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Alessandro Zan a Verissimo, il promotore del Ddl Zan racconta la sua storia: le toccanti confessioni

Pubblicato: 06/11/2021 18:46

Alessandro Zan ha rilasciato un’intima intervista a Verissimo, togliendosi i panni di politico e aprendo il suo cuore a Silvia Toffanin. Il deputato del PD, promotore del Ddl Zan affossato in Senato a fine ottobre, racconta la sua personale storia di riscatto e resilienza dopo periodi complicati della sua vita: dal bullismo subito dai compagni di classe al coming out in famiglia.

Alessandro Zan e la sua storia personale: “Ho conosciuto la paura

Alessandro Zan, deputato del Partito Democratico, è finito al centro dell’attenzione nelle ultime settimane per il Ddl Zan da lui promosso, ma affossato in Senato a fine ottobre. Dietro la sua lotta per rendere il suo Paese più civile si nasconde infatti un passato doloroso, segnato da discriminazioni e atti di bullismo subiti sulla propria pelle. “È stata la storia di un attivista gay che ha avuto una vita intensa e difficile, e che voleva dare un contributo per aiutare le persone che ancora oggi sono discriminate. E per rendere questo Paese più civile. Quindi c’è una responsabilità molto forte, perché la stragrande maggioranza di questo Paese sostiene questa legge, soprattutto i ragazzi più giovani“, spiega il deputato a Silvia Toffanin.

Zan ha spiegato anche quando abbia conosciuto la paura e come abbia dovuto tenere segreta la propria sessualità nel periodo dell’adolescenza: “Ho conosciuto la paura quando mi sono reso conto che l’essere gay quando ero piccolo non era un’opzione possibile nella società in cui vivevo. In famiglia non se ne parlava, anzi capivo che non era un aspetto accettato. Anche in classe, i miei compagni facevano battute pesanti, omofobe e io dovevo stare al posto. Perché dichiararlo a quell’età sarebbe significato essere preso in giro. L’unica possibilità che avevo era nascondermi e non rivelare a nessuno il mio segreto“.

Alessandro Zan vittima di bullismo a scuola: “Battutine, risatine

Alessandro Zan rivela come abbia subito pesanti attacchi di bullismo da giovane, negli anni della scuola: “Io ho subito del bullismo e la cosa strana è che, da adulto, l’ho un po’ rimosso. La tua mente rimuove le cose dolorose. (…) Ho ricordato di essere stato bullizzato nei modi abituali: battutine, risatine, mi bucavano le ruote della bicicletta, mi davano della ‘femminuccia’, epiteto usato nei confronti dell’omosessualità. Tutte queste cose fanno male, quelle parole sono pietre“.

Il deputato e attivista ha raccontato tutto il suo dolore per non aver potuto vivere le esperienze dell’amore alla luce del sole. E, mentre tutti i suoi compagni non nascondevano le proprie cotte, lui è sempre stato costretto a rifugiarsi in un doloroso silenzio: “Nell’adolescenza scopri l’amore, le prime cotte. L’unico modo era scambiarsi bigliettini, e io non potevo farlo. Questa è stata una privazione che la dice lunga sulla stigmatizzazione sociale che le persone LGBT vivevano allora“.

Alessandro Zan e il coming out in famiglia: la rabbia del padre

Alessandro Zan ha raccontato la sua storia in un libro, dal titolo Senza paura, nel quale ha ripercorso anche il suo passato. In particolare, ha raccontato quando ha annunciato alla madre la propria omosessualità: “Tornavo dall’Inghilterra e ho avuto il coraggio di dichiararlo a mia mamma. L’ho presa alla larga e le ho detto che avrei organizzato un incontro con l’Arcigay di cui io faccio parte. Era un modo indiretto per dirle: ‘Mamma, sono gay’. Questo è stato il mio primo coming out. Mia mamma non aveva realizzato questa cosa, ma poi mi ha accolto e mi è stata molto vicina“.

Discorso opposto invece per il padre, che ha faticato ad accettare l’omosessualità del figlio essendo cresciuto, come rivela Zan, in un retaggio culturale chiuso mentalmente e in una famiglia estremamente tradizionale: “Con mio papà invece è stata una tragedia. Mio padre era cresciuto in una famiglia tradizionale (…) e aveva questa paura di tutto. E pensava che l’omosessualità fosse una malattia. Quando gliel’ho detto è stata una tragedia, si è messo le mani in faccia e ha detto: ‘Non capisco più niente’. Non mi ha picchiato ma era molto agitato. Da lì non ci siamo più parlati per qualche mese“. I rapporti con il padre si sono successivamente appianati, seppur gradualmente.