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“Non fare la femminuccia!” i bambini figli degli stereotipi chiedono aiuto alla Maestra Giovanna

Pubblicato: 09/12/2021 14:01

Articolo a cura della Dott.ssa Federica Palumbo
Psicologa della Rete dei CAV SanFra

Ci sono i suoi ex allievi, ormai alle scuole medie, e c’è la maestra Giovanna. E fin qui potrebbe sembrare una storia normale, e purtroppo lo è.
I ragazzi si rivolgono al loro punto di riferimento per capire cose che non sono semplici da interpretare per chi è ancora un ragazzo o una ragazza e non reagisce in base a logiche patriarcali, di genere e stereotipi.

C’è Monica che si chiede a cosa serve andare bene in matematica e scienze se poi da grande non potrà fare la scienziata perché femmina. O Vito che vuole danzare, ma non è da maschi. O ancora Paolo che si diverte a giocare con le bambole con la cugina, ma che per farlo si deve nascondere dai genitori.

Ci sono storie raccontate con la semplicità e ingenuità dei bambini e spiegate dalla maestra Giovanna in un modo che non è mai quello più intuitivo, o quello che chiunque potrebbe pensare in queste occasioni. Non ci sono consigli tipo “Tu puoi giocare con chi vuoi” o “Tu puoi diventare chi vuoi”. Tutte cose giuste, ma non complete e che stimolano ancora di più altre domande, tipo: “Ok, e come faccio?”. Perché il nodo è un po’ questo: come si fanno a cambiare i pregiudizi? Come si fa a diventare cosa si vuole in una famiglia e in una società stereotipata?

Non fare la femminuccia!

Roberto Piumini (scrittore del libro “Non fare la femminuccia!”, edito da Manni Editore) e la maestra Giovanna ci accompagneranno in questa scoperta.
Il libro nasce dall’esperienza delle operatrici dei Centri Antiviolenza gestiti dalla cooperativa sociale ‘Comunità S.Francesco’ ed il sostegno della Regione Puglia.

La San Fra è impegnata nelle attività di prevenzione e sensibilizzazione attorno ai temi della violenza di genere attraverso la rilevazione e la riflessione sugli elementi precursori, ovvero gli stereotipi, ancora troppo presenti nella nostra società.

Le storie raccontate nel libro “Non fare la femminuccia!” costituiscono il risultato di un intenso lavoro svolto nelle scuole di ogni ordine e grado a cui i progetti sono stati dedicati e destinati, un lavoro di ricerca condotto dall’equipe della Rete dei Centri Antiviolenza SanFra su un campione totale di 6292 alunni e alunne degli istituti scolastici di ogni ordine e grado della Regione Puglia coinvolti nei progetti di prevenzione e sensibilizzazione dal 2015 al 2019. 

I ruoli sociali che uomini e donne devono avere

I dati raccolti durante le attività progettuali hanno, sin da subito, informato sulla diffusa presenza di credenze e teorie prescrittive e performative, idee fortemente radicate in riferimento ai ruoli sociali che uomini e donne devono assumere in relazione al loro genere d’appartenenza. Senza alcuna eccezione dovuta alla fascia anagrafica intervistata, l’uniformità dei modelli di pensiero incontrati ha dipinto d’urgenza la necessità di intervenire, nella maniera più diffusa possibile, sulla decostruzione di tali teorie.

Quando si avverte la necessità di dialogare intorno a temi complessi si presenta l’esigenza di individuare uno strumento che riesca a veicolare i contenuti senza intaccare la preziosità del senso e del significato di ogni concetto espresso: è a questo punto che il lavoro delle operatrici dei Centri Antiviolenza della Rete SanFra ha incontrato la penna dell’autore Roberto Piumini che, ideando un affascinante scambio epistolare tra una maestra ed i suoi alunni, trasforma i risultati della ricerca in storie, dubbi e rivelazioni sugli stereotipi di genere.

La parità per valorizzare delle differenze

Il testo, edito da Manni Editori, rappresenta uno strumento in grado di suggerire percorsi di riflessione sulle credenze e le teorie che guidano il pensare e l’agire comune in riferimento all’appartenenza di genere: l’intento è quello della promozione di una cultura della parità tra i sessi che miri alla valorizzazione delle differenze ed al superamento degli stereotipi di genere. 

All’interno del libro, i lettori e le lettrici potranno ascoltare le voci e le storie di ragazzi e ragazze che inciampano, loro malgrado, in una quotidianità ancora troppo pervasa di imperativi culturali che definiscono e preconfezionano le loro identità, prescrivendo sentimenti, atteggiamenti e comportamenti in virtù dell’appartenenza di genere; sarà la maestra Giovanna, personaggio che incarna quell’adulto in grado di fornire prospettive inedite e francamente più libere dai limitanti perimetri degli stereotipi di genere, a proporre una realtà sperata, una realtà in cui ognuno ed ognuna possa sperimentare la molteplicità della propria esistenza abdicando all’adesione a identità mutilanti.

Muovendosi tra le lettere che Giovanna scrive ai suoi alunni e alle sue alunne, si potrà intravedere la delegittimazione delle sovrastrutture che impongono l’assunzione di ruoli predefiniti, e delle azioni conseguenti agli stessi; si avrà la possibilità di riflettere sul potere della genderizzazione delle pratiche educative, sulle ripercussioni che tutte queste gabbie che ci vengono proposte fin da bambini e che hanno grandi ripercussioni nella nostra vita da adulti. Sarebbe bellissimo un mondo senza ruoli e senza costrizioni, nel quale insegnare ai bambini semplicemente l’accettazione dell’altro e di se stesso, indipendentemente dal genere o dal non genere. E per avere un mondo così bello il primo passo lo dobbiamo fare noi adulti, imparando e insegnando la libertà.

Ultimo Aggiornamento: 10/12/2021 09:52