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Anna Frank: chi ha tradito la famiglia Frank svelando il nascondiglio e condannandoli ad Auschwitz

Pubblicato: 17/01/2022 20:10

Chi ha tradito la famiglia Frank condannandoli ai campi di concentramento e, nel caso di Anna, alla morte? Una domanda che ha perseguitato per anni Otto Frank e che forse ora ha trovato una riposta.

Anna Frank, con il suo diario ritrovato dopo la guerra e pubblicato per volontà del padre, è diventata il simbolo dell’orrore dell’Olocausto e della Seconda Guerra Mondiale. La sua voce, giovane e innocente che nonostante la violenza della guerra guardava al futuro, ha coinvolto migliaia di giovani e non solo che hanno letto le sue parole.

La storia di Anna Frank ripercorre quella vissuta da migliaia di cittadini europei privati, nel corso degli anni, di diritti basilari come ad esempio quello al lavoro, allo studio, alla salute… arrivando alla privazione della cittadinanza (Anna Frank diventa apolide nel 1935), deportati e privati poco per volta dell’identità e di tutto ciò che fa un essere umano solo perché ebrei.

Le indagini negli anni per scoprire i traditori della famiglia Frank

Sono passati più di 75 anni da quando Anna Frank, insieme alla sua famiglia, la famiglia Van Pels e il dentista dottor Pfeffer venivano scoperti nel nascondiglio dietro lo scaffale dell’edificio della Prinsengracht 263, sede della società Opekta Pectacon. Lì, all’ultimo piano sul retro, era stato creato l’alloggio che ha ospitato quelle 8 persone fino al 4 agosto 1944 quando la polizia nazista ha fatto irruzione alle 10.30 del mattino e, durante un’ispezione, sono andati dritti al nascondiglio.

Il 3 settembre la famiglia Frank è stata trasportata ad Auschwitz-Birkenau e solo Otto Frank ha fatto ritorno, trovando poco dopo il diario di sua figlia, consegnatole dall’amica Miep Gies, che aveva aiutato a nasconderli. Inizialmente, a seguito di un’indagine avviata nel luglio del 1947 da un’azione congiunta di magistratura olandese e diverse commissioni giudiziarie nate per catturare criminali nazisti, il primo nome ad essere fatto come presunto traditore dei Frank è stato quello di Willem van Maaren, magazziniere della ditta successivamente assolto.

Nel ’48 emergono i primi sospetti sul tradimento ai Frank, forse operato da parte di famiglie ebree stesse. Un sospetto mai analizzato da Otto Frank che era asservito alla missione di proteggere il Diario di Anna da attacchi di negazionisti.

Chi ha tradito la famiglia di Anna Frank

Grazie ad un’indagine storica unica nel suo genere (raccontata nel libro Chi ha tradito Anna Frank della scrittrice Rosemary Sullivan), alla quale hanno collaborato diversi ricercatori, giornalisti e investigatori tutti guidati da un ex agente dell’FBI Vince Pankoke, un nome sarebbe stato individuato e confermerebbe la pista della comunità ebraica.

L’indagine è partita nel 2016 e ha seguito il modello utilizzato per i cold case, risalendo a ritroso nel tempo grazie ad incontri con discendenti, ma anche analisi di una grande quantità di documenti. Dopo aver scartato diverse piste è rimasto solo un nome, quello del notaio Arnold van den Bergh.

Chi era Arnold van den Bergh

Notaio ebreo praticante nel mondo dell’arte e membro del Consiglio ebraico di Amsterdam (organismo collaborazionista che si era reso disponibile a facilitare l’attuazione della politica di occupaizone nazista, smantellato nel 1943), van den Bergh era sposato e padre di tre figli. Secondo i documenti raccolti ha lavorato fino al gennaio 1943, quando poi un collega ariano lo ha denunciato alle SS per prendere il suo posto nello studio J.W.A. Schepers. Van den Bergh aveva perso i suoi privilegi e dal mese di gennaio 1944 gli era stato reso noto che lui e la sua famiglia erano passibili di arresto ha cercato di mettere in salvo la sua famiglia affidando le figlie alla Resistenza e, per salvare se stesso e la moglie anche un discreto numero di famiglie ebree nascoste consegnando alla polizia nastista tutti gli indirizzi.

Come si legge su Ansa, Vince Pankoke, ex agente dell’Fbi e membro del team investigativo, in un’intervista rilasciata a BBC ha spiegato: “Dopo aver perduto una serie di protezioni ed essersi ritrovato nella necessità di offrire qualche informazione di valore ai nazisti, per cercare di mantenere in salvo se stesso e sua moglie”.

Una verità, quella emersa dalla lunga indagine e dal libro di Sullivan, che mette in luce ancora una volta la brutalità, l’orrore e la disumanizzazione del regime nazista. La banalità del male tanto decantata da Hannah Arendt e che trova ora un altro, triste esempio.

Ultimo Aggiornamento: 17/01/2022 20:14