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Gianni Rodari: le lezioni del maestro ai bambini e il testo della filastrocca “La luna di Kiev” contro la guerra

Pubblicato: 14/04/2022 08:05

Gianni Rodari è considerato lo scrittori italiano di letteratura d’infanzia per eccellenza. Morto il 14 aprile 1980, ha scritto numerosi libri per bambini per avvicinare i più piccoli, e non solo, all’educazione e alla conoscenza. Nei suoi testi ha usato sempre un linguaggio semplice e chiaro, che fa presa diretta sui bambini.

Gianni Rodati, vita e carriera dello scrittore italiano vincitore del premio Andersen

Nato ad Omegna nel 1920, Gianni Rodari si è imposto nel panorama italiano come un affermato scrittore e poeta, ma del suo percorso fanno parte anche le esperienza da maestro e soprattutto giornalista. Dopo i primi anni sul lago d’Orta e a seguito della morte del padre fornaio, si trasferisce con la madre nel varesotto: la donna prova a fargli frequentare un seminario cattolico, ma Rodari non era tagliato per quel mondo. Sceglie invece di fare le magistrali e diventa maestro: negli anni a ridosso della Seconda Guerra Mondiale tenta prima la strada dell’Università Cattolica, quindi quella dell’insegnamento. Esonerato dal servizio militare per motivi di salute, viene poi richiamato dalla Repubblica Sociale Italiana: la morte di alcuni amici e la deportazione del fratello in un campo di concentramento, lo spingono poi ad aiutare la Resistenza lombarda.

Finita la guerra, inizia la carriera giornalistica: prima in Lombardia, quindi a Roma. Qui fonda e dirige assieme a Dina Rinaldi il giornale per ragazzi Pioniere, tanto celebre quanto contestato in ambienti cattolici, che arrivano addirittura a bruciarne le copie. Di pari passo alla carriera da giornalista e alle collaborazioni con Paese Sera, inizia a scrivere: testi per l’infanzia che lo portano a vincere il prestigioso “piccolo Nobel”, il premio Hans Christian Andersen per la narrativa d’infanzia nel 1970. È morto il 14 aprile 1980, a 60 anni, a causa di uno shock cardiogeno dopo essere stato operato per l’occlusione di una vena.

I libri e i testi di Gianni Rodari: dalle Filastrocche in cielo e in terra a Cipollino

Sono molti i testi che rendono Gianni Rodari immortale nella letteratura italiana specialmente d’infanzia. La sua poetica è stata riassunta in un testo teorico e dal valore pedagogico, Grammatica della fantasia, pubblicato nel 1973: l’opera vuole studiare i meccanismi alla base della fantasia umana, dei processi creativi che permettono di inventare storie. Tutto materiale che si riscontra anche nelle sue poesie e libri più famosi: le Filastrocche in cielo e in terra, Il libro degli errori, Favole al telefono, Il gioco dei quattro cantoni, C’era due volte il barone Lamberto, La Freccia Azzurra (da cui è stato tratto un omonimo film animato nel 1996 diretto Enzo D’Alò) e Cipollino. Alcuni suoi testi sono stati anche musicati, come per esempio Ci vuole un fiore, conosciuta da tutti i bambini grazie a Sergio Endrigo.

Grazie alla sua immensa fantasia sono nati racconti ancora oggi attuali, che sanno parlare ai bambini della vita e del valore dell’educazione con un linguaggio semplice e ricco di immaginazione. I suoi testi contengono messaggi di tolleranza, integrazione, pacifismo, solidarietà, ambientalismo e tanti altri temi importanti.

Gianni Rodari e “La luna di Kiev”: il testo della filastrocca

Tra i testi contenuti in Filastrocche in cielo e in terra, in questi mesi di inizio 2022 una in particolare è tornata virale. Si intitola “La luna di Kiev” ed è stata presa ad esempio della capacità di Gianni Rodari di emozionare con parole e immagini semplici, ma dal profondo valore emotivo. Nella filastrocca, lo scrittore sottolinea come siamo tutti sotto la stessa luna, compresa quella Kiev ora dilaniata dalla guerra. Il testo di “La luna di Kiev”:

Chissà se la luna
di Kiev
è bella
come la luna di Roma,
chissà se è la stessa
o soltanto sua sorella…

“Ma son sempre quella!
– la luna protesta –
non sono mica
un berretto da notte
sulla tua testa!

Viaggiando quassù
faccio lume a tutti quanti,
dall’India al Perù,
dal Tevere al Mar Morto,
e i miei raggi viaggiano
senza passaporto”.