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Riforma del catasto, secondo il Csel “il 4,8% degli immobili italiani non viene dichiarato”

Pubblicato: 09/03/2022 11:55

L’articolo 6 della delega fiscale, relativo alla riforma del catasto, è motivo di scontri tra il Governo e l’opposizione in quest’ultimo periodo. La riforma del catasto prevede la modifica e il miglioramento del sistema di rilevazione degli immobili, senza un aumento del gettito fiscale. L’obiettivo è di garantire la corretta classificazione delle unità immobiliari e la conseguente riduzione degli edifici abusivi. A tal proposito, secondo un dossier elaborato dal Centro Studi Enti Locali (Csel) per l’Adnkronos, il 4,8% degli immobili nazionali è in “zona grigia”. Per zona grigia si riferisci agli edifici registrati negli archivi catastali ma che non vengono rilevati nelle dichiarazioni dei redditi.

Qual è il numero di immobili non dichiarati

Secondo l’ultimo rapporto del Mef e dell’Agenzia delle Entrate pubblicato nel 2019, il 4,8% degli immobili non è dichiarato, vale a dire circa 2,7 milioni di unità. Come riferisce il Csel, non tutti gli edifici sono attribuibili a comportamenti illeciti. In alcuni casi si tratta semplicemente di persone residenti all’estero o semplicemente di un errore negli archivi. Però considerato l’elevato numero di immobili non dichiarati, inevitabilmente una grossa parte è da attribuire a comportamenti di evasione fiscale.

La percentuale più alta di immobili non dichiarati è al Sud

Secondo i dati analizzati nel dossier, il 6,5% degli immobili nel Meridione non viene dichiarato mentre al Nord e al Centro le unità immobiliari sono rispettivamente il 2 e il 3,2%. La spiegazione a questa situazione, secondo il Csel, è riconducibile al fatto che i cittadini del Sud sono tendenzialmente più propensi ad emigrare perciò molti proprietari degli edifici potrebbero essere residenti all’estero.

Il numero di immobili registrati negli archivi catastali

Secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate del 31 dicembre 2020, il numero di immobili censiti negli archivi catastali nazionali è complessivamente di 76,5 milioni di unità. Escludendo gli uffici, in totale questi edifici rendono allo stato 17,2 miliardi di euro. C’è da considerare però che il numero di unità archiviate nel gruppo F, considerate non idonee, è di 3 milioni e mezzo mentre gli immobili non censibili sono 6,8 milioni.

Tra i vari edifici censiti nel gruppo F, che non producono reddito, sono presenti alcune unità che dovrebbero avere una collocazione temporanea. Nel 2020 gli edifici in fase di costruzione erano più di 600mila unità mentre gli immobili in attesa erano 149mila. Di norma, queste tipologie di costruzioni dovrebbero essere classificate nel gruppo F per un periodo dai 6 ai 12 mesi. Tuttavia, tale regola è molto spesso disapplicata e gli immobili rimangono in queste categorie, prive di tassazioni, per molti anni.