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Paralizzato dal 2017, torna a camminare grazie alla tecnologia: la nuova vita dopo l’incidente in moto

La storia di Michel inizia con il terribile incidente che lo lascia paralizzato, senza sensibilità alle gambe. E ricomincia con l'incredibile tecnologia che gli ha permesso di tornare a camminare, assieme ad altri 8 pazienti come lui.
Paralizzato dal 2017, torna a camminare grazie alla tecnologia: la nuova vita dopo l'incidente in moto

Dalla Svizzera arriva la straordinaria storia di Michel, 30enne italiano che è tornato a camminare grazie alla tecnologia, dopo essere rimasto paralizzato in seguito a un incidente. Ecco come funziona la tecnologia che ha reso possibile il suo ritorno alla normalità e come potrebbe essere impiegata in futuro.

Rimane paralizzato nel 2017 e oggi torna a camminare: la storia di Michel

Il protagonista di questa storia a lieto fine è Michel Roccati, 30enne di Torino. Michel era stato vittima di un incidente in moto nel 2017, sulla collina di Superga, ed era rimasto paralizzato. Era stato ricoverato per mesi all’Unità spinale di Torino con la spina dorsale rotta in più punti.

La diagnosi non aveva lasciato aperta alcuna possibilità di recuperare l’uso delle gambe. Michael non si è arreso e, come ha raccontato in un’intervista all’Ansa, “Volevo trovare una soluzione al mio problema e un giorno durante un congresso a Grugliasco mi ha colpito una slide che raccontava di questo progetto di Courtine a Losanna. Gli ho scritto, ho inviato la cartella clinica ho chiesto di partecipare allo studio come volontario. Sono stato fortunato perché la mia lesione è risultata compatibile”. Oggi Michel è tornato a camminare, insieme ad altri 8 pazienti vittime come lui di traumi alla colonna vertebrale, grazie a una tecnologia capace di stimolare con impulsi elettrici il midollo lesionato.

È capace di restare in piedi per due ore ed entro la primavera è determinato a riuscire a camminare per un intero chilometro.

Come funziona l’impianto che ha permesso a Michel di tornare a camminare

L’impianto che ha permesso a Michel di tornare a camminare è composto da elettrodi inseriti nella colonna vertebrale e da un dispositivo nell’addome incaricato di raccogliere i dati e gli impulsi in arrivo da un tablet.

Entrambi sono stati impiantati tramite un intervento chirurgico, ad agosto 2020. Questi impianti sono stati realizzati presso il Policlinico di Losanna e inviano stimoli all’area del midollo spinale incaricata di attivare i muscoli del busto e delle gambe. I pazienti sono sottoposti a lunghi allenamenti per recuperare una buona massa muscolare e, quando desiderano camminare o svolgere altre attività come il nuoto o salire le scale, possono selezionare l’attività desiderata su un apposito tablet. A questo punto, il tablet invia un “messaggio” all’impianto del paziente. Lo studio relativo a questa incredibile tecnologia è stato pubblicato su Nature Medicine e potrebbe essere esteso anche ad altre tipologie di condizioni neurologiche, per esempio il morbo di Parkinson.

Ad aprire a questa possibilità è Gregoire Courtine, co-direttore dello studio e appartenente all’Istituto Federale Svizzero di Tecnologia Epfl, con la partecipazione dell’italiano Silvestro Micera, che lavora presso l’Epfl e la scuola superiore Sant’Anna di Pisa.

Quali sono gli obiettivi per il futuro della tecnologia che permette ai pazienti di camminare di nuovo

Secondo lo studio, questa tecnologia è in grado di ripristinare la capacità di movimento in poche ore e dovrebbe adattarsi sia agli uomini sia alle donne.

L’età potrebbe essere un fattore capace di influenzare i tempi di risposta alla terapia, ma la condizione determinante sarebbe la presenza di una quantità sufficiente di midollo spinale sano per poter impiantare gli elettrodi: almeno 6 cm. In futuro, l’obiettivo degli esperti è abbandonare l’utilizzo del tablet e raccogliere gli impulsi direttamente dal cervello, inviandoli a un chip impiantato nel midollo. Oltre a estendere questa tecnologia a un numero maggiore di pazienti. Per il co-direttore dello studio, Gregoire Courtine, al momento questa tecnologia non costituisce una cura per le lesioni spinali, pur rappresentando un miglioramento nella qualità della vita dei pazienti.

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