Vai al contenuto

Credit Suisse: scandalo per la società finanziaria svizzera, 100 miliardi legati ad attività criminali

Pubblicato: 10/03/2022 08:20

Crea scalpore l’inchiesta giornalistica che vede coinvolta la società finanziaria Credit Suisse. La banca svizzera è stata accusata di aver aperto dagli anni ’40 ad oggi la considerevole cifra di 18mila conti riconducibili a persone ed aziende coinvolte in attività criminali. Il valore totale dei depositi si aggira intorno ai 100 miliardi di euro. L’inchiesta, chiamata Suisse Secrets, è partita grazie ad un whistleblower (una fonte interna) ed è stata pubblicata da OCCRP, quest’ultima è un’organizzazione giornalistica che conta 47 testate internazionali tra cui The Guardian, Le Monde e La Stampa.

Credit Suisse, i clienti: ex dittatori e politici corrotti

Tra i vari nomi di clienti trapelati dall’inchiesta sarebbero sbucati quelli di uomini d’affari sotto sanzioni internazionali, persone che hanno violato diritti internazionali come ex dittatori e politici corrotti. In totale sembrano essere coinvolte 37mila persone per un valore totale di circa 100 miliardi di euro nascosti in conti di Credit Suisse.

Sembrano che nell’inchiesta siano presenti i nomi di 700 italiani, tra cui uomini d’affari attivi nel settore petrolifero, minerario e anche gaming. Come riporta The Guardian, sembra esserci tra i vari clienti anche un cardinale, sospettato di un investimento fraudolento in un immobile a Londra.

La questione della segretezza delle banche svizzere

L’inghiesta che ha visto coinvolta la società Credit Suisse ha riacceso il dibattito sulla segretezza delle banche svizzere: in Svizzera, infatti, una legge introdotta negli anni ’30 permetteva agli istituti finanziari di essere legittimati a non condividere informazioni su clienti stranieri. Questo ha permesso alle banche elvetiche di accumulare 7.900 miliardi di franchi tra depositi ed asset, come riporta Forbes.

In merito alla facenda il whistleblower ha dichiarato come Credit Suisse avesse l’abitudine di “girarsi dall’altra parte” in caso di clienti “problematici” . La situazione è leggermente cambiata dal 2017, dal momento in cui la Svizzera ha dovuto adeguarsi allo standard internazionale per quanto riguarda la condivisioni di dati fiscali. Tale accordo però non include ogni singolo stato del mondo, sono esclusi i paesi in via di sviluppo e come sottolinea il whistleblower, questa situazione alimenta la corruzione nelle nazioni più instabili.

Credit Suisse, la risposta in merito alle accuse

Non si è fatta attendere la replica di Credit Suisse, in cui respinge ogni accusa. La società finanziaria ha dichiarato tramite una nota: “Le questioni presentate sono risalenti in alcuni casi agli anni ’40 e i resoconti si basano su informazioni parziali e imprecise”. La banca ha inoltre precisato di aver effettuato numerose indagini nelle ultime settimana e la maggior parte dei conti analizzati oggi è chiuso o era in fase di chiusura.