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Violenza sulle donne: arriva “Gira la colpa”, gioco crudele che insegna che qualsiasi cosa capiti, è colpa nostra

Pubblicato: 30/11/2021 16:45

Articolo a cura di Ella Marciello

Sono trascorsi pochi giorni dal 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ricorrenza istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite che, ogni anno, invita  governi, organizzazioni e ONG a promuovere attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica su una delle più devastanti violazioni dei diritti umani.

E noi di Hella Network, insieme a The social Post, vogliamo continuare ad alzare la voce e parlare di violenza sulle donne tutti i giorni, perché solo con la consapevolezza arriva il cambiamento.

I numeri della violenza di genere

– Nel mondo la violenza contro le donne interessa 1 donna su 3
– Il 31.5 delle donne italiane subisce, durante la propria vita, violenza fisica o sessuale. Gli agenti di questa violenza sono per lo più partner (62,7 % dei casi), ex partner, amici o parenti. 

– In Italia i dati Istat mostrano che il 31,5% delle donne ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner o ex partner, parenti o amici. Gli stupri sono stati commessi nel 62,7% dei casi da partner.

– Secondo il Rapporto Istat 2019 sulle donne vittime di omicidi, delle 111 donne uccise nel 2019, l’88,3% è stata uccisa da una persona conosciuta. Nello specifico, il 49,5% dei casi dal partner attuale (55 donne), l’11,7%, dal partner precedente (13 donne), nel 22,5% dei casi (25 donne) da un familiare (inclusi i figli e i genitori) e nel 4,5% dei casi da un conoscente (5 donne). 

-Nel 2019, ogni 15 minuti in media, la Polizia di Stato registra una vittima di violenza di sesso femminile: maltrattamenti, stalking, abusi psicologici e\o sessuali fino alla forma estrema, quella del femminicidio, che viene commesso per la maggior parte in ambito familiare.

La violenza maschile: controllo e possesso, due armi contro le donne

Questa violenza, come detto, solo nei casi più tragici culmina con il femminicidio, e ha come matrice un gioco di forza non paritario tra uomini e donne alla cui base si intersecano due concetti fondamentali: il controllo e il possesso. È importante, perciò, iniziare a chiamare le cose con il loro giusto nome. La violenza di cui parliamo il 25 novembre è la violenza maschile contro le donne; è necessario sottolinearlo perché specificare l’agente della violenza ci permette di visualizzare chi quella violenza la compie. 

Ogni donna che esce dal perimetro di possesso e controllo da parte degli uomini riceve violenza, psicologica o fisica, atta a riportarla all’interno del cerchio, in modo da non permettere alcun cambiamento nello status quo e mantenere il gioco di forza esattamente nello stato non paritario in cui è stato concepito.

Ne sono testimoni comportamenti come lo stalking, le minacce, le aggressioni, lo slut shaming (umiliazione da sgualdrina) e il victim blaming, ovvero la vittimizzazione secondaria, che consiste nel ritenere in parte o in toto colpevole la vittima della violenza subita.

Perché si sa, se qualcosa succede alle donne è perché se la sono andata a cercare, perché ne sono in parte corresponsabili. 

Gira la colpa: qualsiasi cosa capiti, te la sei andata a cercare

Proprio sul concetto di vittimizzazione secondaria si fonda il concept della campagna di sensibilizzazione “Gira la colpa, creata dal nostro collettivo Hella Network, il network per la comunicazione inclusiva.
Questa è una campagna di sensibilizzazione sulla violenza di genere, ed è solo l’ultima delle nostre iniziative, che arricchisce un quadro più ampio di campagne proprio sulla divulgazione e sensibilizzazione di temi fondamentali per una società che vuole definirsi civile: “#Iorestoacasa”, “Sto solo facendo il mio lavoro” e “ 10 punti fissi quando parli di violenza di genere”.

“Gira la colpa” diventa una parodia del linguaggio visivo e testuale degli spot dei giochi in scatola e che dal decennio mutua l’estetica, “Gira la colpa” approda, con il suo stile irriverente e ironico, per aiutare le bambine a imparare che “qualsiasi cosa capiti, te la sei andata a cercare”.

Un lavoro di denuncia che assume toni grotteschi, perché ricalca fedelmente ciò che succede nella realtà. Non solo le donne sono colpevoli delle violenze che subiscono, ma tutto l’apparato societario e le dinamiche in esso inscritte tendono a far loro comprendere, fin dalla più tenera età, che quella violenza è giusta, giustificata e normale, perché la colpa è dei loro atteggiamenti e delle loro azioni.

E la normalizzazione si estende anche e soprattutto ai media, che veicolano ancora troppo spesso narrazioni distorte in grado di cementificare nell’immaginario collettivo la presunta colpa delle vittime e assolvere, con formule retoriche e ragionamenti scorretti, i carnefici.