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Aborto spontaneo a El Salvador: donna condannata a 30 anni di reclusione per omicidio aggravato

Pubblicato: 11/05/2022 17:59

Una donna è stata condannata ufficialmente a 30 anni di carcere in seguito ad un aborto spontaneo avuto nel 2019. In quell’occasione la donna, identificata solo con il nome Esme, era già stata arrestata, mentre la sentenza è arrivata solamente ora. 

El Salvador è uno dei paesi con la legge più restrittiva in materia di aborto, costringendo le donne a portare a termine qualsiasi gravidanza, nonostante le condizioni nelle quali si verifica, e non è la prima volta che una donna viene condannata. 

Donna condannata a 30 anni per un aborto spontaneo

La vicenda risale al 2019, quando la donna identificata come Esme, a seguito di una complicazione di natura ostetrica ha subito un aborto spontaneo. In occasione della perdita, la donna era stata arrestata e ha passato gli ultimi due anni circa in custodia cautelare. A ottobre 2021 la donna è stata rilasciata, mentre ora è stata condannata in via definitiva a 30 anni di reclusione.

Alcuni media locali, citati da ANSA, riportano come sia la prima volta in 7 anni che una donna riceve una condanna simile in caso di aborto spontaneo o dovuto ad un’emergenza medica. Il presidente Nayib Bukele, in occasione della sua elezione, aveva promesso di “porre fine alla persecuzione sistematica delle donne [..] in gravidanza”, ma ad oggi non sembra essere stato fatto alcun passo concreto in direzione di un cambiamento legislativo. 

El Salvador: la dura legge sull’aborto e i precedenti

Quella adottata da El Salvador, piccolo paese dell’America centrale, è una delle leggi sull’aborto più restrittive e dure al mondo. Entrata in vigore nel 1998, la legge rende illegale ogni interruzione di gravidanza, nonostante qualsiasi circostanza. Ogni donna, adulta, anziana, bambina, in ogni condizione di concepimento, e ad ogni condizione di salute, è costretta a portare a termine la gravidanza.

La legge prevede una condanna dai 2 agli 8 anni in caso di interruzione della gravidanza, ma all’atto pratico i giudici finiscono quasi sempre per giudicare gli aborti come omicidio aggravato, punito con una condanna dai 30 ai 50 anni di reclusione. 

Esme non è l’unica donna a cui è toccato questo destino. Nel 2018 si era parlato molto della storia di Maria Figueroa, condannata a 30 anni di carcere nel 2003 per un aborto spontaneo. Lei era stata vittima di violenza, rimanendo incinta e perdendo il bambino in maniera imprevedibile durante un turno lavorativo. Dopo 15 anni di carcere è riuscita ad ottenere una commutazione della pena. 

L’anno successivo, nel 2019, invece è stato il turno di Evelyn Hernández. Il suo bambino era morto in seguito ad un aborto spontaneo, cadendo in una toilette. La pena richiesta era di 40 anni, ma dimostrando che lei non fosse neppure cosciente della gravidanza, è riuscita a farsi assolvere

I precedenti sono veramente parecchi, però, e secondo alcune attiviste negli ultimi 20 anni le donne incriminate per aborti spontanei sono state circa 180. In almeno 49 di questi casi sono seguite delle condanne, mentre alcune decine sarebbero state denunciate. Ad ottobre, invece, il governo avrebbe archiviato una proposta di riforma della legge sull’aborto.

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