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“Mio figlio ucciso e quei 183 euro per pulire il sangue”

Pubblicato: 10/09/2023 14:34

La morte di Davide Pavan, 17 anni, travolto da un’auto guidata da un poliziotto in stato di ebbrezza l’8 maggio del 2022 , ha scosso l’anima della città di Treviso. Una tragedia devastante, resa ancora più dolorosa da una burocrazia insensibile e spietata. Come ucciderlo due volte.

«All’inizio pensavamo a un errore. Oppure a un brutto scherzo…», sono le parole di Barbara Vedelago, madre del giovane. Eppure, non era un errore, ma una realtà crudele: una fattura di 183 euro per la bonifica della “scena del crimine”. Una cifra che i genitori del ragazzo sono stati costretti a pagare, rendendo ancora più palpabile il vuoto lasciato dalla morte improvvisa di Davide.

Samuel Seno

Samuel Seno, 31 anni, l’agente responsabile, ha patteggiato una pena di 3 anni e 6 mesi, con la prospettiva di evitare il licenziamento, grazie a attenuanti e possibili misure sostitutive del carcere. Un verdetto che ha aperto nuove ferite nel cuore della famiglia Pavan.

Nel mezzo del dolore, emergono anche altri episodi burocratici insensibili: una raccomandata per ritirare il rottame dello scooter, minacciando penali in caso di ritardo. Un’amara beffa per una famiglia già distrutta.

Davide Pavan mamma paga pulire sangue

Ma non solo la burocrazia ha mostrato il suo lato peggiore. Il sistema giuridico ha negato alla giovane fidanzata di Davide la possibilità di costituirsi parte civile, semplicemente perché la loro relazione non era legalmente riconosciuta.

Il dolore di una madre, confrontata con l’assassino di suo figlio, è incommensurabile. Barbara ha cercato risposte, cercato di comprendere, cercato un barlume di sollievo. Eppure, come ha dichiarato, “nessun genitore può fare pace con un destino che gli ha strappato un figlio”.

La strada verso il perdono è lunga e tortuosa, ma forse un giorno, quando Seno comprenderà appieno la profondità della sua azione, troverà il coraggio di chiedere e ottenere il perdono.

La tragedia di Treviso mette in luce le carenze del nostro sistema, dove il dolore viene spesso ignorato o trattato come un mero dettaglio burocratico. È un monito per tutti noi a mostrare più empatia, comprensione e supporto a chi attraversa momenti di dolore incommensurabile