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Padre e figlio della foto simbolo della guerra in Siria arrivano in Italia per iniziare una nuova vita

Pubblicato: 25/01/2022 15:28

Si chiamano Munzir e Mustafa i protagonisti dello scatto che ha fatto il giro del web e che è diventata simbolo del dramma siriano. In questi giorni padre e figlio, insieme alla mamma Zeynep e altre due piccole figlie, sono arrivati in Italia all’aeroporto Leonardo da Vinci di Ciampino (in provincia di Roma). Successivamente sono stati attesi con ansia a Siena, dove potranno iniziare una nuova vita.

Siena, la famiglia siriana ripartirà grazie alla raccolta fondi organizzata dalla città

Dalla città toscana del Palio è partita di recente un’incredibile gara di solidarietà che ha permesso di raccogliere 100 mila euro per consentire al piccolo Mustafa e alla sua famiglia di arrivare in Italia e ricominciare da zero. Padre e figlio hanno perso braccia e gambe a causa dei bombardamenti nel loro paese, la Siria. I due sono stati immortalati dal fotografo turco Mehmet Aslan, mentre si abbracciano e cercano di farsi forza per sopportare le difficoltà in cui versa il paese e i suoi cittadini. Lo scatto non solo è diventato virale, ma ha anche vinto il Siena International Photo Awards 2021. Successivamente, per aiutare la famiglia, l’associazione Siena Awards ha lanciato una raccolta fondi per ottenere la cifra necessaria per portare la famiglia in Italia, prestarle assistenza a consentirle di ricominciare una nuova vita, lontana dagli orrori che accadono in Siria.

Siena accoglie il piccolo Mustafa e la sua famiglia arrivati dalla Siria

Dopo questa disperata gara di solidarietà, la famiglia di Mustafa è dunque arrivata in Italia e, dopo il periodo di quarantena previsto dalle attuali norme anti-Covid, saranno sottoposti ad esami che cercheranno di approfondire la loro condizione. La speranza è di poter intervenire per applicare delle protesi sia al padre che al figlio. Nel frattempo sarà Siena, la città che ha accolto il piccolo Mustafa e la sua famiglia, ad occuparsi di loro. In queste ore il cardinale Augusto Paolo Lojudice, si è messo al lavoro per trovar loro una casa in cui poter vivere. Prima del loro arrivo, ha anche rilasciato una dichiarazione in merito, riportata in queste ore da diversi portali: “Appena arrivano li incontrerò. Spero di essere il primo. È la Chiesa che li accoglie e in questo caso mi sento di rappresentarla tutta la Chiesa – sono le parole del cardinale riportate dall’Huffington Postsi tratta di un dramma umano di una famiglia che è diretta conseguenza della guerra, follia distruttiva ed efferata. Una volta arrivati dovremo capire le loro aspettative, farli rimanere con i piedi per terra e farli sentire accolti in una famiglia ancora più grande“.

Si procederà per gradi, senza dubbio, ma la macchina del volontariato si è già messo al lavoro; alla famiglia sarà infatti fornito non solo il vitto ma anche un’indennità. Successivamente si penserà all’integrazione, cercando prima un mediatore linguistico e si procederà ad assicurare sia supporto che l’insegnamento dell’italiano.