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Cosa vuol dire fare il mammo? Facciamo giocare i bambini con le bambole e torneranno anche i papà

Pubblicato: 30/12/2021 11:33

Articolo a cura di Flavia Brevi

“Le bambine giocano con le bambole e i bambini no” diceva Raffaele Morelli a Radio Capital, durante un confronto piuttosto acceso con Michela Murgia nel giugno 2020.

Il dato, in effetti, conferma le sue parole: secondo un report di Ipsos per conto di WeWorld, più del 70% degli uomini da piccolo non ha mai giocato con le bambole. Questo significa che lo psichiatra ha ragione? Non proprio.

Che cose’è il curriculum nascosto 

Ci sono due modi di vedere la questione: possiamo pensare, come Morelli, che esista una “radice del femminile” – e, di converso, una maschile – che renda le donne più propense ad avere certe caratteristiche caratteriali, ad assumere determinati atteggiamenti e a ricoprire alcuni ruoli lavorativi. Essendo la “radice” naturale, dovremmo dedurre che è difficilmente modificabile.

Oppure, come suggerisce la teoria del curriculum nascosto, c’è un insieme di valori e comportamenti che non vengono mai menzionati esplicitamente, ma che apprendiamo sin dall’infanzia attraverso il materiale scolastico, l’abbigliamento, i media e le aspettative delle persone che ci circondano, come famigliari e insegnanti.

Insomma, se ragionassimo come Morelli, un bambino di 3 anni non giocherebbe con le bambole o non vestirebbe di rosa perché non sono cose appartenenti al gusto del suo genere.

Secondo la teoria del curriculum nascosto, invece, sono i genitori a decidere e comprare vestitini e giocattoli in base ai propri gusti e a ciò che la società suggerisce loro, anche tramite la pubblicità.

Non fingerò di non propendere per la seconda tesi, anche alla luce di un altro dato proveniente dallo stesso report di Ipsos citato in precedenza: mentre il 70% degli uomini ha dichiarato di non aver mai giocato con le bambole, le bambine che non hanno mai giocato con le macchinine rappresentano “solo” il 42%. Una percentuale di non poco conto, certo, ma di molto inferiore rispetto alla sua controparte che, secondo la teoria di Morelli, dovrebbe essere simile e speculare.

Cos’è, allora, che ha creato questa differenza?

Provo ad azzardare una risposta: nel corso di questi anni, grazie ai movimenti femministi, sono aumentate le comunicazioni e gli esempi di empowerment femminile. Abbiamo imparato a dire alle bambine che possono fare tutto, abbiamo raccontato loro storie della buonanotte “ribelli” e le eroine stanno lentamente scalzando le principesse dai nuovi cartoni animati.

È tutto giusto – e ancora troppo lento, a giudicare dalla mole di giocattoli rosa che ancora invitano a fare le pulizie “come la mamma” – ma nell’equazione mi sembra che manchi una parte: insegnare ai bambini a relazionarsi con la loro sfera emotiva, per prendersi cura di sé e degli altri.  

Sempre secondo la ricerca per WeWorld, la quota di uomini che non piangeva mai da piccolo è più del doppio di quella delle donne (19% contro il 7%). Lo sentite anche voi l’eco di tutti quei “non fare la femminuccia”?

La casa: un regno fatto da tante “regine”, ma nessun “re”

Un altro dato della ricerca che ci aiuta a riflettere sui condizionamenti sociali riguarda le faccende domestiche.

La quota di uomini che da piccolo non aiutava per nulla in casa è 3 volte quella delle donne, probabilmente più responsabilizzate dei loro coetanei a occuparsene. D’altronde la casa è un regno pieno di regine, ma privo di re. Provare su Google Immagini per credere: alla definizione “regina della casa” ecco spuntare foto e disegni di donne intente a pulire i pavimenti, mentre gli unici risultati che otteniamo digitando “re della casa” sono… Gatti.

D’altronde lo spazio degli uomini è quello pubblico, come ci ricordano i nomi delle vie, delle scuole o i monumenti delle nostre città, un altro insegnamento che apprendiamo sin dall’infanzia, senza accorgercene.

Genitorialità condivisa, è ora di dire basta al “mammo” e fare spazio al padre

Se vogliamo davvero scoprire l’indole e le attitudini dei bambini, forse dovremmo smetterla di mostrare loro solo una metà dello scenario possibile. E questo include anche il mondo dei giocattoli: certo è fantastico vederli viaggiare nello spazio, dare vita ai dinosauri o costruire un edificio, un mattoncino alla volta. Sarebbe altrettanto fantastico trovarli cullare una bambola senza che qualcuno li prenda in giro o li sgridi per quello che stanno facendo. Forse smetteremmo di usare il termine “mammo” ogni volta che vediamo un adulto fare, semplicemente, il papà e lotteremmo di più per politiche a favore della genitorialità condivisa.
In conclusione, per tutti i Morelli all’ascolto: se solo sapeste cosa facevano molte di noi ex-bambine alle loro bambole, vi ricredereste perfino sull’istinto materno.