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Le sanzioni economiche per fermare Putin stanno funzionando davvero? Bisogna fermare anche gli oligarchi

Pubblicato: 07/03/2022 10:20

Sono in pochi ad aver previsto l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin. Si discute se la mossa del dittatore russo sia frutto di irrazionalità, di calcoli sbagliati, di una fantomatica bolla in cui l’autocrate di è separato dalla realtà, ma il risultato finale è tragico: c’è una guerra in Europa, a due passi da noi, originata dalla volontà imperialista e illegale, fondata su violenza e sopraffazione.

L’incubo della guerra nucleare

Tutta l’Europa è impaurita, incredula che alle soglie del 2022 possa essere tornata la guerra, cancellata dalle menti dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Il lancio di missili russi venerdì scorso, nei pressi della centrale atomica di Zaporizhzhia ha ulteriormente esacerbato le tensioni: le borse europee hanno perso ben 393 miliardi di euro in termini di capitalizzazione in una sola giornata.

La reazione dell’Ucraina, guidata dal Presidente Volodymyr Zelensky – in contatto audio e video con tutte le democrazie occidentali – ha sorpreso tutti, Putin in primis, che credeva di vincere facile con una guerra-lampo. Le forze in campo sono tali da prevedere una vittoria finale russa. Ma crediamo sarà una vittoria di Pirro, a cui seguirà il crollo di un regime, basato su corruzione, oligarchie economiche e privazione dei diritti civili.

Quanto è ricco Putin e quanto vale l’economia russa

L’economia russa è costruita intorno al “sistema Putin”, dove regna una cleptocrazia che si è smisuratamente arricchita con metodi mafiosi. Secondo Anders Aslund (autore di un documentatissimo volume dal titolo “Russia’s crony capitalism”) il presidente russo avrebbe accumulato una ricchezza superiore ai 100 miliardi di dollari, come fosse un imprenditore del calibro di Jeff Bezos, fondatore di Amazon. Il prodotto interno lordo russo è pari a 1.483 migliaia di miliardi di dollari (2020), inferiore a quello italiano (1886) e quasi un terzo di quello tedesco (3.806), nonostante l’ampiezza del territorio e il numero di abitanti (144 contro i 60 milioni dell’Italia). Questi numeri fanno capire come la Russia sia un’economica arretrata, basata quasi esclusivamente sulle materie prime, fondamentalmente petrolio e gas.

Tutte le sanzioni contro Putin

Il mondo occidentale combatte una guerra decisiva: lo scontro è tra tirannia e democrazia, i valori democratici sono a rischio, così come non possiamo escludere che Putin, dopo l’Ucraina, voglia invadere altri Paesi (come ha fatto in passato con Crimea e Giorgia). L’Unione Europea ha reagito in modo unito e coeso, decidendo in poco tempo sanzioni economiche e finanziarie capaci di mettere a repentaglio l’intero sistema economico russo. Il premier britannico Boris Johnson non ha esitato a definire Putin un “criminale di guerra”. In Parlamento il presidente del Consiglio Mario Draghi ha detto: “Putin ci vedeva impotenti e divisi e si è sbagliato”. Come ha scritto lo storico Andrea Graziosi, “Putin è un “pazzo” mosso da un disegno lucido”. Per cui la reazione deve essere per forza di cose potente e duratura. Vediamo insieme la composizione delle sanzioni:

  • La quasi totalità delle banche russe è stata esclusa dal sistema di pagamenti SWIFT (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication). Questo è un sistema di messaggistica, come un whatsapp tra banche, che garantisce identificazione e riservatezza, cui hanno aderito migliaia di banche nel mondo. Gazprombank è stata esclusa dalle sanzioni, poiché l’istituto è usato per il pagamento del gas russo. Questo fatto fa emergere il grave errore europeo di aver concentrato al fornitura di gas presso un Paese inaffidabile e che si fatto viene finanziato dai Paesi aggrediti;
  • Il congelamento degli attivi aurei detenuti dalla Banca centrale russa presso i forzieri della Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea. 
  • Il divieto per gli europei di partecipare a progetti cofinanziati dal fondo sovrano russo;
  • Le manovre a tenaglia di sequestro dei panfili degli oligarchi russi, il cui enorme potere economico deriva da operazioni di acquisto di partecipazioni di società a prezzi di favore o altre operazioni finanziarie caratterizzate da mostruosa opacità. Il presidente del Chelsea Roman Abramovic ha deciso quindi di mettere in vendita la squadra (del valore circa di 2 miliardi di sterline) londinese. Altri due oligarchi, Gennadij Timchenko e Alexey Mordashow (azionista del colosso dell’acciaio Severstal) si sono visti sequestrare sabato scorso dalla Guardia di finanza italiana i loro yacht;
  • Su proposta del premier italiano Mario Draghi verrà costituito un registro internazionale degli oligarchi, dove verranno censite proprietà e beni detenuti dai businessman russi; 
  • Il blocco delle operazioni di finanziamento e impiego da parte di tutte le banche centrali del mondo nei confronti della Banca centrale russa, la quale con il crollo del rublo e il downgrade del debito sovrano da parte delle principali società di rating mette in crisi tutto il sistema finanziario russo. Il rialzo dei tassi di interesse dal 9,5% al 20% non fa che peggiorare le condizioni a cui sono costrette a lavorare le imprese private in Russia. Quest’anno le aziende e le anche russe devono rifinanziare ben 135 miliardi di finanziamenti in dollari ed euro. Un clima da embargo che, speriamo, induca l’intero popolo russo a ribellarsi a un dittatore disposto a tutto pur di raggiungere i propri obiettivi criminali. Carl Von Clausewitz sosteneva che “la guerra è continuazione della politica con altri mezzi”. Oggi possiamo sostenere che la finanza e l’economia sono la continuazione della guerra con altri mezzi.

Usare gli yacht dei ricchi russi per ospitare i profughi ucraini

A fronte delle sanzioni citate, il mondo delle imprese occidentali ha deciso in modo autonomo di abbandonare la Russia, che si vedrà costretta all’autarchia. Come farà il settore petrolifero a fare a meno del supporto fornito dagli specialisti occidentali, determinanti per le operazioni estrattive e di trasporto? Anni fa l’opinionista americano Thomas Friedman nel volume “Le radici del futuro” spiegava come fosse estremamente improbabile una guerra tra due Paesi dove esista un McDonald’s. Purtroppo è stato smentito, ma il risultato finale sarà l’impoverimento drammatico del popolo russo, privato dei posti di lavoro garantiti da Apple, Lego, Nike, Microsoft, Bmw, Toyota, Shell, Volkswagen, Ikea, Eni, Generali. 

P.S.: come ha scritto Gregorio Pignataro su twitter, una buona idea sarebbe utilizzare gli yacht e le ville, sequestrate agli oligarchi del cerchio magico putiniano, per ospitare i profughi ucraini costretti a fuggire dal loro Paese.