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Disabili torturati in una casa di cura: 35 persone accusate, 17 arresti in provincia di Palermo

Pubblicato: 17/12/2021 09:09

Maxi operazione della Guardia di Finanza nell’ambito delle indagini su una casa di cura del Palermitano in cui ospiti disabili sarebbero stati torturati e continuamente sottoposti a insulti e percosse. Al momento 35 persone risultano indagate e destinatarie di misure cautelari emesse dal gip del Tribunale di Termini Imerese. Sono accusate, a vario titolo, di tortura, maltrattamenti, sequestro di persona, corruzione, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, malversazione e frode nelle pubbliche forniture. Di queste, 17 sarebbero state arrestate.

Disabili torturati e picchiati in una casa di cura: 17 arresti in provincia di Palermo

Le indagini della Guardia di finanza del comando provinciale di Palermo, nell’ambito della “Operazione relax“, avrebbero portato a galla un tessuto di gravissimi episodi di maltrattamenti ai danni di disabili assistiti presso una casa di cura di Castelbuono. Nella struttura, rendono noto gli inquirenti, sono stati condotti approfonditi accertamenti all’esito dei quali sarebbe emerso un quadro sconvolgente.

Sono 35 le persone indagate, destinatarie di un’ordinanza cautelare perché accusate, a vario titolo, di tortura, maltrattamenti, sequestro di persona, corruzione, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, malversazione e frode nelle pubbliche forniture. 10 degli indagati sono attualmente in carcere e 7 agli arresti domiciliari. Per 5 persone è scattato il provvedimento dell’obbligo di dimora nel Comune di residenza, mentre 13 sono destinatarie di misura interdittiva con divieto di esercitare attività professionali per un anno.

Palermo, disabili torturati in una casa di cura: la scoperta della Guardia di finanza

All’esito dell’attività delle Fiamme gialle, il gip del Tribunale di Termini Imerese avrebbe inoltre disposto il sequestro della casa di cura e somme per un totale di oltre 6,7 milioni di euro. Nello specifico, le indagini del Nucleo di Polizia economico-finanziaria del capoluogo siciliano – Gruppo Tutela Spesa Pubblica – avrebbero interessato una Onlus che, in regime di convenzione pubblica con l’ASP di Palermo, gestisce servizi di riabilitazione “a ciclo continuo” in favore di 23 pazienti con disabilità grave di tipo fisico e psichico e si sono sviluppate in due filoni paralleli.

Il primo, spiega la Gdf, ha riguardato l’amministratore e i soci dell’associazione che “attraverso la simulazione della forma no profit dell’ente, in luogo della reale natura commerciale, nonché grazie all’utilizzo di documentazione falsa (planimetrie, relazioni tecniche, rendiconti trimestrali delle prestazioni erogate), riuscivano a conseguire l’accreditamento istituzionale con la Regione Siciliana ed il successivo convenzionamento con l’ASP di Palermo ottenendo, nell’ultimo quinquennio erogazioni pubbliche per 6,2 milioni di euro“.

Secondo quanto emerso, oltre 470mila euro di quegli stessi fondi, anziché essere destinati ai risolvere i fabbisogni dei pazienti o all’adeguamento della struttura (descritta dagli investigatori come “caratterizzata da gravissime carenze“), sarebbero stati distratti dai soci per fini privati (tra cui acquisto di autovetture, pagamento di viaggi e soggiorni in strutture ricettive, acquisto di prodotti enogastronomici, gioielli e regali).

Disabili torturati in casa di cura: la ricostruzione degli inquirenti

Il secondo filone investigativo avrebbe fatto emergere gravissime condotte delittuose ai danni dei 23 pazienti. Un quadro di elementi che permetterebbe di configurare le fattispecie di tortura, maltrattamenti e sequestro di persona. “Tutto il personale sanitario e paramedico in servizio presso la Onlus – spiegano le Fiamme gialle – con la compiacenza della proprietà, poneva in essere numerose e reiterate condotte attive e omissive, sottoponendo i pazienti a maltrattamenti di natura fisica e psicologica tali da cagionare loro gravi sofferenze ed umiliazioni“.

Il personale della struttura, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, avrebbe fatto sistematicamente ricorso “all’inflizione di punizioni (come il digiuno), a percosse (consistenti in strattonamenti, calci, schiaffi), ad offese gratuite e denigranti” sottoponendo quotidianamente “diversi pazienti a gravose ed immotivate limitazioni della propria libertà personale rinchiudendoli, sia di giorno che di notte, all’interno di un locale di pochi metri quadrati completamente vuoto e privo dei servizi igienici, da loro denominato ‘stanza relax‘, dove i disabili rimanevano rinchiusi, spesso per diverse ore, al buio e senza alcuna assistenza, implorando di uscire, supplicando per avere dell’acqua o del cibo, dovendo espletare i propri bisogni fisiologici sul pavimento“.

In sede di indagine sarebbe emersa anche l’arbitraria e massiccia somministrazione di terapie farmacologiche non giustificata da alcuna ragione di carattere sanitario “ma dalla precipua volontà degli operatori di mantenere sedati i pazienti“. Nella formulazione della contestazione del reato di tortura, il gip ha evidenziato quanto segue: “Gli ospiti del centro sono sottoposti ad un regime di vita che non è eccessivo definire contrario al principio di umanità” e che “scontano quotidianamente la pena della loro disabilità con il loro essere sottoposti a torture sistematiche che aggravano la loro condizione mentale e ne devastano il corpo”.