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Caro bollette di luce e gas, come potrebbe funzionare il piano del Governo per aumentare la produzione nazionale

Pubblicato: 21/02/2022 13:21

Tra gli interventi volti a contrastare il caro bollette c’è l’aumento della produzione nazionale di gas, ricorrendo dunque ai giacimenti di metano presenti sul territorio italiano. In particolare, si pensa a circa 2 miliardi di metri cubi in più all’anno. Ecco dove sono localizzati i principali giacimenti e come potrebbe essere risolto il contrasto con il “piano antitrivelle”.

Decreto Bollette, quali sono i principali giacimenti italiani

Contro il caro bollette di luce e gas il Governo sembra intenzionato a intraprendere la strada della riduzione dei costi energetici. In particolare, potrebbe essere disposto un investimento da 2.000.000.000€ per arrivare a produrre ogni anno 2.000.000.000-2.500.000.000 di metri cubi in più di gas metano. In Italia sono presenti diversi giacimenti di gas e petrolio, tra cui Argo e Cassiopea nel Canale di Sicilia o Vega B nei pressi di Ragusa, il giacimento Teodorico al largo di Goro, oppure il fondale del Mar Ionio al largo di Crotone e la zona dell’Alto Adriatico compresa tra il Veneto e l’Istria. Alcune riserve sono presenti anche nei pressi di Ravenna e delle Marche, così come sulle colline dell’Abruzzo. In particolare, i giacimenti nel Canale di Sicilia potrebbero costituire l’80% del gas metano da estrarre. Non tutti questi siti però sono praticabili, a causa del cosiddetto “piano antitrivelle” Pitesai.

Perché non tutti i giacimenti di gas possono essere sfruttati per l’estrazione

Pitesai significa Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee. Si tratta di un piano regolatore per l’uso del sottosuolo per ridurre l’estrazione dai giacimenti nazionali. Per conciliare l’intenzione di aumentare la produzione nazionale con i limiti posti da tale piano, il decreto Bollette approvato venerdì 18 febbraio propone di effettuare le estrazioni in quei giacimenti che “ricadono in tutto o in parte in aree considerate idonee nell’ambito del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee”. Tra le aree che non risultano idonee c’è per esempio l’Alto Adriatico, perché si tratta di una zona a forte rischio di subsidenza che potrebbe provocare gravi danni alla città di Venezia e ad altre zone tutelate a livello paesaggistico e ambientale. Anche il giacimento Vega B corre il rischio di mettere in pericolo un’area marina protetta. Tra le soluzioni percorribili indicati dal Decreto di venerdì c’è anche la semplificazione per le fonti rinnovabili d’energia, in particolare eolico e solare, mettendo a disposizione anche i demani militari.

Quanto gas e petrolio è presente nel sottosuolo italiano

Nell’anno appena trascorso, l’Italia ha estratto 3.340.000.000 di metri cubi di gas (-18,6%) e ne ha bruciato 76.100.000.000 di metri cubi (+7,2%). Come riferisce il Sole24Ore, le stime effettuate diversi anni fa avevano indicato la presenza di 1.800.000.000 barili di petrolio e 350.000.000.000 metri cubi di gas nel sottosuolo del nostro Paese. Si tratta di stime con ogni probabilità al ribasso. Il ruolo del piano Pitesai, pubblicato all’inizio del mese di febbraio, è stabilire i criteri per le modalità e le zone in cui è possibile cercare o sfruttare i nuovi giacimenti di gas, ma anche precisare che i giacimenti già in attività possono essere sfruttati fino al loro esaurimento anche se sono localizzati in zone vietate.