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Pensioni, in arrivo aumenti da gennaio 2022. Non saranno uguali per tutti: chi ne avrà diritto

Pubblicato: 13/10/2021 10:58

Da gennaio 2022 sono previsti aumenti nel cedolino per i pensionati italiani, grazie all’aggiornamento dell’assegno pensionistico mensile. L’incremento non sarà però uguale per tutti: ecco a cosa è dovuto e di quanto aumenteranno le pensioni.

Aumento delle pensioni 2022: a cosa è dovuto e quanto varrà

L’aggiornamento del cedolino dovrebbe interessare oltre 22.830.000 pensionati, che da gennaio 2022 riceveranno un aumento nella propria pensione. La rivalutazione si è resa necessaria dopo l’aumento del costo della vita e sarà basato sui prezzi di consumo, che l’Istat renderà noti nelle prossime settimane. In base alla fascia di appartenenza del pensionato:

  • Per chi riceve fino a 2.000€ lordi mensili, dunque fino a 4 volte l’assegno minimo erogato dall’Inps, il recupero dell’inflazione sarebbe pari al 100%;
  • Per chi riceve tra i 2.000€ e i 2.500e lordi al mese, il recupero dell’inflazione sarebbe previsto al 90%;
  • Per i pensionati con oltre 2.500€ lordi mensili, il recupero sarebbe del 75%.

A quanto potrebbe ammontare l’aumento delle pensioni nel 2022

Non solo l’Inps, ma tutti gli altri istituti pensionistici dovranno adeguarsi alla valutazione degli assegni pensionistici. Mentre nel 2020 l’aumento era stato pari allo 0,5%, per tutto il 2021 non si sono registrati ulteriori incrementi negli assegni pensionistici. Secondo le rilevazioni Istat, il tasso di inflazione a settembre è stato pari all’1,7%. In base alle stime riportate da Il Messaggero, ciò potrebbe tradursi in un aumento di 300€ lordi all’anno, dunque 25€ lordi ogni mese a partire da gennaio 2022, per un pensionato che riceva 1.500€ lordi ogni mese.

Aumento delle pensioni, da cosa dipende la cifra esatta

L’aumento esatto sarà calcolato a seconda del metodo di perequazione che sarà scelto dal Governo. Per legge, come osserva Il Messaggero, da gennaio dovrebbe tornare in vigore il sistema a scaglioni. Si tratterebbe di un sistema più vantaggioso per i pensionati, perché le decurtazioni del tasso di rivalutazione si applicherebbero solo sulle quote di assegno superiori a determinate soglie. In base a questo sistema risulterebbe il recupero dell’inflazione ridotto a partire dalla soglia dei 2.000€, ossia oltre 4 volte l’assegno minimo. Con questo sistema, inoltre, la decurtazione avverrebbe solo sulla rivalutazione e non sull’intero assegno pensionistico.