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Riforma delle pensioni, al centro giovani, donne e il superamento di Quota 102: le ipotesi del Governo

Pubblicato: 03/02/2022 15:50

Il Governo potrebbe presto valutare numerose opzioni per la riforma del sistema previdenziale, alcune delle quali rivolte ai giovani. Oltre al dopo Quota 102 potrebbe farsi strada l’ipotesi di un bonus contributivo per i giovani: ecco quali sono le misure che dovranno essere discusse e valutate.

Pensioni, le richieste di Governo e sindacati per affrontare il dopo Quota 102

Il tema delle pensioni è al centro del confronto tra il Governo e i sindacati, per arrivare infine a una riforma del sistema previdenziale. In particolare si cerca di correggere l’attuale Legge Fornero tramite soluzioni condivise dalle parti in gioco. L’obiettivo è arrivare con una riforma pronta per il 1° gennaio 2023, quando avrà ufficialmente termine Quota 102. In data 7 febbraio è atteso un momento di verifica che vedrà coinvolti il Governo e i leader di Cgil, Cisl e Uil. Per il Governo sarebbe irrinunciabile il ricorso al sistema di calcolo previdenziale interamente contributivo, mentre i sindacati chiedono a gran voce la flessibilità in uscita. Per Cgil, Cisl e Uil occorre infatti rendere possibile l’accesso anticipato alla pensione dai 62 o 63 anni di età o, in alternativa, con 41 anni di contributi. Al momento la soglia anagrafica di accesso a Quota 102 è di 64 anni.

Le ipotesi per le pensioni dei giovani e delle donne: la proposta di un bonus contributivo

L’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ha evidenziato come i giovani italiani corrano il rischio concreto di accedere alla pensione soltanto al compimento dei 70 anni di età e con assegni anche inferiori alla soglia di povertà. Tra le cause, le carriere discontinue e i periodi di precariato. Tra gli strumenti che potrebbero essere vagliati dal Governo c’è una pensione di garanzia per i giovani. Per questa soluzione ci sarebbero 2 ipotesi sul tavolo: la prima, appoggiata anche dai sindacati, potrebbe prevedere un bonus contributivo virtuale capace di garantire 1,5-1,6 anni di versamenti per ogni anno di lavoro. Tale bonus potrebbe coprire anche in modalità figurativa anche i periodi di formazione, di disoccupazione e di cura o assistenza di famigliari in difficoltà. Per le donne, il bonus contributivo virtuale potrebbe essere esteso anche ai periodi di maternità e di assenza “forzata” dal lavoro. La seconda ipotesi potrebbe invece consistere in una contribuzione figurativa, in forma di bonus una tantum. Per le madri potrebbe essere discusso anche un ulteriore bonus pari a 12 mesi di versamenti per ogni figlio.