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Delitto di via Poma, possibile svolta per l’omicidio di Simonetta Cesaroni: smentito un alibi, si riapre il caso

Pubblicato: 25/03/2022 22:19

Pochi giorni fa è emersa la notizia che il caso del delitto di via Poma, uno degli omicidi irrisolti più famosi della cronaca nera italiana, potrebbe essere a un nuovo punto di svolta. Nei giorni scorsi si era genericamente parlato di nuovi elementi sul caso di Simonetta Cesaroni, ma ora è stato reso noto che a riaprire il caso sarebbe una nuova testimonianza che smentisce l’alibi di un indiziato.

Simonetta Cesaroni, smentito l’alibi di Francesco Caracciolo di Sarno

Sono passati 32 anni dall’omicidio di Simonetta Cesaroni, l’allora 20enne uccisa con 29 colpi inferti con un’arma da taglio il 7 agosto 1990 e ritrovata in un appartamento di via Carlo Poma, a Roma. 32 anni di misteri, di processi e di nulla di fatto. Come per altri celebri casi, anche il delitto di via Poma sembrava destinato a rimanere un mistero ma forse ora le cose potrebbero cambiare. Pochi giorni fa è stato reso noto che potrebbe essere stato identificato il vero assassino della Cesaroni e ora si è scoperto questa nuova pista da dove prende piede.

Secondo quanto riportato da Repubblica, sono le dichiarazioni di un’ex collaboratrice di Francesco Caracciolo di Sarno, allora presidente degli Ostelli della Gioventù dove lavorava Simonetta Cesaroni, a smentire il suo alibi per il giorno dell’omicidio. La donna avrebbe rivelato ad un ex poliziotto che quanto dichiarato da Caracciolo di Sarno non sarebbe vero: questi, ha riportato la notizia alla famiglia della 20enne e da qui è stato aperto un esposto in Procura. L’indagine, inizialmente rianalizzata senza indagati, ora sarebbe stato aperto con l’ipotesi di omicidio volontario.

Il caso di via Poma riaperto come “omicidio volontario”, ma l’indagato è morto

Negli anni ’90, Caracciolo di Sarno venne interrogato dagli inquirenti e il suo alibi venne confermato dalla figlia: dichiarò di non aver mai conosciuto la Cesaroni, mandata per curare la contabilità della sua struttura per qualche pomeriggio a settimana tramite la ditta Re.Li, dove lavorava la giovane. L’uomo affermò che il giorno dell’omicidio si trovava in campagna e di essersi allontanato solo per accompagnare la figlia in aeroporto. Questa testimonianza ora sarebbe contestata dalle rivelazioni dell’ex collaboratrice dell’avvocato, sul quale peraltro già dal 1992 erano emersi sospetti; un verbale, ora di nuovo al centro delle indagini, descriveva Caracciolo di Sarno come “noto tra gli amici per la dubbia moralità e la reiterate molestie arrecate alle giovani“.

Caracciolo di Sarno è morto da 6 anni, ma la famiglia di Simonetta Cesaroni ha convinto con il suo esposto la Procura a investigare ancora sulla morte della giovane, che sarà anche oggetto di una commissione d’inchiesta alla Camera il prossimo maggio. Le nuove rivelazioni riferite dall’ex poliziotto Antonio Del Greco potrebbero rivelarsi decisive: “Restimonianza riguarda un alibi che non è più così ferreo come era prima” le sue parole riportate da Repubblica.

Per il delitto di via Poma, negli anni, sono state accusate – e scagionate – diverse persone: il fidanzato della vittima, Raniero Busco; il portiere del palazzo, Pietrino Vanacore; quindi il datore di lavoro di Simonetta, Salvatore Volponi e infine Federico Valle, figlio di un uomo che lavorava nello stesso stabile

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