina e il titolare mi ha tenuto 30 minuti a parlare di papà” ha esordito l’attore raggiunto al telefono. “Aneddoti, curiosità, si ricordava ancora della folla ai suoi funerali nella chiesa degli artisti di Piazza del Popolo, ma soprattutto mi ha rammentato quanto fosse sempre disponibile, cordiale, generoso, nel quartiere” ha spiegato. Ferruccio è nella memoria di tutti gli ha ancora ricordato il benzinaio, parlando nostalgico del doppiatore.

Di certo Ferruccio Amendola occupa un posto speciale nella memoria di quello che è uno dei suoi più grandi fan, se non il più grande: suo figlio Claudio. “Aver avuto un padre come lui fa sì che posso rivederlo spesso e come doppiatore posso risentirlo ha ammesso emozionato. “Un suo film lo becchi sempre a occhi chiusi, non c’è verso, anche se cambiava timbro per ogni ruolo, era un perfezionista, uno stakanovistaha commentato con orgoglio.

Claudio Amendola, la carriera del padre Ferruccio Amendola: il re dei doppiatori

Negli anni Ferruccio Amendola ha prestato la voce ai volti più amati del cinema di Hollywood: da Sylvester Stallone a Al Pacino, passando per Dustin Hoggman e Robert De Niro. Come doppiatore, il padre di Claudio Amendola aveva alcune preferenze sui personaggi, che il figlio ricorda tutt’oggi molto bene.L’attore preferito di papà era Robert De Niro, per me forse il film è C’era una volta in America, con battute che per molti di noi sono intramontabili” ha ammesso.

“Poi De Niro lo ha anche ringraziato pubblicamente” ha aggiunto ricordando l’emozionante gesto dell’attore. “Lui è stato sempre un passo indietro– ha spiegato parlando ancora del padre- faceva parte della vecchia scuola di doppiatori che non cercavano clamore ma solo di fare bene il loro mestiere”.

“Poi ci sono, certo, Al Pacino, Hoffman, in particolare la vocina di Tootsie grandiosa, si è divertito molto anche moltissimo con Tomas Milian” ha infine rivelato, ricordando tutti i lavori del genitore.

Ferruccio Amendola e la difficoltà di interpretare Sylvester Stallone: il racconto del figlio Claudio

Nonostante l’innegabile bravura, Ferruccio Amendola non sarebbe sempre riuscito a fare propri i ruoli affidati al primo colpo. “Una volta ha avuto difficoltà con Stallone in Rocky 3” ha rivelato infatti Claudio. “Quando doveva parlare con la mandibola tutta storta, non era affatto facile capirlo e rifarlo– ha continuato- ma è venuto fuori un lavoro eccellente”. L’attore ha ammesso di nutrire una grande ammirazione nei confronti del padre e del lavoro svolto, ma ha poi aggiunto: “Non è che dobbiamo fare i santini: papà è uno che la vita l’ha vissuta, se l’è goduta, è andato via per un brutto male troppo presto”. “Ci ha lasciato tanto– ha ammesso- soprattutto è stato anche precursore di una scuola di doppiaggio che prima non c’era”.

Claudio Amendola, il ringraziamento per il padre Ferruccio: “Mi ha regalato un mestiere”

Per un figlio d’arte come Claudio Amendola, la figura paterna ha rappresentato e rappresenta tutt’oggi un modello a cui ispirarsi quotidianamente. “Lo devo ringraziare: mi ha regalato un mestiere, ho iniziato che ero un ragazzino, avevo 18 anniha dichiarato sicuro. “Mi ha sempre lasciato libero nelle mie scelte, ma ha saputo trasmettermi il rigore, il rispetto per il lavoro e il pubblico: sono prioritari, diceva, sennò non vale niente” ha rivelato. “È stato fondamentale fare le cose in modo sempre professionale al massimo, poi certo uno cresce, migliora, ma il suo è stato sempre un esempio da seguire ha spiegato ancora Claudio. “È stato un uomo che ha avuto un grande successo ma se lo è sudato e meritatoha concluso con orgoglio.