Vai al contenuto

Mercato del latte a rischio crisi: entro giugno stimato il 30% in meno di mucche in Lombardia

Pubblicato: 01/04/2022 19:11

Il mercato del latte in Italia oggi si trova ad affrontare rilevanti problemi. Da un lato, i produttori schiacciati dai costi di produzione, con l’appello di Copagri al governo di indire una nuova tavola rotonda per far fronte alle difficoltà. Dall’altra, gli strascichi della guerra in Ucraina e l’appello di Assolatte affinché sia sostenuto l’export del latte.

Produttori di latte in difficoltà per carenza di mucche

Non è un periodo facile per il mercato del latte italiano. Secondo quanto riporta il quotidiano Il Sole 24 Ore, infatti, i profitti dei produttori sarebbero molto bassi. In Lombardia, che da sola procura più della metà del latte all’Italia, si rischierebbe entro giugno di avere il 30% di mucche in meno. La Copagri (Confederazione Produttori Agricoli) ha tratteggiato una situazione drammatica per gli allevatori e per l’intera filiera lattiera-casearia nazionale. “Con le stalle che chiudono c’è la concreta eventualità di perdere 12-15 milioni di quintali di latte, pari al 10% circa della produzione nazionale, con danni irreparabili al tessuto produttivo del Paese”, ha sostenuto il responsabile nazionale del comparto, Roberto Cavaliere.

I costi di produzione, infatti, sarebbero insostenibili. “Negli ultimi trent’anni il margine netto di profitto per 1 chilo di latte, corrispondente a poco meno di 1litro, è passato dai 12,36 centesimi di fine anni ’90 agli attuali 4,17 centesimi”, ha spiegato Franco Verrascina, presidente di Copagri. “E questo margine, in cui sono inclusi ammortamenti, salari, affitto, interessi e tasse, non tiene peraltro conto dei rincari senza precedenti dei costi di produzione e delle tariffe energetiche di questi ultimi mesi, sommando i quali si arriva a cifre negative”, ha proseguito.

Pertanto, l’associazione si aspetta dal governo una nuova tavola rotonda con una forte presa di posizione. L’obiettivo di Copagri sarebbe ancorare il prezzo del latte ai costi di produzione, salvaguardando in questo modo gli allevatori. “La nostra richiesta non può prescindere dal mettere nero su bianco un accordo che preveda un riconoscimento di almeno 50 centesimi al litro per il prezzo del latte alla stalla, prendendo a riferimento il mercato della regione Lombardia”, ha proposto Verrascina.

Guerra in Ucraina e Import dietro la crisi del latte

Le difficoltà del mercato del latte in Italia, inoltre, si allargano a una dimensione internazionale. Infatti, il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) ha rilevato che gli allevatori di mucche da latte sarebbero la seconda categoria nel campo delle aziende agricole italiane più colpita dall’aumento dei costi dovuti alla guerra in Ucraina. Si parlerebbe del 57% in più dei costi rispetto a prima dello scoppio del conflitto. Inoltre, Assolatte (Associazione italiane lattiero casearia) ha sostenuto che anche le industrie di trasformazione stanno riscontrando difficoltà produttive crescenti. Durante un incontro con il sottosegretario degli Affari Esteri, Manlio Di Stefano, infatti, l’associazione si è soffermata sulla necessità di risolvere l’emergenza dei mangimi, in particolare intervenendo sulle possibili speculazioni. Ma anche di diversificare le fonti di approvvigionamento aprendo all’import di altri paesi.

Promuovere anche le esportazioni

Assolatte, oltre ad aver richiesto al governo sostegni per le aziende finanziariamente esposte in Ucraina, si è pronunciata anche sull’export. “Ora più che mai è importante diversificare i mercati di esportazione”, ha sostenuto il presidente dell’associazione Paolo Zanetti. Servirebbero infatti interventi di promozione e diversificazione nel campo delle esportazioni per il mercato del latte. In particolare, i Paesi a cui puntare sarebbero Stati Uniti, Germania, Francia, Spagna, Polonia, Romania, Svezia e Danimarca.