La notizia è di quelle sconvolgenti, sebbene in questi tre anni e mezzo di tesi del complotto siano venute fuori a gogo. Stavolta, però, a rilanciarla sono i più autorevoli giornali a stelle e strisce. Primo fra tutti il NY Post, secondo cui la Central Intelligence Agency si sarebbe offerta di pagare alcuni analisti per insabbiare le loro scoperte, ovvero che il Covid-19 era molto probabilmente fuoriuscito dal famoso laboratorio di Wuhan, in Cina. Un’ipotesi su cui sin dall’inizio si ebbero forti sospetti, sempre respinti con sdegno dal governo cinese. Adesso, tuttavia, spunterebbero prove inoppugnabili che davvero il Covid sia frutto di un errore umano.
Covid, la lettera inviata al direttore della Cia
E le prove sono lì, nero su bianco. Secondo una lettera inviata martedì scorso al direttore della Cia William Burns, riporta La Stampa, un funzionario di alto livello della Cia ha riferito ai leader della commissione che la sua agenzia avrebbe tentato di pagare ben sei analisti per affermare il falso e quindi scagionare la Cina da ogni responsabilità.
E sono affiorati pure dettagli sulle condizioni del pagamento che sarebbe avvenuto soltanto se avessero cambiato radicalmente la loro posizione e avessero cioè affermato che il virus era passato dagli animali all’uomo – il famoso «spillover» e non fuoriuscito da un laboratorio.
A denunciare la vicenda è stato un «whistleblower», vale a dire un funzionario protetto da anonimato.

“Il Covid generato in laboratorio”
Il fantasma che il Covid possa essere stato generato in laboratorio era stato anche rilanciato alcuni mesi fa dall’Fbi che da tempo ha valutato che la pandemia sia scoppiata per un incidente di laboratorio a Wuhan. A spiegarlo fu lo stesso Christopher Wray, direttore del Federal Bureau of Investigation, già molti mesi fa spiegando nel loro rapporto che il «potenziale incidente» era la spiegazione più naturale all’origine della pandemia.
E anche il Wall Street Journal aveva pubblicato un dossier del Dipartimento per l’Energia di Washington che sposava l’accusa contro il laboratorio di Wuhan.
Covid, remota l’ipotesi dell’evento casuale
Fra l’altro, spiega sempre La Stampa, nel gene che produce la proteina Spike (il trampolino che il virus utilizza per agganciare la cellula da infettare) appare inserita una sequenza di 19 lettere appartenente ad un gene umano e assente invece negli altri genomi dei virus umani, animali, batterici, vegetali, sinora sequenziati.
La probabilità dunque che si tratti di un evento casuale è pari a circa una su un trilione. Piuttosto poco. E questa sequenza risulta essenziale perché consente al virus di fondersi con le cellule umane e quindi di farle ammalarle.