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Detenuto sequestrato e violentato dai compagni di cella per due giorni nel carcere di Regina Coeli a Roma

Pubblicato: 20/04/2022 15:26

Un uomo di 66 anni detenuto nel carcere di Regina Coeli di Roma è stato sequestrato e violentato per due giorni dai due compagni di cella. L’uomo ha riportato gravi lesioni fisiche ed è stato ricoverato in ospedale. Sulla vicenda è stata aperta un’inchiesta mentre il Sappe, il sindacato autonomo polizia penitenziaria, ha duramente denunciato l’accaduto, puntando il dito contro il sistema di vigilanza dinamica.

Detenuto sequestrato e violentato per due giorni in carcere

I fatti risalgono alla scorsa settimana, per la precisione a quelle 48 ore che tra il 13 e il 14 aprile e sono avvenuti nell’area adibita ad ospitare i positivi al Covid-19 che devono isolarsi. La vittima, un uomo di 66 anni con un passato di tossicodipendenza e in carcere per reati minori legati alla droga e con una pena che sarebbe finita il prossimo luglio, è stato sequestrato dai compagni di stanza.

I due aggressori sono detenuti originari dell‘ex Jugoslavia che hanno legato la loro vittima con un lenzuolo che, come riferisce Repubblica, è stato bagnato per renderlo più resistente. Dopodiché l’hanno quasi soffocato per impaurirlo e, minacciandolo con un coltello, hanno abusato di lui a turno per due giorni e due notti.

Lo sfogo del detenuto alle autorità

A mettere fine all’agonia è stato un agente della polizia penitenziaria che, insieme ad altri colleghi, ha allontanato l’uomo dalla stanza: “ (…) Grazie all’intuizione degli uomini del Corpo di polizia penitenziaria, l’uomo è stato salvato in quanto veniva minacciato con un coltello rudimentale e tenuto legato sempre con una corda rudimentale. È stato trasportato in ospedale, dove hanno riscontrato gravi lesioni all’ano. Un episodio vergognoso e raccapricciante certamente favorito dall’allentamento della sicurezza interna dovuto alla vigilanza dinamica”. Il 66enne è stato portato in ospedale dove i medici gli hanno riscontrato gravi lesioni fisiche. Ora è ricoverato nel centro clinico di Regina Coeli mentre gli altri due sono ancora rinchiusi nella stanza dove sono state commesse le violenze. Sul caso è stata aperta un’inchiesta.

Detenuto violentato: il commento del Sappe

Durissimo il commento del sindacato autonomo, Donato Capece, segretario generale del Sappe, punta il dito contro il sistema della “vigilanza dinamica”.

Nel comunicato si legge: “Questi sono i frutti di una sorveglianza ridotta in conseguenza della cervellotica vigilanza dinamica, dell’autogestione delle carceri e dai numeri oggettivi delle carenze di organico del Reparto di Polizia Penitenziaria di Roma Regina Coeli. Quel che è successo è di inaudita gravità ed è la conseguenza dello scellerato smantellamento delle politiche di sicurezza delle carceri, che di fatto determinato una pericolosa autogestione dei penitenziari. Il sistema, per adulti e minori, si sta sgretolando ogni giorno di più”.

Il Sappe denuncia da tempo che la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto, l’aver tolto le sentinelle della Polizia Penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, la mancanza in organico di poliziotti penitenziari, il mancato finanziamento per i servizi anti intrusione e anti scavalcamento. La politica se n’è completamente fregata. E i vertici del Ministero della Giustizia e dell’Amministrazione Penitenziaria hanno smantellato le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali…”.

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