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Bimba precipitata dal balcone a Torino, il patrigno di Fatima accusato di omicidio colposo: “Era un gioco”

Pubblicato: 16/01/2022 11:24

Azhar Mohssine, il patrigno della piccola Fatima morta dopo essere caduta dal balcone a Torino, resterà in carcere. Il giudice per le indagini preliminari ha però cambiato l’accusa nei suoi confronti: non più omicidio volontario. Lo stesso, nelle scorse ore, avrebbe raccontato che l’incidente è avvenuto mentre stava giocando con la bimba.

Il patrigno della bimba precipitata a Torino accusato di omicidio colposo

Due giorni dopo il fermo disposto dalla Questura di Torino, cambia il capo d’accusa nei confronti di Azhar Mohssine, 32enne marocchino e patrigno della piccola Fatima, bimba precipitata dal balcone di casa sua a Torino la sera del 13 gennaio e morta all’ospedale Regina Margherita nonostante un intervento d’urgenza. La piccola non ce l’ha fatta e l’uomo è stato portato in carcere. In queste ore, riporta Ansa, il gip Agostino Pasquariello ha riformulato l’accusa venendo incontro alle richieste dell’avvocato di Azhar Mohssine: il patrigno ora risulta accusato di omicidio colposo, non più volontario.

Contestualmente, il giudice ha confermato la custodia in carcere per l’uomo. Secondo la prima ricostruzione, la bambina avrebbe raggiunto da sola il patrigno nella casa sopra quella in cui viveva con la madre. Qui, a seguito di un tragico gioco riferito dallo stesso, la tragedia che è costata la vita a Fatima, di soli 3 anni.

“Era un gioco”: il racconto del patrigno di Fatima, bimba di 3 anni

Il cambio di accusa da parte del gip cambia un fondamentale dettaglio nella narrazione di questa tragica cronaca: Azhar Mohssine non è più accusato di aver ucciso volontariamente la bimba di 3 anni figlia della sua compagna, ma che si sia trattato di un’incidente. Lo stesso, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, secondo quanto riportato da Ansa avrebbe detto: “Giocavo con Fatima sul balcone. La lanciavo in aria e la riprendevo, con la mamma che ci guardava da sotto“. L’uomo avrebbe poi negato che al momento del fatto fosse in stato di alterazione da alcol tale da fargli perdere la lucidità, nonostante secondo le ricostruzioni stesse bevendo con alcuni amici prima dell’incidente.

L’avvocato del 32enne, Alessandro Sena, ha inoltre dichiarato che Mohssine sta provando a metabolizzare la tragedia: “È sconvolto. Non dimentichiamoci che ha saputo della morte della bimba, a cui voleva bene come a una figlia, pochi minuti prima di essere interrogato in procura“.