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Classifica dei Paesi più ricchi dopo la pandemia: dov’è l’Italia e il ruolo del debito pubblico

Pubblicato: 08/02/2022 10:55

La pandemia che ormai da 2 anni imperversa nel mondo ha avuto un violento impatto anche sull’economia. Lo stop alla produzione, i lockdown, il divieto di spostamento, hanno fermato interi comparti con ripercussioni anche gravi sul PIL. Non solo in Italia la crisi si è fatta sentire e si sta facendo ancora sentire con l’inflazione che sta raggiungendo picchi preoccupanti. Quasi tutte le maggiori potenze economiche al mondo hanno dovuto fare i conti con una flessione della curva della crescita economica in questi due anni alle prese con la lotta al virus. Le prospettive per l’anno in corso sono fiduciose, la convinzione di intravedere finalmente la luce in fondo al tunnel da un punto di vista sanitario, ha aperto a speranze di crescita economica i principali Paesi al mondo fino a raggiungere i livelli pre pandemia.

A dare un quadro più preciso sullo stato economico dei Paesi più ricchi al mondo ci ha pensato l’Economist che ha raccolto dati riguardanti 23 Paesi ricchi e stilato una classifica sulla base di cinque parametri finanziari ed economici: PIL, reddito familiare, situazione del mercato azionario, investimenti e debito pubblico.

Italia negli ultimi posti per crescita economica

E il quadro che è emerso non è certo positivo per il nostro Paese, visto che si è fermato al 15° posto. A pesare per l’Italia soprattutto il debito pubblico sul PIL, aumentato di oltre 20 punti percentuali rispetto al 2019. Ma c’è anche chi se la passa peggio. La Spagna si è classificata ultima con un crollo del PIL di oltre il 6% e un aumento del debito di oltre il 22%, e la Gran Bretagna che ha risentito anche dell’effetto Brexit facendo registrare un PIL a -2,1% e un debito a +21,9%.

Nelle prime posizioni le nazioni del Nord che si confermano molti forti economicamente in questo momento: Norvegia, Svezia e Danimarca occupano le prime posizioni, con l’eccezione a sorpresa della Slovenia che si è fatta forte di un mercato azionario salito alle stelle.

L’Economist ha sottolineato come la crescita stia avvenendo in modo molto rapido nel complesso. La produzione ha raggiunto i livelli pre pandemia già alcuni mesi fa ma questa sta avvenendo in modo non omogeneo.

Analizzando i singoli parametri ad esempio sul lavoro è dipeso molto come le singole nazioni hanno voluto gestire l’emergenza. Ci sono state nazioni come Canada e Stati Uniti che si sono mossi molto bene con strategia di sussidi alla disoccupazione e aiuti alle famiglie indigenti. Altre invece come la Spagna o l’Austria non hanno fatto nulla per preservare i posti di lavoro né hanno aiutato le famiglie in difficoltà. In entrambi gli Stati il reddito delle famiglie è ancora inferiore del 6% rispetto al periodo pre-pandemico.

Quanto ai valori azionari delle aziende, quelle del Nord Europa sono saliti a livelli altissimi rispetto a quelli pre pandemia. Danimarca e Svezia hanno superato il 50% di crescita. Considerando questo parametro l’Italia non è andata male: ha fatto registrare un +18,5% sul 2019.

L’aumento del debito pubblico ci fa scivolare in classifica

Quello che ha fatto sostanzialmente precipitare la nostra nazione in classifica è stato il debito pubblico, aumentato come detto del 20% rispetto al 2019. Anche in questo caso i Paesi scandinavi si sono distinti con la Norvegia che ha addirittura ridotto il debito del 9% mentre Danimarca e Svezia hanno registrato un timido aumento del 6 e 3%.

Ultimo aspetto che ha pesato molto sono gli investimenti aziendali. Se l’Italia ha avuto un risultato quasi invariato facendo registrare solo un -1,3%, negli Stati Uniti sono aumentati di molto soprattutto in campo tecnologico. L’Irlanda invece ha ottenuto addirittura un -78,8% rispetto al 2019.

Ma il futuro come sarà? Se come detto le previsioni parlano di una crescita economica molto rapida che è già avviata, anche in questo caso avverrà in modo non omogeneo. Per la nostra nazione è stimata una crescita del 4,6% durante il 2022, ma per nazioni come Danimarca, Slovenia e Svezia ci sarà una crescita complessiva del 5% sul PIL, mentre Giappone, Gran Bretagna e Spagna (le ultime tre nazioni della classifica) si fermeranno a +1%.