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Trapianto di rene, le famiglie di due donne israeliane e una araba si scambiano gli organi per farle vivere

Pubblicato: 27/12/2021 18:30

Nel luglio 2021 tre donne, due in Israele e una negli Emirati Arabi, hanno ricevuto ognuna un trapianto di rene il cui donatore era membro della famiglia di una delle altre due. Questa operazione ha abbattuto barriere religiose, ideologiche e geografiche, aprendo la strada ad una nuova regolamentazione dei trapianti di organi.

Trapianto di rene: i donatori volontari non erano compatibili

Ognuna delle tre donne in necessità di un trapianto di rene aveva un donatore disposto a sottoporsi all’operazione. Tuttavia, nessuno dei donatori risultava compatibile con la parente che avrebbe dovuto subire il trapianto. La soluzione è stata uno “scambio a tre” che ha funzionato nel modo seguente: il marito di una paziente di Abu Dhabi ha donato un suo rene a una donna in Israele; il marito di quest’ultima, a sua volta, ha donato l’organo a una donna in un altro ospedale israeliano, dove la figlia della paziente, incompatibile con la madre, ha subito l’operazione per l’asportazione di un rene, trapiantato poi nella paziente degli Emirati Arabi.

Donazione di organi: operazioni in simultanea

Quest’operazione di 18 ore, per la quale sono stati coinvolti tre ospedali di due paesi diversi e jet privati che trasportassero gli organi, è stata coordinata dalla Alliance for Paired Kidney Donation (“Alleanza per donazione di rene abbinata”). L’organizzazione no profit ha sede a Toledo, in Ohio, negli Stati Uniti medio-occidentali. Michael Rees, il medico a capo dell’associazione, ha coordinato, in passato, operazioni di donazione di organi simultanee avvenute in tre stati con fusi orari diversi all’interno degli Stati Uniti. Quella avvenuta l’estate scorsa e che ha messo in relazione le due famiglie in Israele e la famiglia negli Emirati Arabi è, tuttavia, la prima del suo genere.

L’operazione è stata resa possibile anche grazie ai discussi Abraham Accords del 2020 (accordi stipulati tra Israele, Emirati Arabi e Stati Uniti), secondo quello che riporta il The Times of Israel. Il progetto pare, però, avere ambizioni più ampie: un portavoce dello Sheba Medical Center, uno degli ospedali israeliani in cui è avvenuta l’operazione, ha sottolineato che ci si aspetta che il programma apra la porta a più operazioni di donazioni di organi che possano salvare la vita in entrambi i paesi nei prossimi mesi. 

Donazione degli organi: come funziona

L’Alleanza contribuisce a semplificare gli iter necessari alla donazione di organi lavorando con i governi e i centri specializzati nel mondo e fornisce un registro per i donatori unico nel suo genere. Il sistema funziona sulla base di un algoritmo, vincitore di un premio Nobel, sviluppato da Alvin Roth dell’Università di Stanford in collaborazione con il professore associato Itai Ashlagi. L’obiettivo dell’Alleanza, quindi di Roth e del suo algoritmo, è quello di rendere possibili scambi oltre i confini statali, fornendo un pool maggiore e più vario di donatori per trovare compatibilità il più alte possibili. “Una soluzione globale per un problema globale”, la definisce Roth