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Guerra tra Russia e Ucraina, le conseguenze sulla disponibilità di petrolio e la prospettiva di una nuova crisi

Pubblicato: 23/03/2022 12:04

La guerra che vede coinvolte la Russia e l’Ucraina potrebbe provocare una crisi di approvvigionamento di petrolio. A prospettarlo è l’Agenzia Internazionale per l’Energia. Ecco quali potrebbero essere le cause di questa crisi che appare sempre più imminente.

Crisi del petrolio, quali sono le prospettiva secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia

L’avvertimento proviene dall’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA). L’ente ha stimato che, a partire da aprile, 3 milioni di barili di petrolio russo al giorno potrebbero essere interessati dalle sanzioni e non essere quindi acquistati. Dopo che la Russia ha invaso l’Ucraina, infatti, molti acquirenti si stanno rivolgendo altrove per il proprio fabbisogno di petrolio. Al momento, la Russia è il principale esportatore di petrolio in tutto il mondo con 8 miliardi di barili inviati ogni giorno, tra prodotti petroliferi grezzi e raffinati, perciò il calo di queste esportazioni potrebbe avere conseguenze importanti sull’economia globale. Come sottolinea la IEA, infatti, se la produzione di petrolio da altri Paesi non dovesse aumentare, come conseguenza i prezzi dovranno incrementare. Potrebbero anche sorgere problemi di approvvigionamento in seguito al calo di offerta di petrolio sul mercato globale.

Come sta cambiando il prezzo del petrolio nelle ultime settimane e quali sono le soluzioni nell’immediato

Gli unici Stati che hanno le capacità per colmare il vuoto lasciato dal mancato acquisto del petrolio russo sono l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi. I prezzi del petrolio hanno iniziato a registrare i primi aumenti a febbraio, quando in seguito alle tensioni in Ucraina hanno raggiunto i 90$ a barile. Il record si è sfiorato l’8 marzo, quando il Brent ha toccato i 140$ a barile. Ora, come riporta la IEA, il prezzo si è assestato attorno ai 100$ a barile. Secondo l’Agenzia, le conseguenze delle sanzioni contro la Russia e della perdita dei prodotti petroliferi in arrivo da Mosca sono ancora difficili da comprendere. Per il momento sono ancora attivi i vecchi accordi commerciali per l’acquisto di petrolio russo, ma i nuovi contratti sono stati interrotti e numerose compagnie e banche hanno troncato qualsiasi rapporto commerciale con Mosca. Il problema dell’approvvigionamento, molto sentito soprattutto in Europa, per il momento può contare sulle scorte messe a disposizione dall’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec), che sta aumentando appena la propria offerta mensile.

L’occasione per una transizione verso un futuro più green

Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, occorrerà trovare un equilibrio tra le richieste del mercato e l’attuale disponibilità di petrolio. Altre possibili forniture al di fuori dell’Organizzazione Opec potrebbero arrivare dagli Stati Uniti, dal Canada, Brasile e Guyana, ma le stime della domanda globale di petrolio per il 2022 è stata ridimensionata di 1,3 milioni di barili al giorno, per una stima totale di 99,7 milioni di barili. L’Agenzia IEA prospetta la possibilità di agire fin da subito per ridurre il fabbisogno immediato di petrolio, sia a livello governativo sia da parte dei consumatori. L’eventualità di questa crisi potrebbe infatti essere l’opportunità per accelerare in direzione di una transizione dai combustibili fossili e dal petrolio.

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