Come si riconosce una campionessa? Nel caso di Carlotta Gilli, oro olimpico, a dirlo è il suo percorso nel nuoto. Fin dalle sue prime bracciate Wonder Gilli, questo il suo soprannome, ha mostrato grinta, tenacia e voglia di vincere, collezionando uno dopo l’altro titoli, medaglie e record: solo alle Paralimpiadi di Tokyo 2020 ha conquistato 5 medaglie, 2 ori, 2 argenti e 1 bronzo, realizzando anche un record mondiale e paralimpico. E ancora, proprio perché Carlotta di energia e voglia di fare ne ha da vendere, il week-end del 27 e 28 novembre ha firmato ben due primati nelle tre gare vinte ai Campionati italiani Assoluti: record nel mondo dei 100 misti e nei 50 dorso.
Tornando però alla domanda iniziale, dopo aver fatto una lunga chiacchierata con Carlotta, ho trovato conferma del fatto che dietro una vera campionessa non ci sono solo record e medaglie, c’è molto di più. È qualcosa che si ha dentro, capace di trascinare, trasmettendo a pieno l’energia, il coraggio e la determinazione anche con poche parole.
Il percorso di una campionessa è costellato di alti e bassi, di momenti in cui a volte la forza viene a mancare ma, come la stessa Wonder Gilli ha detto, soprattutto in quelle giornate no in cui “non si ha voglia di fare nulla” c’è sempre la forza di reagire.
In una bella intervista rilasciata a The Social Post, Carlotta Gilli ha raccontato la sua vita, il suo lungo percorso che l’ha portata a realizzare il suo sogno: andare alle Olimpiadi e vincerle, e ha voluto lanciare un messaggio importante in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità.
Il sogno di vincere le olimpiadi fin da bambina: Chi è Carlotta Gilli
Carlotta Gilli è un’atleta che fin dall’età di 4 anni convive con una malattia genetica che prende il nome di Stargardt: si tratta di una una retinopatia degenerativa legata a mutazione del gene ABCA4 che colpisce una persona su 10mila. I primi sintomi si sono presentati quando Carlotta Gilli aveva 4 anni, prima di allora la sua vista era 10 decimi, poi ha iniziato a scendere fino a lasciarla con 1/10 su entrambi gli occhi all’età di 9 anni. Dal 2010 questo valore è rimasto stabile.
Nonostante le difficoltà che questa malattia ha comportato, Carlotta ha trovato il suo elemento nell’acqua, che ha conosciuto fin da bambina.
Carlotta ti definisci spesso “Nata in acqua”, cosa vuol dire per te?
Sì sono nata in acqua, nel senso che io nuoto fin da piccolina. Fin dai primi mesi ho cominciato a essere nell’acqua di una piscina, i miei genitori mi ci hanno buttata nel vero senso della parola con i primi corsi di acquaticità, poi le prime lezioni FIN, corsi nuoto con la scuola e i corsi di gruppo… ho fatto l’Iter con il quale iniziano tutti i bambini.
È vero che la prima vittoria non si scorda mai?
Sì, non scorderò mai la mia prima vittoria. Anche perché era la mia prima gara, ed è un aneddoto veramente buffo. Nuotavo in una società che non aveva blocchi di partenza, quindi siamo arrivati a quella gara (25 stile libero) dove eravamo io e un’altra mia compagna che si chiama Elsa; la nostra allenatrice era andata a parlare al giudice chiedendo se noi due potevamo tuffarci al muretto, perché non eravamo capaci e quindi ovviamente eravamo svantaggiate, e loro le dicono: “Sì certo tanto sono svantaggiate loro“.
Facciamo questa gara e alla fine io ero contenta, una volta finito l’allenatrice fa per dirci di andare a casa ma vedendo la premiazione ci ha detto: “Mettiamoci al fondo così vedete un po’ come funziona e iniziate a capire”. Chiamano la terza, chiamano la seconda e poi la prima… ero io! Mi butto in questa folla che ho dovuto superare (eravamo al fondo) e poi (dice ridendo n.dr.) per arrivare al podio sono salita passando dalla parte opposta dando le spalle a tutti… quindi insomma una bella figura. È stata la mia prima gara, la prima medaglia d’oro, quindi diciamo che è stato comunque un bell’inizio.
Qual è il ricordo a te più caro?
Sicuramente quelli nel mondo FIN (Federazione Italiana Nuoto n.d.r.) nella parte Olimpica e l’oro che ho vinto nei 50 stile libero ai campionati italiani giovanili estivi a Roma nel 2015. Tutte le medaglie che ho vinto nei campionati italiani giovanili e nell’universo paralimpico sicuramente tutti gli ori mondiali agli europei tutti i record del mondo e poi sicuramente Tokyo.
