Vai al contenuto

La Porta dell’Inferno: il Turkmenistan vuole spegnere il rogo che brucia da oltre 50 anni

Pubblicato: 28/01/2022 22:20

La Porta dell’Inferno, pseudonimo del cratere di Darzava, è una delle attrazioni turistiche più famose in Turkmenistan. Si presume che sia in fiamme dal 1971 e l’incendio viene costantemente alimentato dai gas naturali presenti nel cratere. Situato nel deserto del Karakum, è largo 70 metri e profondo 30, e si trova a soli 260 chilometri dalla capitale Ashgabat. Non è la prima volta che si pensa di spegnere, dopo 50 anni di fiamme incessanti, questa affascinante attrazione. Tuttavia, le precedenti operazioni sono tutte fallite.

Il Presidente del Turkmenistan, però, ha di nuovo ordinato al governo di trovare una soluzione per spegnere il rogo, in modo da mitigare l’effetto delle fiamme sull’ambiente circostante e sulla salute di chi abita nella zona.

Perché vogliono spegnere la Porta dell’Inferno

Oltre alle motivazioni riguardanti l’inquinamento dell’ambiente e la salute di chi abita nei pressi del rogo, la motivazione più plausibile per cui il Presidente del Turkmenistan, Berdymukhamedov, voglia spegnere questo cratere è per sfruttare i gas naturali presenti al suo interno.

Le opportunità economiche offerte dallo sfruttamento di questo gigantesco giacimento di gas sono immense. Inoltre, la Russia ha recentemente annunciato di aver raddoppiato le importazioni di gas dal Turkmenistan, raggiungendo, lo scorso anno, i 10 miliardi di metri cubi.

L’esportazione di gas naturali è la principale risorsa dell’economia turkmena, quindi i guadagni derivati dallo sfruttamento della Porta dell’Inferno aumenterebbero significativamente, superando quelli entrati dal settore turistico in tutti questi anni.

Stiamo perdendo risorse naturali preziose da cui potremmo ottenere profitti significativi e che potrebbero servire per migliorare il benessere del nostro popolo“, ha dichiarato il Presidente Berdymukhamedov sulla tv di Stato.

Già anni fa il Presidente turkmeno aveva ordinato al governo di trovare una soluzione per spegnere le fiamme, ma nessuno era riuscito ad ingegnare qualcosa. Può darsi che questa sia la volta buona o può darsi che il cratere continuerà a bruciare ininterrottamente finché l’incendio non si estinguerà naturalmente, all’esaurirsi del gas.

Com’è nato il cratere che brucia da più di 50 anni

Le origini della Porta dell’Inferno sono ancora avvolte nel mistero. L’ipotesi più gettonata riguarda la formazione del cratere a seguito di un’operazione di perforazione da parte dei sovietici. Ai tempi, infatti, il Turkmenistan era ancora sotto il dominio dell’URSS, ecco perché tutti i documenti riguardanti il caso sono classificati come top secret.

L’operazione di perforazione era rivolta alla ricerca di giacimenti petroliferi nel deserto del Karakum ma il peso della strumentazione causò il crollo del terreno a causa del grande giacimento di gas naturale sottostante. Probabilmente, per evitare la dispersione del gas nocivo, alcuni geologi decisero di dargli fuoco, pensando che l’incendio si sarebbe estinto dopo qualche giorno.

Invece, il cratere ha continuato a bruciare per oltre 50 anni e i geologi non hanno idea di quanto potrebbe ancora bruciare o di quanto gas sia rimasto nel giacimento. Alcuni studiosi pensano che la formazione del cratere e l’incendio risalgano a periodi diversi e che il cratere abbia iniziato a bruciare anni dopo l’incidente. Tuttavia, non ci sono fonti attendibili a riguardo, essendo tutte le informazioni sulle sue origini custodite segretamente.

L’esploratore George Kourounis è stata la prima persona a scendere nel cratere, grazie a una spedizione finanziata in parte da National Geographic nel 2013.