Il 10 dicembre si celebra la Giornata Internazionale dei Diritti Umani e l’adozione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Qual è la storia dietro questa giornata e a che punto è l’Italia in tema di diritti umani.
Diritti umani, perché oggi si celebra la Giornata internazionale
Il 10 dicembre 1948 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Questo documento, tradotto in più di 500 lingue e consultabile liberamente, è di fondamentale importanza. La Dichiarazione proclama i diritti inalienabili a cui tutti abbiamo diritto in quanto esseri umani, indipendentemente da razza, colore, religione, sesso, lingua, opinione politica o di altro tipo, origine nazionale o sociale, proprietà, nascita o altro status. Si tratta del documento più tradotto al mondo. Nel 2020, il tema di questa giornata era stato Recover Better – Stand Up for Human Rights, riferito alla necessità creare pari opportunità per tutti e di affrontare i problemi emersi con la pandemia COVID-19 per contrastare le disuguaglianze radicate, sistematiche e intergenerazionali, l’esclusione e la discriminazione.
Diritti umani, qual è la situazione dell’Italia rispetto al resto del mondo
Una rapida panoramica sulla situazione italiana è offerta dal World Justice Project, che colloca complessivamente il nostro Paese al 28esimo posto sui 139 Paesi del mondo. In una scala da 0 a 1, l’Italia nel 2021 ha ottenuto un punteggio di 0,66 per l’uguaglianza e l’assenza di discriminazioni; il punteggio sale a 0,88 per quanto riguarda il diritto alla vita e la garanzia della sicurezza delle persone; 0,71 è il punteggio per la protezione dei diritti delle persone accusate nei processi e 0,70 è quello relativo alla libertà di espressione e opinione; 0,76 è invece assegnato alla libertà di religione e di credo e 0,79 alla libertà di associazione. Il punteggio più basso, 0,57, è assegnato al rispetto dei diritti fondamentali del lavoro.
Diritti umani, la situazione italiana per le persone trafficate
Più nel dettaglio, ecco come appare la situazione dell’Italia in alcuni ambiti specifici. Per la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona (Articolo 3), nessun individuo può essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù e la schiavitù e la tratta degli schiavi sono proibite sotto qualsiasi forma (Articolo 4). In base all’Articolo 5, poi, nessun individuo può essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizione crudeli, inumani o degradanti.
L’Italia è tra i numerosi Paesi il cui territorio è coinvolto nella tratta di esseri umani, che si distingue in smuggling, ovvero l’introduzione illegale di migranti nel territorio di uno Stato, e trafficking, ossia lo sfruttamento sessuale o economico in condizioni analoghe alla schiavitù. Spesso questi due fenomeni sono strettamente correlati, anche se le vittime di tratta possono non coincidere con i migranti illegali. I dati diffusi dal Ministero dell’Interno e aggiornati sino a marzo 2021 evidenziano come le nazionalità più attive nel trafficking, in base alle segnalazioni riportate dalle forze di Polizia, siano nigeriani, romeni, italiani e albanesi. Alcune segnalazioni sono pervenute anche per soggetti di nazionalità bulgara, ghanese serbo-montenegrina, pakistani, marocchini, bangladesi, cinesi. In molti casi le vittime di tratta sono della stessa nazionalità dei trafficanti, con i quali condividono legami etnico culturali. In riferimento al periodo 2016-2019, in Italia sono state ricevute 688 segnalazioni per riduzione o mantenimento in schiavitù o servitù, 610 per tratta di persone e 246 per acquisto e alienazione di schiavi. Il dato del 2020, non ancora consolidato, è al momento pari a 254 segnalazioni complessive.
Qual è la situazione in Italia per i migranti e per i loro diritti
Secondo l’Articolo 13 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato e ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese. Inoltre, l’Articolo 14 sancisce il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni, diritto che non può essere invocato qualora l’individuo sia realmente ricercato per reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite. Ogni individuo ha diritto a una cittadinanza, in base all’Articolo 15, e nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua cittadinanza, né del diritto di mutare cittadinanza.
Dal 1° gennaio al 2 dicembre 2021, l’Italia ha accolto 62.943 migranti sbarcati sulle proprie coste, con picchi ad agosto e a novembre secondo i dati del Ministero dell’Interno. Nel 2020 erano stati 32.665 e nel 2019 erano 10.955. Dei migranti sbarcati nel 2021, 15.055 hanno dichiarato di provenire alla Tunisia, 7.887 dall’Egitto e 7.567 dal Bangladesh. Tra questi, l’Italia ha accolto 9.019 minori non accompagnati.
