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Morto Salvatore Di Gangi: trovato senza vita lungo la ferrovia il boss fedelissimo a Totò Riina

Pubblicato: 29/11/2021 10:49

È giallo sulla morte di Salvatore Di Gangi, capomafia fedelissimo a Totò Riina da poco scarcerato dalla corte d’appello di Palermo. Il boss è stato trovato senza vita nella serata di sabato e ora le forze dell’ordine stanno indagando sul suo caso. A travolgerlo sarebbe stato un treno e stando alle ricostruzioni, poco prima di perdere la vita sarebbe sceso da un ulteriore mezzo nella stazione di Genova Principe.

Salvatore Di Gangi trovato morto: giallo sul decesso del boss mafioso

Il “boss di Sciacca”, Salvatore (Totò) Di Gangi è stato trovato morto lungo una linea ferroviaria. Come spiega Ansa, era da poco uscito dal carcere perché la corte d’appello di Palermo aveva effettuato una perizia che ne attestava i deficit cognitivi. Aveva trascorso un periodo di custodia cautelare ad Asti. Nella serata di sabato è stato trovato senza vita su un binario. Sul suo corpo è stata disposta l’autopsia, mentre la procura di Genova ha aperto un’indagine a carico di ignoti per il suo decesso. Il caso sta coinvolgendo gli agenti della Squadra mobile di Genova e della Polizia ferroviaria. A quanto si apprende, l’ipotesi di omicidio sarebbe al momento esclusa. Si pensa infatti che possa essere avvenuto un incidente.

Pare che Di Gangi fosse sceso da un treno alla stazione di Genova Principe, per poi incamminarsi in una galleria ferroviaria. Qui sarebbe poi stato investito da un treno merci. Il suo cadavere è stato ritrovato verso le 20.30. In una delle sue tasche è stato rinvenuto un biglietto ferroviario indicante la destinazione in una città del Sud. Stando alle prime ricostruzioni, sembra che Di Gangi sarebbe stato fatto scendere dal treno nel capoluogo ligure perché trovato sprovvisto di Green Pass.

Salvatore Di Gangi: chi era il capomafia trovato morto

Totò Di Gangi aveva 80 anni ed era un capomafia storico. Come ricorda Ansa, lo scorso ottobre il suo nome era apparso nell’indagine sugli alberghi di lusso del resort Torre Macauda di Sciacca. I pm della Dda di Palermo avevano ritenuto Di Gangi come uno dei proprietari della struttura. La Procura aveva da poco effettuato una perquisizione nella sua cella. Gli inquirenti ritenevano infatti che la società che gestisce il resort sarebbe stata riconducibile al boss e a suo figlio, Alessandro. Alcune operazioni illecite e la complicità di un dirigente di banca avrebbero permesso loro di rientrare in possesso della struttura alberghiera ricoperta da debiti. Una complessa indagine, riferisce ancora Ansa, aveva portato alle perquisizioni di due filiali di banca a Palermo e alla notifica di 8 avvisi di garanzia per Totò Di Gangi e altre persone.