L’esperienza alle paralimpiadi di Tokyo 2020
Il 25 agosto 2021 Carlotta Gilli ha fatto il suo debutto in vasca olimpica, quel giorno ha vinto la sua 300esima medaglia in carriera e il primo oro olimpico, con tanto di record sulla distanza, nei 100 metri farfalla. Il giorno successivo si è aggiudicata l’argento nei 100 metri dorso, e ancora l’argento nei 400 stile libero, il bronzo nei 50 stile libero, l’argento nei 400 stile libero e l’oro nei 200 misti.
La passione e la determinazione ti hanno guidata in tutti questi anni fino ad arrivare ad un traguardo importante: TOKYO 2020, dove hai vinto la tua 300esima medaglia in carriera e il tuo primo oro olimpico. Che emozioni hai provato?
Tokyo è stata innanzitutto il sogno di una vita che si realizza. Fin da bambina sognavo di fare l’atleta, di andare
alle Olimpiadi e di vincere; è stata un’avventura straordinaria che sicuramente non dimenticherò per tutta la vita, delle emozioni uniche meravigliose che veramente non avevo mai provato prima.
Ho capito cosa vuol dire far le gare a un’olimpiade: i miei compagni in nazionale, che sono decisamente più grandi di me, mi hanno sempre detto che le olimpiadi erano completamente diverse da un Mondiale o un Europeo. Io dall’Europeo si, ma rispetto al Mondiale non capivo tanto il motivo, in realtà, l’ho capito benissimo: ti sembra di vivere veramente su un altro pianeta.
L’importanza della famiglia e la malattia di Stargardt
Nel corso della nostra chiacchierata abbiamo parlato di alcuni elementi della vita di Carlotta, oltre all’acqua ovviamente. Uno è la famiglia, che per lei ha avuto e ha tutt’ora un ruolo cruciale. Un sostegno, un pilastro che regge tutto soprattutto nei momenti no; e poi c’è la malattia di Stargardt.
Che ruolo ha avuto la famiglia in questo tuo lungo e luminoso percorso?
La famiglia ha un ruolo sicuramente fondamentale, è lei che mi ha scelto lo sport. Io da piccola non volevo nuotare, volevo giocare a calcio ma i miei genitori mi hanno detto di no perché il nuoto è uno sport completo, da buoni medici dicevano che faceva bene alla crescita, quindi mi hanno buttato su questa strada che si è rivelata quella giusta. Il supporto quotidiano dei miei genitori, dei miei nonni è sicuramente fondamentale, è quella parte che ti dice sempre brava, anche quando in realtà non sei stata brava e le cose non sono andate bene…. ci vuole anche quella parte
Tu fin da bambina convivi con la malattia di Stargardt, cos’ha significato per te?
Convivo con questa malattia dall’età di sei anni, in realtà non so neanche dargli un vero significato, nel senso che non mi ricordo com’era il mondo quando vedevo a 10 decimi, questa è la normalità, mi sono adattata a questa mia normalità.
Ho trovato i miei adattamenti e fondamentalmente durante le giornate neanche ci pensi, cioè per te è così e quindi ti adegui a questo fatto, poi ovviamente ci sono i momenti in cui ci pensi e dici “cavolo sicuramente sarebbe più facile“, però, quello che dico sempre è trovare il modo per cercare di fare veramente il più possibile.
“Arrendersi non è mai un’opzione” è una frase che ho visto hai ripetuto spesso, che significato ha per te questa frase?
Arrendersi non è un’opzione riprende un po’ quello che ho detto prima, nel senso che comunque nel mio caso la malattia c’è e non si può curare, quindi me la devo tenere e le opzioni sono due: o ti arrendi, ti butti giù e non fai più niente o cerchi di reagire e trovi il modo per fare le cose. Io ho sicuramente ho scelto questa
seconda strada, solitamente sono una piuttosto determinata, che cerca veramente sempre di fare tutto, anche quando sono stanca o le cose non vanno bene.
Gli incontri con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Con il nuoto Carlotta Gilli non ha solo conseguito medaglie e record, è diventata anche ambasciatrice di Telethon, della Croce Rossa Italiana, è Alfiere del comune di Torino e Commendatrice della Repubblica, titoli importanti e dei quali lei stessa riconosce l’estrema importanza. Durante il suo percorso Carlotta ha incontrato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in più occasioni.
Sei ambasciatrice di molte associazioni e iniziative, alfiere di Torino e ora anche Commendatore della Repubblica, sono grandi responsabilità?
Sicuramente sono grandi responsabilità, dei grandi onori e riconoscimenti che mi sono stati dati ai quali ci tengo particolarmente. Ma io sono ambasciatrice del mio sport, del mio pensiero, ma comunque sono anche ambasciatrice di Telethon, della Croce Rossa Italiana. Ci tengo veramente agli altri, a fare quel poco che posso anche per per aiutare, quindi credo che tutti questi riconoscimenti, se mi sono stati dati è perché me li sono meritati. Adesso mi devo impegnare per far sì che le cose fruttino e che tutte le mie esperienze possano entrare al servizio di tutti gli altri e cercare di far sì che le parole che dico e l’esempio che do siano veramente utili a tantissime persone.