Il diritto alla libertà di espressione e le intimidazioni ai giornalisti in Italia
Secondo l’Articolo 19, ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere. Nel 2020 si è registrato un incremento significativo delle intimidazioni rivolte ai giornalisti, con 163 casi censiti a fronte degli 87 nel 2019 e dei 73 del 2018. Gli atti intimidatori riconducibili alla matrice della criminalità organizzata si sono attestati al di sotto del 20% del totale dei casi, mentre prevalgono le motivazioni legate a contesti socio/politici. Le Regioni dove si sono registrati il maggior numero di eventi sono: Lazio, Sicilia, Campania, Calabria e Lombardia. Il 44% delle intimidazioni è pervenuta via social network, complice anche il periodo di lockdown che ha accentuato l’incidenza delle minacce via web, portandola al 61% del totale. Per quanto riguarda il 2021, fino a luglio di quest’anno sono stati censiti 123 episodi, con un aumento del 19% rispetto allo stesso periodo del 2020. Di questi episodi, 21 sono riconducibili a contesti di criminalità organizzata (17%), 40 a contesti politico/sociali (32,5%) e 62 riferibili ad altri contesti (50,5%). Le intimidazioni pervenute tramite web ammontano a 62, pari al 50,4% del totale. Le minacce verbali e le aggressioni fisiche seguono rispettivamente con 22 e 20 episodi, seguiti da 9 missive minatorie, 7 casi di danneggiamento e 3 di scritte minacciose/ingiuriose. I canali web più utilizzati nel 2021 sono: Facebook (27 episodi), mail o altri contenuti online (16), Instagram (10), Twitter (4) e Whatsapp (4). Nei primi sette mesi del 2021 il 26% del totale degli episodi è avvenuto nei confronti di giornaliste, mentre il 70% nei confronti di uomini. La restante parte (4%) riguarda episodi avvenuti nei confronti di sedi o immobili appartenenti a redazioni giornalistiche o nei confronti delle troupe.
I diritti delle persone LGBTQIA+, come si colloca l’Italia in Europa
L’Articolo 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani afferma che tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Inoltre, essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. In una classifica diffusa da Rainbow Europe il 17 maggio 2021, in occasione della Giornata contro l’omobitransfobia e dell’anniversario della rimozione dell’omosessualità nella lista delle malattie mentali, l’Italia si è posizionata 35esima su 49 Stati, con un punteggio del 22,33%. Questa classifica è stata stilata tenendo conto della situazione dei diritti umani delle persone omosessuali, bisessuali, transessuali e intersessuali.
Il diritto all’eutanasia e al suicidio assistito, negato in Italia e nel mondo
In base all’Articolo 12, nessun individuo può essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, né a lesione del suo onore e della sua reputazione. Ogni individuo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni. In tutto il mondo, sono pochissimi i Paesi in cui esiste una legge sull’eutanasia, sia essa attiva o passiva, e sul cosiddetto “suicidio assistito”. L’eutanasia attiva consiste nella somministrazione di un farmaco da parte di un medico, mentre quella passiva riguarda la sospensione delle cure o lo spegnimento delle macchine che tengono in vita il paziente. Il suicidio assistito è invece una libera decisione del paziente, che sceglie di somministrarsi il farmaco. La Spagna è l’ultimo Paese che ha regolamentato il ricorso a questi strumenti e, assieme a Olanda, Belgio, Lussemburgo e Canada ha reso possibile l’accesso a entrambe le tipologie di eutanasia. In Svizzera, invece, è il suicidio assistito a essere regolamentato. Tra i Paesi che ammettono il ricorso a uno di questi strumenti, in casi però specifici, si possono includere anche la Cina, la Colombia, l’Inghilterra, Francia, Germania, Nuova Zelanda e alcuni Stati degli USA. Altrove il malato può rifiutare le cure o l’accanimento terapeutico, per esempio in Danimarca, Norvegia, Ungheria, Repubblica Ceca. In Italia manca ancora la Legge e, ad aprile, è stato depositato in Corte di Cassazione il referendum per l’eutanasia legale, che fino a ottobre ha raccolto oltre 1.200.000 firme.
I diritti degli esseri umani in Italia, dove l’inerzia non basta più per tutelare le minoranze
In tema di diritti e di Leggi che (non) ci sono, l’Italia sembra collocarsi in una sorta di terra di mezzo dove vengono garantiti i diritti basilari delle persone ma si fatica ancora a prendere posizione sui temi più forti. Questa “difficoltà” si scontra con le numerose manifestazioni di persone e associazioni che lottano invece per il pieno riconoscimento di tutte le libertà degli esseri umani. Nel nostro Paese la spinon nta al rinnovamento e all’uguaglianza c’è ed è forte, ma è contrapposta all’inerzia della politica e del potere, inerzia che spesso cambia forma e sfocia nel conservatorismo. Eppure non si può parlare di diritti umani né è possibile tutelarli senza scegliere da che parte stare, in un paradosso che caratterizza questa Giornata dei Diritti Umani e le vite di chi desidera soltanto rivendicarli, questi diritti.