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Morto Pietro Citati: addio allo scrittore e biografo. Diceva: “Leggere Guerra e Pace mi commuove”

Pubblicato: 29/07/2022 11:01

Pietro Citati era nato a Firenze nel 1930 ma aveva uno spirito trasversale, forse dovuto alle origini, nobili, della sua famiglia siciliana. A due anni è già a Torino, dove trascorre i primi anni della vita fino ai primi studi al liceo. Da lì in poi la sua vita diventa poetica, fino alla morte, avvenuta in Toscana all’età di 92 anni.

Pietro Citati: chi era lo scrittore amico di Gadda, Calvino e Pasolini che cambiò il genere biografico

Nel pieno della Seconda guerra mondiale si era trasferito in Liguria con la famiglia e per due anni non va a scuola a causa dei blocchi dovuti alla guerra “la strada era continuamente mitragliata” – dirà. Dieci anni dopo, gli studi lo avevano riportato in Toscana, a Pisa, dove Pietro Citati si è laureato in Lettere moderne alla Scuola Normale Superiore. Da lì in poi è iniziata la sua carriera di critico letterario e scrittore, inizialmente grazie alla collaborazione con riviste come Il Punto, L’approdo e Paragone. Sono anni cruciali e vivi per la letteratura italiana, si respira un’aria di crescita e la letteratura è vista come un bene necessario. Proprio durante le prime collaborazioni conosce Pierpaolo Pasolini, poi fa strada e inizia a scrivere per giornali come Il Giorno, il Corriere della sera, La Repubblica. Per scrivere lì lascia un posto da insegnante a 29 anni: “a scuola si guadagnava poco, non fu una scelta coraggiosa” dirà a Marzullo. Il suo contributo più prezioso però viene dall’innovazione che Citati ha saputo dare al genere biografico. Saggista e intellettuale, Pietro Citati è tra i primi a romanzare le biografie e a confrontarsi con quelle dei più grandi scrittori del mondo, da Wolfang Goethe a Marcel Proust passando per Alessandro Manzoni e Giacomo Leopardi. Proprio grazie a una delle sue biografie, quella scritta per Lev Tolstoj, ottiene nel 1984 il premio strega.

Addio a Pietro Citati, il saluto del mondo della cultura

Che cos’è il sogno?” gli aveva chiesto Luigi Marzullo “Credo sia sia un bisogno sia un’evasione contemporaneamente. Rivela quanto noi non sappiamo di sapere, il cosiddetto inconscio, il problema è come interpretarlo”. La vita però non è un sogno aveva incalzato Marzullo: “Negli ultimi tempi tra le poche persone che avevano raggiunto la gloria c’erano Carlo Emilio Gadda, Italo Calvino e Samuel Beckett“. Che si prova?, gli domandava Marzullo: “Si prova dolore, solitudine. I miei amici erano tutti più vecchi di me: Gadda molto più vecchio di me, poteva essere mio padre. Calvino sei o sette anni più vecchio di me, Pasolini anche. Ne ho qualcuno più giovane”. Alla domanda se avesse paura della morte, lo scrittore aveva risposto: “No, non ci penso mai e non ne ho nessuna paura. Spero di morire nel sonno, penso come molti, perché credo sia come scivolare nel sonno. Ho vissuto abbastanza, anche se muoio domattina non perdo granché”. La famiglia per lui era un valore, sebbene “Non facevo mai nulla per gli esami, la cosa bella della Normale era che ognuno aveva una tesina da consegnare e discutere”. Proprio la normale ha voluto dedicargli un tweet con una foto di lui da giovane e una frase: “Alla Scuola Normale regnava allora una meravigliosa indisciplina, come nelle università medioevali. Meravigliosa perché creativa. Assetata di nuovi libri. Traboccante di interessi per tutto e tutti. Coltivata poi per tutta la vita”. Rai Cultura ha voluto omaggiare lo scrittore programmando uno speciale di “Scrittori per un anno” che andrà in onda questo pomeriggio alle 18.15 su Rai 5.

Ultimo Aggiornamento: 29/07/2022 11:13