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Chi è il reporter di guerra e come raccoglie le notizie: una professione centrale nel conflitto in Ucraina

Pubblicato: 03/05/2022 14:52

Lo scoppio del devastante conflitto in Ucraina ha riportato all’attenzione l’importanza e il ruolo dei reporter di guerra come testimoni di ciò che avviene nei territori più dilaniati, anche se lontani da noi.

Reporter di guerra, chi sono i professionisti che raccontano da vicino i conflitti

Gli inviati di guerra raccontano i conflitti di tutto il mondo proprio negli scenari in cui avvengono, muovendosi all’interno dei territori interessati dai combattimenti per raccontare cosa sta succedendo. Sono figure specializzate, spesso collaboratori di grandi testate giornalistiche, ma negli ultimi anni sono sempre più numerosi i professionisti freelance che si recano sul posto a proprie spese e poi rivendono il prodotto del loro lavoro, tra articoli, servizi, fotografie e video. La guerra in Ucraina ha visto anche l’utilizzo di strumenti come podcast, newsletter e soprattutto i social network. Molti “reporter”, soprattutto nel conflitto delle ultime settimane, sono spesso i cittadini e i civili, che registrano e creano contenuti postandoli direttamente sul web, generando un fenomeno noto come citizen journalism.

Quali sono le figure più importanti per un inviato di guerra

La guerra tra Russia e Ucraina è seguita sia da reporter freelance sia da giornalisti dipendenti delle principali testate internazionali: per esempio, il Regno Unito e gli Stati Uniti hanno inviato più di 50 professionisti ciascuno, spesso con un bagaglio di esperienze acquisite in altri conflitti. I reporter di guerra si affidano spesso a 3 figure che possono affiancarli nel loro lavoro: gli interpreti, nel caso non abbiano una conoscenza approfondita del luogo in cui operano e della lingua che si parla; i fixer, spesso giornalisti locali o membri delle forze dell’ordine, che supportano, danno indicazioni e forniscono contatti affidabili; gli autisti, che consentono di raggiungere le destinazioni in modo sicuro. Tutte queste figure possono permettere al reporter di accedere in sicurezza a interviste, storie da raccontare, luoghi in cui recarsi e avvenimenti da documentare. Conoscono il contesto, ampliando così le conoscenze in possesso dell’inviato di guerra, e possono dare al reporter consigli utili per affrontare imprevisti e situazioni di emergenza.

Strumenti e conoscenze indispensabili per un reporter inviato nei territori di guerra

Un reporter di guerra deve essere preparato ad affrontare situazioni impreviste e deve sempre avere dei contatti sia nel suo Paese di origine sia all’interno dello Stato interessato dal conflitto. In particolare, può rivelarsi determinante avere nozioni di primo soccorso, conoscere il funzionamento di armi ed esplosivi e avere gli strumenti necessari per mantenere accesi i propri dispositivi il più a lungo possibile, in modo da poter continuare a svolgere il proprio lavoro. Tra gli strumenti indispensabili per un inviato di guerra ci sono un kit di pronto soccorso, scorte di cibo già affettato o facile da cucinare con un’attrezzatura minima, giubbotto antiproiettile e occhiali protettivi, elmetto e in generale un abbigliamento che non possa essere confuso con quello di un appartenente a un corpo militare. Possono rivelarsi utili anche powerbank per i ricaricare i propri dispositivi, contanti nella valuta dello Stato in cui si opera e una scheda telefonica locale. Per un reporter di guerra è indispensabile anche avere un piano sui luoghi in cui potersi procurare del cibo, dormire, avere una connessione e una rete elettrica a disposizione.

I pericoli e i dati del mestiere del giornalista in tutto il mondo

Non sempre gli inviati di guerra si dichiarano apertamente come professionisti per non correre pericoli, come per esempio il rischio di essere sequestrati. Secondo Reporters sans frontières, dall’inizio del 2022 in tutto il mondo sono stati uccisi 2 assistenti e 23 giornalisti, di cui 6 proprio nella guerra in Ucraina. A oggi, sono 363 i giornalisti imprigionati a livello mondiale per aver svolto il proprio lavoro, principalmente in Arabia Saudita, Bielorussia, Cina, Myanmar, Siria, Vietnam.