La giornalista e attivista Rula Jebreal si racconta oggi pomeriggio a Verissimo, nel salotto di Silvia Toffanin. Da sempre in prima linea a favore dei diritti delle donne e della parità di genere, l’ospite di Silvia Toffanin ripercorre oggi la sua vita e ricorda la figura del padre, fonte di insegnamenti per la sua crescita e la ricerca dei suoi valori. In studio racconta, in particolare, un episodio che l’ha segnata nel profondo.
Rula Jebreal e il ricordo del padre: l’episodio che ha segnato la sua vita
A Verissimo è ospite Rula Jebreal, giornalista e scrittrice nonché attivista sul campo dei diritti delle donne e della parità di genere. Nel salotto di Silvia Toffanin ripercorre le principali tappe della sua vita e ricorda una delle figure più importanti: il padre, che definisce “il primo femminista nella mia vita“.
La giornalista, in particolare, racconta un episodio avvenuto nella sua infanzia, sulla strada verso la scuola in compagnia del padre. La Jebreal spiega come il padre fosse affetto da una grave malattia: “Aveva la leucemia, e mi ricordo che andavamo a trovarlo nel weekend. Mi ricordo una mattina di lunedì, avevo quasi 9 anni, eravamo di corsa, davanti a un posto di blocco c’era questo militare“. Quanto successo in seguito ha segnato nel profondo la vita della giornalista: “Ha chiesto a mio padre il suo documento. Conosceva mio padre da settimane, però voleva umiliarlo. Mio padre gli ha dato il documento, faceva già le terapie quindi era un uomo fragile. Lui prese questo documento e mentre cercava di restituirlo l’ha buttato per terra. Era febbraio, aveva piovuto, la terra era sporca. Voleva vedere mio padre in ginocchio. In quel momento vedevo nei suoi occhi il desiderio di umiliare, sottomettere un uomo dignitoso“.
Il gesto di Rula Jebreal e le parole del padre: “Volerai molto più alto“
Per andare in soccorso al padre ed evitargli una simile umiliazione, Rula Jebreal ha compiuto un gesto dal grande valore simbolico: “In quel momento lì ho pensato, nonostante avessi paura di fronte a un uomo armato, di chinarmi subito. Ho tolto il documento e l’ho dato a mio padre. Ho cercato di sovvertire quello che stava accadendo. Entrambi erano sorpresi da questa mia reazione, ma era un momento in cui ho pensato che non lascerò mai alla paura di dominare la mia vita“.
La giornalista a seguire rivela quali parole il padre abbia speso per lei dopo tale episodio: “Andando verso la scuola, mio padre mi ha guardato: ‘Io ti ho insegnato a volare, ma volerai molto più alto’. Le sue parole vivono dentro di me, perché ho pensato che in quel momento, da bambina, nonostante la paura legittima davanti a un soldato, la paura non avrebbe dovuto condizionare le mie scelte. Perché qualsiasi decisione basata sulla paura ci limita, ci toglie un diritto fondamentale: la libertà di scegliere. Io ho scelto in quel momento lì di resistere“.