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Terza dose di vaccino Moderna dopo 3 mesi: il parere dell’Agenzia Europea per i medicinali

Pubblicato: 04/03/2022 11:27

L’Ema, l’Agenzia Europea per i medicinali, ha dato la sua approvazione per anticipare la somministrazione della dose di richiamo con il vaccino Moderna. Ecco quando si potrà ricevere il booster e che cosa ha detto l’Ema.

Terza dose di vaccino Moderna, qual è il parere dell’Ema

L’Agenzia Europea per i medicinali ha espresso un parere favorevole alla possibilità di anticipare la somministrazione della terza dose di Moderna. Secondo quanto dichiarato dal Responsabile Vaccini e Prodotti terapeutici Covid-19 dell’Ema, Marco Cavaleri, i dati hanno evidenziato che la dose booster con il vaccino anti Covid Spikevax* di Moderna può essere somministrato già a partire da 3 mesi dopo il completamento del ciclo vaccinale primario. Dopo 3 mesi dalla seconda dose, quindi, si apre la possibilità di ricevere già il booster.

Il parere dell’Ema sulla quarta dose di vaccino anti-Covid e sul booster per gli over 12

L’annuncio dell’Ema è arrivato durante l’incontro periodico di aggiornamento con la stampa, durante il quale sono state affrontate anche altre questioni. Una delle più urgenti è il nodo relativo alla possibilità di procedere con la somministrazione di una seconda dose di richiamo, quindi una quarta dose di vaccino contro il Covid. Per Cavaleri, l’Ema è ancora impegnata a esaminare tutti i dati a sua disposizione relativi all’uso di un secondo booster effettuato con un vaccino a mRna. In particolare, riferisce che in alcuni Stati europei la quarta dose è realtà per alcune categorie di persone, tra cui gli immunodepressi ma anche gli over 70 o gli over 80. Prima che possa arrivare un parere o una raccomandazione da parte dell’Agenzia Europea per i medicinali, però, è necessario avere a disposizione sufficienti evidenze cliniche. L’Ema ha inoltre esaminato i dati provenienti da Israele per confermare la sicurezza del booster negli adolescenti oltre i 12 anni, effettuato con il vaccino Pfizer/BioNTech. I dati sono relativi a quasi 400.000 ragazzi appartenenti a questa fascia di età e, come spiegato da Cavaleri, non mostrano l’insorgere di nuovi problemi di sicurezza.