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Dura ammissione del Ministero della Difesa: “7 documenti su Ustica non ancora declassati”

Pubblicato: 15/09/2023 17:01

A 43 anni di distanza dalla Strage di Ustica, sembra che il mistero sulla caduta del Dc9 dell’Itavia, si infittisca ogni giorno di più. In una recente intervista a Repubblica, il maresciallo Giuseppe Dioguardi aveva dichiarato: “Il 17 giugno 1986 il capo di gabinetto della Difesa mi chiese di prendere una cartellina di pelle dal suo ufficio a palazzo Baracchini e di portarla con urgenza a Pian dei Giullari perché Spadolini doveva leggerla, controfirmarla e inoltrarla a Craxi. Fui scortato da due carabinieri. Spadolini mi accolse in vestaglia rossa. Aprì la cartella, lesse e si arrabbiò…Mi disse: ‘ricordati, caro Giuseppe, non c’è niente di più schifoso di quando i generali vogliono fare i politici’. Ripeteva: ‘Guarda, guarda le puttanate che hanno scritto!’ Poi fece una telefonata a Craxi alla fine della quale, senza convinzione, controfirmò le otto pagine del Sismi”. Ricordi indelebili nella mente del maresciallo che, nonostante i tanti anni trascorsi, ha snocciolato vere e proprie chicche che non erano state ancora rese note al grande pubblico.

La stessa cosa è accaduta circa due settimane fa quando Giuliano Amato, come un fiume in piena aveva dichiarato: “Perché continuare a nascondere la verità? È arrivato il momento di gettare luce su un terribile segreto di Stato. Potrebbe farlo il presidente Macron, anche anagraficamente molto lontano da quella tragedia. E potrebbe farlo la Nato, che in tutti questi anni ha tenacemente occultato ciò che accadde nei cieli italiani”.

Accuse pesantissime che hanno gettato la Procura di Roma nel caos, assopita ormai dalla tesi resa nota nel 2013 dalla Corte di Cassazione che si era espressa dichiarando che la tesi del missile era “abbondantemente e congruamente motivata”.

Ad oggi, tutti i documenti del Ministero della Difesa sulla strage di Ustica sono stati declassificati e versati all’Archivio di Stato, ad eccezione di 18. Il ministero ammette così l’esistenza di documenti non ancora noti al pubblico, sulla caduta del Dc9 il 27 giugno del 1980. Ammissione che arriva per l’appunto dopo le pesanti accuse di Amato e Dioguardi.

Così in una nota della Difesa si evince che: “Tutti i documenti, di qualsiasi argomento, inerenti la strage di Ustica, in ottemperanza alla direttiva del 22 aprile 2014, nota come “Direttiva per la declassifica e per il versamento straordinario di documenti all’Archivio centrale dello Stato” (cd. “direttiva Renzi”) sono stati declassificati e versati presso l’Archivio centrale dello Stato”.

A seguito della direttiva, “è stata condotta, nel 2014, una ricognizione degli archivi della Segreteria speciale del Gabinetto del ministero della Difesa, dove sono stati rinvenuti 1.967 atti riferiti alla vicenda di Ustica. Documenti che sono stati tutti già versati, nel periodo 2015-2016, a eccezione di soli 18 documenti”: cioè gli 11 consegnati alla procura di Roma più i 7 in attesa di nulla osta dagli enti originatori.

Nel frattempo si è espressa anche Daria Bonfietti, presidente dell’associazione delle vittime di Ustica che ha dichiarato: “I sette documenti che non sono stati declassificati? Ne parlerò direttamente con Giorgia Meloni”. Già da due settimane, dopo le parole di Amato, si era detta soddisfatta di questo piccolo passo in avanti, in una battaglia che la donna conduce da quel maledetto giorno del 1980, giorno in cui perse suo fratello Alberto.


Ultimo Aggiornamento: 16/09/2023 13:03