Vai al contenuto

Riapertura farsa della Borsa di Mosca, Putin “intrappola” i banchieri: il punto sui mercati

Pubblicato: 25/03/2022 09:51

Il mercato azionario russo ha riaperto i battenti dopo un mese di fermo. Fin qui tutto normale, se non fosse che la banca centrale ha impedito agli investitori stranieri di vendere i propri asset sul mercato, vietando inoltre le cosiddette posizioni corte. In poche parole, il mercato può solo andare al rialzo, visto che a muovere le azioni è il fondo sovrano russo che, di fatto, ha il compito di sostenere una Borsa altrimenti al collasso. Il divieto per gli operatori esteri durerà fino al 1 aprile, ma è probabile che la governatrice Elvira Nabiullina estenderà il provvedimento fino che Russia e Nato non troveranno una quadra sul destino di Kiev.

La Nabiullina, secondo diverse indiscrezioni, sarebbe tenuta “in trappola” dal presidente da lei stessa sostenuto durante le elezioni del 2012 che hanno assicurato a Putin il terzo mandato. Il possibile collasso economico e il malcontento per l’”operazione militare speciale” in Ucraina avrebbe portato la numero uno della banca centrale a rassegnare le dimissioni. Richiesta spedita al mittente e mandato rinnovato di altri cinque anni. Ma dentro le mura del Cremlino si fanno sempre più insistenti le voci di chi si sente a disagio per quanto sta accadendo al confine meridionale.

La Borsa di Mosca riapre, ma solo a metà

Dopo un mese di fermo, la Borsa di Mosca ha riaperto i battenti consentendo di nuovo le negoziazioni per i titoli azionari. Ma non per tutti. Sono solo 33 su 50 le società dell’indice principale su cui è concesso il trading, molte di queste legate strettamente all’economia del Paese come Sberbank, Gazprom e Rosfnet. L’indice, inoltre, è denominato in rublo, moneta non soggetta alle sanzioni e che può essere tranquillamente controllata dalla banca centrale che in questo momento sta fungendo da vero e proprio salvagente dell’economia russa.

L’altro indice di riferimento per la Borsa russa, il RTSI, è infatti rimasto chiuso, un segnale che indica come gli acquisti siano stati condotti principalmente dal fondo sovrano russo e poche altre importanti istituzioni del Paese in grado di muovere importanti volumi di mercato garantendo la sopravvivenza delle società quotate a Mosca.

Non solo. Per non rischiare un bagno di sangue finanziario, la banca centrale russa ha ordinato lo stop delle vendite allo scoperto sui titoli negoziabili – un’operazione considerata per lo più speculativa e che permette un guadagno per l’investitore in caso di ribasso dello strumento finanziario – impedendo agli investitori stranieri di vendere i propri titoli sul mercato. In poche parole, è altamente improbabile vedere dei ribassi sui mercati moscoviti fin quando saranno in vigore queste limitazioni le quali, in un mercato regolare, avrebbero creato forti squilibri. Ricordiamo, tuttavia, che nei due giorni successivi l’inizio dell’attacco all’Ucraina i principali indici russi hanno perso oltre il 50% costringendo la banca centrale guidata da Elvira Nabiullina ad interventi d’emergenza per evitare il collasso totale del mercato azionario.

Le azioni russe hanno ripreso a negoziare ma è sicuro dire che questo non è più un mercato normale”, ha scritto in una nota Craig Erlam, senior market analyst di Oanda. “Le autorità stanno facendo di tutto per manipolare il mercato e prevenire un altro crollo devastante e i loro sforzi stanno funzionando, per ora. Il MOEX è salito di oltre il 4% grazie a una combinazione di pesanti acquisti da parte del governo e divieti di vendite allo scoperto e vendite estere. Non c’è niente di normale, funzionale o sostenibile nel mercato russo in questo momento, stanno semplicemente guadagnando tempo”, ha affermato l’esperto da Londra.

Nabiullina in trappola

È stata una delle artefici delle ripresa russa degli ultimi anni. Ha controllato in qualche maniera un’inflazione molto elevata riuscendo a riapprezzare il rublo e garantire nuovi flussi di capitali dall’estero. Non c’è dubbio, quindi, che il presidente Putin voglia tenere per sé Elvira Nabiullina, governatrice della banca centrale russa dal 2013 e tra le più stimate economiste a livello mondiale (Christine Lagarde l’ha paragonata ad un grande direttore d’orchestra).

Tuttavia, indiscrezioni veritiere pubblicate su molti giornali hanno parlato di insistenti malcontenti in via Neglinnaya (sede della banca centrale russa). Malcontenti dovuti sia al contesto economico che rischia di catapultare Mosca al 1998 (anno del default) sia all’invasione dell’Ucraina che non sarebbe stata ben digerita nemmeno tra prominenti membri della FSB (ex KGB). L’attacco al Paese fratello avrebbe convinto la Nabiullina a presentare le proprie dimissioni poco prima della scadenza naturale del mandato, salvo poi essere rinominata per un nuovo mandato quinquennale proprio dallo stesso Putin il quale, forse, sa bene che la presenza del suo ex ministro dello sviluppo economico garantisce una certa stabilità anche in tempo di guerra.

La Nabiullina non è infatti nuova a conflitti militari. Nel 2014, la rivista Forbes l’ha inserita nella classifica delle donne più potenti al mondo per “il suo difficile compito di gestire il tasso di cambio del rublo durante la crisi politica ucraina” (la Russia ha annesso la Crimea nel maggio di quell’anno) e “per aver evitato una recessione in tempi difficili”. Situazione ripetutasi all’indomani dell’inizio delle “operazioni militari speciali” di un mese fa, quando la governatrice ha rapidamente alzato i tassi d’interesse dal 4% al 20%. Inoltre, conosce bene le mura del Cremlino visto che nel 2012 è stata una delle sei personalità governative al fianco di Putin nelle elezioni per il terzo mandato.

Le richieste fanno capire bene che aria tira nel cerchio più o meno stretto di Putin. Alcuni funzionari della banca centrale hanno descritto uno stato di disperazione nelle settimane successive all’invasione, sentendosi intrappolati in un’istituzione che temono non servirà molto allo stato attuale delle cose. Dopo la decisione di alzare il costo del rublo, era stata proprio la Nabiullina a parlare apertamente di “fase di recessione nei prossimi mesi” e alta inflazione che “peserà sulle risorse dei cittadini”. Espressioni oneste, ma che a Mosca sono più uniche che rare.

Non c’è speranza per la banca centrale di tornare alle sue vecchie politiche“, ha affermato ad Al Jazeera Sergei Guriev, professore di economia a Sciences Po Paris che ha lavorato con la Nabiullina. “Non ha accettato di essere a capo della banca centrale per lavorare in tempo di guerra, e non è il tipo di persona che può lavorare con mercati finanziari chiusi e sanzioni catastrofiche“.