Vai al contenuto

Renato Zero e l’episodio vissuto da bambino: “Un signore con la patta sbottonata mi chiese…”

Pubblicato: 30/06/2022 10:46

Ha quasi 72 anni ma dimostra il carisma di un musicista agli esordi Renato Zero. E non sono quei capelli nero corvino né gli occhiali all’ultima moda a donargli un’aura senza tempo: probabilmente è solo la sua passione vitale per la musica. In un’intervista rilasciata al Corriere della sera, il cantante ha rivelato aspetti finora inediti della sua carriera e della sua storia personale, in cui non sono mancati momenti difficili.

Renato Zero agli esordi: il cantautore racconta “il concerto con uno spettatore”

Parlando del suo primo disco, prodotto da Gianni Boncompagni, il cantautore racconta il suo primo provino, a cui fu guidato proprio da Boncompagni. “Mi portò a fare un provino alla RCA con i pantaloni strappati e la mercanzia in bella mostra, coperta da una felpa, per una spaccata nella trasmissione Bandiera Gialla – racconta Renato Fiacchini in arte Renato Zero. Due settimane dopo, la chiamata: “Devi venire a cantare”. Renato Zero racconta tutta la complessità di quel momento: “Sembravo un rospo con la mia vocetta un po’ fastidiosa – commenta l’artista”. La capacità di Zero è stata quella di mettersi sempre in gioco e di non dare per scontato niente, mai. Quando ripensa ai suoi primi anni da musicista rivive gli anni dell’analogico, in cui farsi notare per un artista e trovare i musicisti giusti era ancora più duro che adesso. La sua strategia forse era insistere e lasciarsi contaminare da tutte le energie incontrate sul tragitto: “Più stavi in giro e più accadevano cose. Avevamo questa attitudine all’aggressione del marciapiede, della porta di un impresario, rispondevano alla chiamata alle armi di musicisti che un avolta cercavano un batterista e una volta un bassista. Le idee si mischiavano”. Un tempo. molto diverso da oggi : “Poi sono arrivati i computer e si è stravolto tutto”. Di quei primi anni di carriera, l’artista non ricorda il primo concerto tutto esaurito e i grandi successi, ma i momenti più critici, in particolare: Il concerto con uno spettatore. Vigilia del natale del ’73 al Folk Rosso. Il proprietario voleva rimborsagli il biglietto e mandarlo a casa. Mi imposi: “Ho lasciato la mia famiglia dicendo che sarei andato a lavorare”. Mi esibii per lui che tornò a sera dopo con 22 persone”. Quello spettatore aveva già capito che pochi anni dopo sarebbe diventato una leggenda.

Renato Zero : perché usava le maschere e il momento shock vissuto quando era bambino

Renato Zero rivela il suo vissuto personale, l’infanzia vissuta in via Ripetta a Roma in un casa d’altri tempi: “In casa tre zii scapoli, mia nonna Renata, le mie tre sorelle, mio padre, mia madre, io, il nostro pastore tedesco femmina che mi portava a spasso”. Ricorda con affetto quegli anni: “Respiravamo Roma nella sua entità più profonda”. Ma la vera Roma l’ha conosciuta subito dopo. Erano gli anni della ricostruzione edilizia e i costruttori convinsero le famiglie a trasferirsi con la promessa di condizioni migliori: “Non avevamo il bagno in casa ma sul ballatoio – racconta Zero” quindi gli dissero: “Se andate in periferia c’avete pure il servizio dentro casa“. Una promessa che col senno di poi sembra una beffa: “Appena ci siamo mossi hanno ristrutturato gli appartamenti del centro mettendoci otto bagni… a noi ne sarebbe bastato uno”. Eppure ha portato a qualcosa di positivo nella vita del cantante: “Abbiamo lasciato una matrigna e abbiamo trovato una madre, la borgata“. La giornalista del Corriere della sera chiede a Zero di parla de di due album fondamentali. Il primo, uscito nel 1973 si intitola “No! Mama, no!”, un disco in cui – sottolinea la giornalista Sandra Cesarale, il cantante si scagliava contro conformismo e aborto. “Quel disco annunciava che sarei stato uno dalle mille facce – spiega Renato Zero, che coglie l’occasione per far capire il ruolo che trucchi, lustrini e maschere hanno sempre avuto nelle sue performance: “La maschera era un elemento di greci e latini, la preferivano alla diplomazia, al falso istituzionale, perché dava vita a un gioco in cui si può mettere alla prova l’intuito”. Anni dopo, usciva “Qualcuno mi renda l’anima“. A proposito di questo disco, il cantautore spiega: “La gente mi diceva: perché parli dei pedofili se non ci sono?”. A questo punto l’artista fa una rivelazione finora rimasta riservata e premette: “Spesso per scrivere le mie canzoni si accendono le foto della memoria”. Quindi il racconto di un episodio che lo ha profondamente segnato: “Un giorno mi trovavo a piazza Augusto Imperatore con la retina per le farfalle e il mio cane. Un signore con la patta sbottonata mi chiese: “perché non vieni qui a prendere le farfalline?” Immagini un bambino che assiste a una cosa del genere”. Quindi non ha dubbi: “Il Renato adulto porterebbe quel signore al commissariato“.

Ultimo Aggiornamento: 30/06/2022 10:47