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Disfagia, oltre 6 milioni di persone a rischio: i pericoli del Covid-19 e le nuove tecnologie in campo

Pubblicato: 16/12/2021 23:56

Sempre più persone, nel prossimo immediato futuro, soffriranno di disfagia: lo rivela uno studio che si è concentrato sulla disfunzione dell’apparato digerente che interessa già oltre 100 milioni di persone in Europa e che entro il 2050 ne coinvolgerà potenzialmente altre 23 milioni. Una nuova ricerca portata avanti da una giovane Start Up Benefit ridona un po’ di speranza a chi ne è affetto.

Che cos’è la disfagia: i numeri in Italia e i problemi del Covid-19

Un problema comune, ma spesso ignorato dai più: eppure secondo gli studi ne soffrirebbe 1 persona su 5 in Italia. Sarebbero infatti oltre 6 milioni le persone affette da questo disturbo, sottovalutato addirittura dal 90% dei pazienti secondo un dato riportato nel 2020: si tende a minimizzare il problema, aggravando così la situazione e favorendo patologie più gravi. Ma che cos’è la disfagia? È una disfunzione che impedisce la corretta deglutizione di acqua e cibo, un deficit che può portare a conseguenze come malnutrizione, disidratazione o disfunzioni respiratorie. Interessa quasi la metà degli over 75 in Italia e secondo le ultime proiezioni entro il 2050 si passerà dagli attuali 107 milioni di interessati a 153 milioni, soprattutto tra gli over 65.

A complicare la situazione, in questi due anni, anche il Covid-19: un paziente intubato o sedato in terapia intensiva, infatti, è a rischio disfagia e conseguente malnutrizione. Non si tratta però solo di un problema “meccanico”: non deglutire bene può infatti avere molte ripercussioni sullo stile di vita.

La disfagia toglie il gusto di ritrovarsi a tavola

Secondo quanto riportato da realtà mediche attive in questo settore, la disfagia toglie il gusto di ritrovarsi a tavola: chi ha difficoltà di deglutizione è meno propenso a mangiare e questo fa perdere interesse nei momenti di convivialità, condizionati dal dover nutrirsi di cibi frullati o gelatinosi, spesso insapori. Tutti fattori che hanno ulteriori ripercussioni non solo sulla qualità del cibo ingerito, ma anche sulla quantità, l’apporto calorico e di nutrienti assunti. Il problema inoltre si riflette anche sugli operatori sanitari che si prendono cura dei pazienti con disfagia: le difficoltà ad alimentarsi creano ostacoli alla qualità del tempo condiviso con il paziente e al tempo di gestione.

Una nuova tecnologia offre aiuto ai pazienti con disfagia

Un possibile passo avanti nel trattamento della disfagia arriva ora da una nuova ricerca portata avanti da Harg, una giovane Start Up Benefit che in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università di Genova (DISSAL) ha condiviso i risultati di un nuovo protocollo chiamato WeanCare. Si tratta di una nuova tecnologia che punta ad offrire aiuto ai pazienti disfagici: alimenti naturali con alto contenuto proteico che lasciano inalterati profumi, sapori e colori che altrimenti si perderebbero nel cibo frullato. L’obiettivo è ridare dignità ai pasti di chi si soffre di disfagia, ma la ricerca ha prodotto anche risultati concreti in termini alimentari.

Gli effetti sono stati studiati su un campione di 200 pazienti, alimentati per 6 mesi con un menù personalizzato. Presentati alla comunità scientifica internazionale a fine 2019, i risultati hanno mostrato miglioramenti nell’albumina, della componente linfocitaria utile per le difese immunitarie, nel profilo lipidico con conseguente abbassamento del colesterolo e soprattutto una diminuzione del 70% dei clisteri mensili – strumento spesso utilizzato nel trattamento dei pazienti disfagici. I dati emersi dal protocollo WeanCare sono stati presentati durante un ciclo di
conferenze intitolato “La disfagia nelle persone fragili. Soluzioni nutrizionali e tecnologie innovative” e puntano a continuare a migliorare la condizione di chi ne è affetto.

Ultimo Aggiornamento: 17/12/2021 00:02