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Omaggio a Ennio Doris, straordinario imprenditore, sapeva vendere il ghiaccio agli eschimesi

Pubblicato: 25/11/2021 12:17

Ieri notte se n’è andato Ennio Doris, straordinario imprenditore, partito dal niente fino a fondare e far crescere Banca Mediolanum, colosso del risparmio gestito.

È difficile non restare ammirati da un uomo – nato a Tombolo in provincia di Padova nel 1940 – caratterizzato da due grandi qualità: l’intelligenza (cosa diversa dalla cultura, Doris non frequentò l’università, si diplomò in ragioneria e iniziò subito a lavorare) e la volontà, le due variabili ritenute determinanti da un pensatore del calibro di Carlo Cattaneo.

Nascere nel 1940 è una fortuna. Come ha teorizzato l’economista Mario Deaglio, coloro che sono nati prima della seconda Guerra Mondiale hanno avuto il dono di iniziare a lavorare con l’Italia in pieno boom da “miracolo economico” (che poi definirlo miracolo è inesatto, la crescita è stata creata dal mazzo che si sono fatti gli italiani). Ma Ennio Doris ci ha messo del suo. Appena diplomato, ha iniziato a vendere porta a porta (uscendo prestissimo la mattina e tornando la notte) servizi finanziari. Prima con la Banca Antoniana, poi con Fideuram, per poi entrare nel gruppo Dival-Ras nel 1969.

Ennio Doris e Silvio Berlusconi

Mai soddisfatto, Doris nel 1981 accetta la sfida di Silvio Berlusconi che sul mensile Capital invitò chiunque con delle idee a contattarlo. In un incontro fortuito a Portofino, Doris riesce a convincere il Cavaliere e finanziare un nuovo progetto imprenditoriale basato sulla gestione del risparmio. Nasce Programma Italia, che poi successivamente diventa Mediolanum e poi Banca Mediolanum (quotata in Borsa nel 1996), che oggi ha oltre 8 mila persone tra dipendenti e collaboratori, con oltre 2,2 milioni di clienti e oltre 104 miliardi di masse amministrate e gestite.

L’Italia è un Paese di risparmiatori. Da noi il risparmio ha un valore atavico, sacro. Rappresenta l’attivo trasmesso da una generazione all’altra. È il frutto di fatica, lavoro, dedizione, cura e attenzione. Uno dei massimi cantori del risparmio degli italiani, Luigi Einaudi, ne tesseva le lodi ogni volta che poteva. Lo storico Alfredo Gigliobianco racconta come Einaudi «ebbe una vera e propria venerazione per il risparmio, che egli metteva in stretta relazione con una serie di virtù civili e personali: laboriosità, previdenza, fiducia in se stessi». La tendenza degli italiani a vedere il risparmio come un’ancora di salvataggio da usare nei periodi di emergenza è anche legata alla storia economica, che ci ha visto in condizioni di povertà e miseria fino al secondo dopoguerra. Era ancora vivo il ricordo dello stato di indigenza, non si buttava via niente, si risparmiava su tutto.

Ennio Doris e l’empatia verso gli italiani

Doris capì prima di altri che l’italiano, uscito dalla povertà e dalla fame, aveva un estremo bisogno di consulenza per investire diligentemente i propri risparmi. Era una di quelle persone dalla forte empatia. Riusciva a entrare immediatamente in comunicazione con chiunque, riuscendo a convincere chiunque della bontà della proposta commerciale. Come si suol dire, riusciva a vendere il ghiaccio agli eschimesi. Sempre col sorriso stampato in faccia. Uno dei primi, come Giovanni Rana, a diventare testimonial pubblicitario negli spot televisivi. 

Nel corso della sua vita, ogni qual volta che i mercati venivano travolti da ondate di vendite – crash del 1987, l’11 settembre e il crollo delle Torri Gemelle, Lehman e la crisi finanziaria – Doris ha sempre invitato saggiamente i risparmiatori a mantenere la calma e non lasciarsi prendere dallo sconforto. L’anno scorso, appena il Covid-19 travolse il nostro fragile Paese, Doris non esitò a chiamare il governatore del Veneto Luigi Zaia per donare diversi milioni di euro affinché si “potessero curare e salvare vite umane”.

Cosa dire di fronte a una persona che parte dal basso, rimane umile, lavora come un ciuco, dà lavoro a migliaia di persone e restituisce al territorio per aiutare chi sta peggio di lui? Chapeau.