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Greenwashing in tribunale, prima sentenza storica in Italia

Pubblicato: 23/12/2021 09:43

Le dichiarazioni ambientali verdi devono essere chiare, veritiere, accurate e non fuorvianti, basate su dati scientifici presentati in modo comprensibile“. Arriva, non con poca sorpresa, la prima ordinanza cautelare in materia di greenwashing. Ad emetterla ci ha pensato il Tribunale di Gorizia a seguito di un ricorso d’urgenza presentato da Alcantara, azienda umbra leader mondiale dell’alcantara: è stata così “bloccata” quella che è stata definita la “comunicazione ingannevole” di Miko, produttore di “Dinamica”, usato anche per gli interni di alcune auto. Il Tribunale ha così emesso una ordinanza cautelare per “ambientalismo di facciata” nei confronti della società friulana (quest’ultima respinge ogni accusa).

Il caso che ha portato il greenwashing in tribunale

Tutto è partito da quel tipo di tessuto, l’alcantara, utilizzato soprattutto nei rivestimenti delle auto, ma anche di molti arredamenti. Che dalla Spagna è sbarcato anni fa in Umbria, nel ternano, facendo di Nera Montorio il quartier generale di Alcantara, divenuta azienda leader mondiale di quel tessuto e dei suoi principi legati alla sostenibilità. L’azienda umbra ha presentato ricorso nei confronti di Miko, azienda friulana specializzata nello stesso campo, che commercializza “Dinamica”, un materiale le cui caratteristiche green sarebbero – appunto – solo di facciata. Alcantara aveva notato continui claim pubblicitari con “indicazioni non veritiere” e ha deciso di agire con un procedimento d’urgenza. Dopo una lunga diatriba, a fine novembre il tribunale ha dato ragione all’azienda e obbligato di fatto Miko a fare un passo indietro.

greenwashing tribunale

Il provvedimento del tribunale

Il tribunale ha ordinato a Miko la cessazione della diffusione dei seguenti claim ‘La prima microfibra sostenibile e riciclabile’, ‘100% riciclabile’, ‘Riduzione del consumo di energia e delle emissioni di anidride carbonica dell’80%’, ‘Amica dell’ambiente’, ‘Scelta naturale’ e ‘Microfibra ecologica’. Per il Tribunale di Gorizia si è trattato di “informazioni non verificabili e ingannevoli sul contenuto di materiale riciclato del prodotto”. Il tribunale ha inoltre ordinato la pubblicazione della decisione sul sito di Miko e l’invio dell’ordinanza ad alcuni clienti della stessa.

I danni del greenwashing per la concorrenza

Dichiarare che si tratta della “Prima microfibra sostenibile e al 100 per cento riciclabile”, quando le cose non starebbero così, vuol dire arrecare un danno a un’azienda concorrente e prendere in giro il consumatore. Sulla faccenda è intervenuta anche l’organizzazione no profit Save the Planet. Che ha sottolineato come non è tutto green quello che viene presentato come tale e i danni, in termini di concorrenza, possono essere elevati. L’organizzazione cita un recente studio condotto da McKinsey, secondo cui sono circa il 70% i consumatori che nelle loro scelte di acquisto sono pronti a optare per prodotti eco-friendly rispetto a quelli tradizionali, anche pagando prezzi più elevati.

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Perché si tratta di una sentenza storica

La decisione resa dal Tribunale di Gorizia il 26 novembre 2021 è un’ordinanza resa all’esito di un procedimento cautelare/d’urgenza. Entrambe le parti potranno proporre reclamo avverso la decisione oppure avviare un eventuale giudizio ordinario. Si tratta di una sentenza storica perché per la prima volta il tema del greewashing è arrivato in tribunale. Fino a oggi i casi di greenwashing erano presi in esame soltanto dall’Antitrust, arrivato a comminare multe sino a 5 milioni di euro. E dall’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria attraverso le decisioni del Gran Giurì. Adesso però le cose stanno cambiando: per la prima volta, ad occuparsi di un caso di greenwashing su panni in microfibra, è stata la magistratura ordinaria. Questo è uno dei primi casi in Italia ma anche in Europa su temi di greenwashing in cui è coinvolta la magistratura. Il “precedente” di Alcantara e Miko potrebbe avere conseguenze importanti sulla comunicazione pubblicitaria.