L’incontro con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, vuoi raccordacelo?
L’incontro col Presidente Mattarella è già avvenuto più volte. La prima volta ero all’Isola d’Elba, in occasione dell’inaugurazione dell’anno scolastico nel 2019/2020 è stata veramente molto emozionant. La seconda volta siamo stati ricevuti dopo il mondiale del 2019 al Quirinale è stata la prima volta che ho fatto la foto con lui, infine quest’anno abbiamo fatto la cerimonia di consegna del Tricolore, e poi quella di riconsegna, in quell’occasione lui ha dato a noi atleti medagliati a Tokyo una medaglietta e un premio, è stato veramente molto molto bello.
L’ultima volta è stato proprio qualche giorno fa qui a Torino dove gli ho stretto la mano e siamo anche riusciti a parlare qualche minuto: è veramente una grandissima persona; secondo me rappresenta in modo eccezionale il nostro Paese e sono un po’ triste che il suo mandato stia finendo, spero veramente che chi prenderà il suo posto sia come lui perché, come come gli ho detto di persona: rappresenta benissimo l’Italia, il nostro Paese.
Carlotta Gilli fuori dall’acqua? Una ragazza come tante
Quando Wonder Gilli toglie i panni della nuotatrice, le rare volte in cui non la si trova in piscina, è una ragazza di 20 anni come tante, piena di nuovi sogni per il suo futuro, ambizioni e aspettative.
Oltre lo sport, lo studio, so che sei iscritta a psicologia, cosa ti ha spinta a scegliere proprio questa facoltà?
Il mio obiettivo è fare psicologia dello sport ovviamente, quindi prima devo per forza fare la triennale di Psicologia. L’interesse è nato vedendo la mia madrina prendere la seconda laurea in psicologia, vedevo quello che studiava e vedevo che erano argomenti che mi piacevano e interessavano, così ho fatto questa scelta di prendere la triennale e poi specializzarmi in psicologia dello sport. Sicuramente servirà in prima persona come atleta, ma sono sicura che in un futuro la psicologia, in tutto il mio bagaglio di esperienza ed emozioni che ho vissuto, sicuramente possano essere utili alle persone che verranno da me.
Chi è Carlotta fuori dall’acqua?
Carlotta fuori dall’acqua è una ragazza di vent’anni come tutte le altre, con la carriera universitaria alle porte con i sogni nel cassetto davanti. Attualmente, sono nel gruppo sportivo delle Fiamme Oro della Polizia di Stato: noi atleti paralimpici, a differenza degli olimpici, non siamo arruolati, fondamentalmente siamo dei poliziotti finti. È passata la legge e, in realtà, da gennaio dovremmo essere arruolati: il mio sogno è proprio quello di essere la prima atleta paralimpica ad essere arruolata in Polizia e diventare una poliziotta vera, per il semplice fatto di potermi mettere al servizio di tutti gli italiani anche sotto un’altra veste. Il motto della Polizia di Stato è “Esserci sempre” così io in prima persona, da poliziotta, voglio mettermi al servizio di tutti gli italiani.
Il 3 dicembre è la giornata mondiale della disabilità, ho visto che ricevi molti messaggi sui social da persone che ti ringraziano per l’esempio che sei. Vuoi lanciare loro un messaggio?
Innanzitutto, che le persone con disabilità sono delle persone come le altre. Io dico sempre: la disabilità è una caratteristica che rende quella persona unica e diversa dalle altre ma non deve assolutamente avere un’accezione negativa, è semplicemente una caratteristica in più che quella persona ha e molte volte ha tantissime facce positive. Quindi il messaggio che voglio mandare io è quello un po’ che mando sempre: di credere sempre nei propri sogni non mollare mai. La mia è la testimonianza più lampante: io da bambina sognavo di fare l’atleta, di andare alle Olimpiadi e di vincerle e ce l’ho fatta, nel momento in cui realizzi questo sogno veramente sei la persona più felice di questo mondo; io mi ricordo che ero al settimo cielo. Quindi ora spero che anche nel campo della polizia questo possa avvenire; purtroppo però questa volta non dipende da me, quello che potevo fare l’ho fatto, quindi ora lasciamo spazio alla burocrazia e ai superiori della polizia che dovranno fare le scelte su quali atleti prendere quali no.
Davvero non mollate mai credete sempre nei vostri sogni che se si realizzano, poi siete veramente le persone più felici di questo mondo.
IMMAGINE IN EVIDENZA: CARLOTTA GILLI A TOKYO 2020- PH. AUGUSTO BIZZI