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Lavoro, che cos’è l’ammortizzatore universale allo studio del Governo e come cambierà la cassa integrazione

Pubblicato: 29/11/2021 10:22

Con la Legge di Bilancio 2022 il Governo sarebbe al lavoro per delineare un ammortizzatore universale, adatto a tutti i lavoratori e a tutte le tipologie di imprese, revisionando l’attuale quadro normativo definito nel 2015. Ecco come sarà strutturato e come funzionerà per lavoratori e datori di lavoro.

Ammortizzatore universale, che cos’è e come sarà strutturato

L’obiettivo del Governo sarebbe quello di favorire un allargamento delle prestazioni e un rafforzamento dei Fondi bilaterali, i quali dovranno tutelare i lavoratori delle aziende più piccole. L’ammortizzatore universale dovrebbe strutturarsi in questo modo:

  • Cassa di integrazione Ordinaria CigO;
  • Cassa di integrazione Straordinaria CigS;
  • Fondo di integrazione salariale Fis.

Dal prossimo anno dovrebbe dunque essere eliminata la Cassa integrazione di deroga. Per questo strumento la Legge di Bilancio 2022 potrebbe stanziare ulteriori 3.000.000.000€, portando i fondi totali a 4.600.000.000€. In questo modo sarebbe previsto anche un aumento del massimale dell’assegno, che sarebbe innalzato da 971,71€ a 1.167,91€.

Come funzionerà l’ammortizzatore universale e a chi sarà rivolto

Tra i beneficiari dell’ammortizzatore universale, nel 2022 rientrerebbero circa 12.400.000 lavoratori tra apprendisti, lavoratori a domicilio, marittimi, collaboratori autonomi e cococo. Per usufruire di questo strumento dovrebbe essere richiesta un’anzianità contributiva di almeno 30 giorni. Nelle sue tre forme, dovrebbe funzionare in questo modo:

  • CigO. Non sarebbero previste variazioni rispetto alla sua struttura attuale, dunque la durata massima dovrebbe restare pari a 52 settimane nel biennio mobile. I versamenti dovrebbero restare stabili all’1,70% e lo strumento resta accessibile per le industrie con più di 15 dipendenti e per gli edili;
  • CigS. Questa soluzione potrebbe essere estesa a tutte le imprese sopra i 15 dipendenti. Dovrebbero cambiare anche le aliquote da versare per le aziende tra 15 e 50 dipendenti che aderiscono al Fis: alla nuova aliquota Fis pari allo 0,80% si dovrebbe aggiungere un ulteriore 0,90% di CigS (di cui lo 0,30% a carico del lavoratore). In relazione alla durata, per la CigS sarebbero previsti al massimo 24 mesi nel quinquennio mobile, con ulteriori 12 mesi per sostenere le transizioni occupazionali. Nel biennio 2022-2023 potrebbero essere ammesse ulteriori 52 settimane per le imprese del settore industriale, per la riorganizzazione e in caso di particolari difficoltà economiche.
  • Fis. Questo strumento, gestito dall’Inps, dovrebbe diventare obbligatorio per tutte le piccole imprese da 1 a 15 dipendenti che non siano coperte da Cigo o da Cigs. Sarebbe dunque sufficiente la presenza di un solo dipendente per far scattare l’obbligo di iscrizione al Fis o, in alternativa, al Fondo di solidarietà bilaterale. Dal 1° gennaio 2022 l’assegno ordinario e l’assegno di solidarietà dovrebbero essere sostituiti dall’assegno di integrazione salariale, con diritto agli assegni famigliari. L’aliquota di finanziamento dovrebbe variare tra 0,50% e 0,80%, a seconda che il datore abbia occupato mediamente fino a 5 dipendenti oppure più di 5 nel semestre precedente.

Ammortizzatore universale, cosa succederà a Naspi e Discoll

Con l’istituzione dell’ammortizzatore universale, a partire dal 2025 le imprese dovrebbero ricevere uno sconto del 40% sull’addizionale pagato per usare gli ammortizzatori, però nel caso in cui nel biennio precedente non ne abbiano fatto uso. In sostanza si tratterebbe di un meccanismo bonus-malus. Per quanto riguarda Naspi e Discoll, sarebbe previsto un calo nell’assegno a partire dal 6° mese, o dall’8° se il lavoratore disoccupato ha più di 55 anni.