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Rifiuti elettronici, la Commissione Europea avanza una proposta per ridurli: si comincerà dai caricabatterie

Pubblicato: 24/09/2021 11:18

Ogni anno, il numero di rifiuti elettronici è in continua crescita e solo una piccola percentuale viene riciclata. La Commissione Europea ha deciso di avanzare una proposta per affrontare questo problema alla base, muovendosi nella direzione di una riduzione dei rifiuti. I primi a finire sotto la lente di ingrandimento sono i caricabatterie.

Caricabatterie universale per ridurre i rifiuti elettronici

Nella nuova proposta avanzata dalla Commissione Europea per combattere la crescita dei rifiuti elettronici c’è l’introduzione di un caricatore universale USB-C per tutti i dispositivi. Dovrà essere compatibile con tutti gli smartphone, tablet, fotocamere, cuffie, altoparlanti portatili e console portatili per videogiochi, di qualsiasi marca. Inoltre, si intende proporre anche l’armonizzazione della tecnologia di ricarica rapida, così da garantire la stessa velocità di ricarica su diversi dispositivi, e lo stop alla vendita di nuovi caricabatterie in ogni dispositivo acquistato. Secondo le stime della Commissione, in questo modo si produrranno quasi 1.000 tonnellate in meno di rifiuti elettronici ogni anno, e i consumatori potranno risparmiare 250.000.000€ all’anno.

Caricabatterie universale, quando diventerà realtà

Alcune aziende produttrici di smartphone adottano già i caricabatterie universali, per esempio Samsung,  Xiaomi e Huawei. La proposta della Commissione potrebbe presto essere seguita da una legge che obbligherebbe tutte le aziende ad adeguarsi già a partire dal 2024. L’Ansa riporta le parole di Margrethe Vestager, vice presidente della Commissione Europea, secondo cui “Abbiamo dato all’industria tutto il tempo per trovare le proprie soluzioni, ora i tempi sono maturi per un’azione legislativa per un caricabatterie comune“.

Rifiuti elettronici: quanti se ne producono ogni anno

Dal 2019, le stime sui rifiuti elettronici si aggirano intorno a oltre 53.000.000 tonnellate. In Italia, in media ogni persona possiede 15/20 kg di rifiuti elettronici, mentre per i cittadini europei si parla di 16,2 kg a testa. Nel report Global e-waste monitor 2020, redatto dalla United Nations University, componente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, è stato stimato che i prodotti elettronici nelle discariche raggiungeranno le 74.000.000 tonnellate entro il 2030 e con ogni probabilità raddoppieranno nei prossimi 16 anni. In più, questi prodotti hanno un ciclo di vita sempre più breve e meno possibilità di essere riparati.

Rifiuti elettronici, i pericoli degli smaltimenti illegali per donne e bambini

Il destino di questi rifiuti elettronici non sarebbe sempre chiaro. Secondo le più recenti stime della Global E-waste Statistics Partnership, solo il 17,4% dei rifiuti elettronici prodotti nel 2019 sarebbe stato destinato a strutture di gestione o riciclaggio autorizzate, mentre il resto sarebbe stato smaltito illegalmente, principalmente nei paesi a basso e medio reddito. Il rapporto Children and digital dumpsites: e-waste exposure and child health, pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in collaborazione con UN E-Waste Coalition, lancia l’allarme su 12.900.000 donne appartenenti ai Paesi più poveri, potenzialmente o concretamente esposte al contatto con rifiuti elettronici tossici. A loro si aggiungerebbero anche 18.000.000 fra adolescenti e bambini, alcuni dei quali non hanno più di 5 anni, coinvolti in attività quali il trattamento di questi rifiuti e sottoposti al rischio di esposizione a oltre 1.000 sostanze nocive tra cui piombo, mercurio, nichel, ritardanti di fiamma bromurati e idrocarburi aromatici policiclici. Le conseguenze per la salute includerebbero disfunzionalità polmonare, problemi respiratori, danni al DNA, funzionalità tiroidea compromessa e aumentato rischio di contrarre alcune malattie come il cancro e le malattie cardiovascolari.