Vai al contenuto

Come si diventa leader di mercato nel settore delle confetture? La storia di Rigoni di Asiago

Pubblicato: 25/10/2021 12:32

Nell’altopiano di Asiago negli anni ’20 nacque una piccola impresa – Rigoni, grazie alla passione di nonna Elisa Antonini – che produceva miele. Per cinquant’anni rimase un’azienda a conduzione familiare. Negli anni Settanta l’azienda diversifica la produzione iniziando a commercializzare anche le marmellate. Poi negli anni Novanta, con una lungimirante strategia, tutti i prodotti vengono certificati biologici. Nel 1996 nasce Fiordifrutta, la marmellata realizzata al 100% con frutta bio, diventando già nel 1996 leader di mercato sul territorio italiano.

La forza dell’azienda Rigoni di Asiago

La forza di Rigoni di Asiago sta nella scelta di lavorare esclusivamente materie prime biologiche di qualità. Da subito il consumatore ha apprezzato il gusto unico delle marmellate Rigoni. Le combinazioni di gusti usciti sul mercato (dopo un intenso lavoro della Ricerca & Sviluppo che lavora per mettere a punto prodotti innovativi) sono il marchio di fabbrica: Agrumi e zenzero, fragole e fragoline di bosco, mandarino e curcuma, fino all’ultima arrivata, melagrana aloe e ibisco (discosure: le mie preferite sono albicocca, ciliegie e lamponi).

Un giorno di molti anni fa riuscii a parlare con l’amministratore delegato di Rigoni, Andrea Rigoni. Gli chiesi se voleva aprire una gestione patrimoniale presso la società di gestione del risparmio dove lavoravo. MI rispose più o meno così: “Veda, le risorse che ho le investo tutte nella mia creatura, credo molto nell’azienda che dirigo, e credo che questo sia il miglior investimento possibile”.

Gli imprenditori tosti – coloro che tengono in piedi i conti del Paese – si comportano in modo coerente. Investono nella loro azienda, che conoscono a menadito, che garantisce loro il controllo della situazione. Inutile disperdere le risorse in mille rivoli. Molto meglio concentrare i capitali dove si ha il potere di determinare il corso degli eventi. A Milano vale l’antico proverbio “Ofelè ossia pasticciere fa el to’ mestè”. Se hai una conoscenza verticale del settore in cui operi, le probabilità di riuscita sono superiori.

Il 2020 per Rigoni è stato un anno molto favorevole, caratterizzato da una crescita a due cifre. Il Covid, costringendo le persone in casa, ha portato ad un aumento dei consumi domestici di dolci, merende e prima colazione. Il 2021 l’azienda – con i suoi 120 dipendenti e un fatturato 2020 di 125 milioni di euro, 4.500 tonnellata di frutta lavorata – ha scelto di spingere sui mercati internazionali con una strategia di export (oggi al 40% del fatturato) sempre più mirata (con una presenza anche in Cina), non tradendo i valori di etica e sostenibilità che contraddistinguono il marchio. Il controllo completo della filiera – e l’assenza di aromi o additivi – rimane un fattore qualificante. Il payoff aziendale è: “nutrire in modo sano senza rinunciare alla bontà”.

Un luogo evocativo dove nascono le bontà

L’altopiano di Asiago è il luogo natale di Mario Rigoni Stern, scrittore formidabile che ha vergato pagine bellissime sul territorio dove Rigoni produce le sue marmellate. Così si racconta: “Sono nato ad Asiago nel 1921, in una casa appena ricostruita sulle macerie della Grande Guerra, da una famiglia che da secoli esercitava i commerci tra montagna e pianura, ma che anche aveva dato medici e ingegneri forestali”. Dopo aver partecipato come alpino alla campagna di Russia, Rigoni Stern scrisse “Il sergente nella neve” (1953), la sua opera più nota.

Il ritorno dal Don – tra bufere e compagni morti di freddo – è una battaglia di sopravvivenza: il passo del soldato che cammina nella neve e non può fermarsi (pena la morte) scandisce il ritmo. Un po’ come nelle imprese, non ci si può mai fermare. Ogni giorno è un ricominciare. Nelle parole, notevoli, di Cesare Pavese -“L’unica gioia al mondo è cominciare. È bello vivere perché vivere è cominciare, sempre, ad ogni istante” – ritroviamo il compito dell’imprenditore, che non deve mai arrendersi, non può permettersi di essere pessimista, deve sempre pensare – in modo ossessivo – alla crescita.

La crescita per Rigoni ha voluto dire anche l’ingresso (al 42,7%) di un fondo di investimento specializzato: Kharis Capital (che ha preso il testimone dal Fondo Italiano di Investimento), partner con competenze forti nel settore alimentare biologico. Il mantra dovrebbe essere sempre lo stesso: meglio avere il 40% di un’azienda che cresce in modo vigoroso che il 100% di una società basata sugli allori, sulla nostalgia di un tempo. Senza contare che negli ultimi anni Rigoni ha contribuito alla valorizzazione del patrimonio artistico italiano finanziando restauri a Venezia, Milano e Firenze. Chapeau.

Ultimo Aggiornamento: 28/11/2021 10:00