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Partite Iva, novità per i titolari a regime forfettario: i primi dettagli sulle decisioni del Governo

Pubblicato: 07/10/2021 11:44

Sarebbero in arrivo importanti novità per i titolari di Partita Iva a regime forfettario, in particolare per coloro che hanno aderito nel 2021 grazie alle agevolazioni del Governo. Ecco cosa succederà nei prossimi mesi e quali saranno le novità per gli aderenti a questo regime fiscale.

Partite Iva, aumentano i titolari: le decisioni del Governo

Secondo il Ministero dell’Economia e delle Finanze, rispetto al secondo trimestre del 2020 le partite Iva sono cresciute del 54,1% con 147.153 nuove aperture. Di queste, 61.153 hanno aderito al regime forfettario: si tratta del 41,6% del totale. In questo caso, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente l’aumento è del 36,8%. Il Ministero ha anche precisato come il 62,3% dei nuovi titolari siano uomini, il 47,5% siano giovani fino ai 35 anni e il 17,7% siano persone nate all’estero. Sono dunque numerose le nuove partite Iva che hanno aderito al regime forfettario nel 2021, usufruendo dell’agevolazione voluta dal Governo. Per loro sarebbe giunta la conferma del regime forfettario e si sarebbe allontanata l’ipotesi di estendere l’obbligo di fatturazione elettronica, che avrebbe dovuto essere attivo a partire dal 1° gennaio 2022.

Regime forfettario, che cos’è e quali cambiamenti ci saranno

Il regime forfettario è un regime agevolato per tutti i contribuenti che:

  • Abbiano conseguito ricavi o percepito compensi, ragguagliati ad anno, non superiori a 65.000€;
  • Abbiano sostenuto spese non superiori a 20.000€ lordi per lavoro accessorio, lavoro dipendente e compensi a collaboratori, anche a progetto.

Sarebbe dunque mantenuto il tetto limite di 65.000€, così come le aliquote per le nuove attività al 15% e al 5%. In base alla Nota di aggiornamento del Documento di finanza pubblica, emerge la possibilità di un nuovo regime biennale di favore per chi supera i 65.000€, cioè per chi dovrebbe entrare nella tassazione ordinaria. Al momento, il passaggio avviene dall’anno successivo all’Irpef. Circa la fatturazione elettronica, “al di sotto di una determinata soglia di ricavi e compensi, l’introduzione dell’obbligo non è compatibile con la disciplina dell’Unione Europea” secondo la Relazione sull’economia non osservata, allegata alla Nadef.